altri mondi

Lungo le due rive del fiume gelato si stendeva la cupa e tetra foresta di abeti, dai quali il vento aveva appena spazzato il manto di brina. Nella luce crepuscolare quegli alberi neri e sinistri sembravano inclinarsi l'uno verso l'altro. Un silenzio minaccioso incombeva sul paesaggio, privo di qualsiasi segno di vita o di movimento e talmente desolato e freddo da non poter ispirare che un solo sentimento: quello della pił triste malinconia. E nello stesso tempo pareva che da quel paesaggio trapelasse una specie di riso, un riso ben pił spaventoso di qualsiasi malinconia o tristezza, un riso tragico, come quello di una sfinge, un riso agghiacciante piu' della brina e che rammentava l'incombere minaccioso dell'ineluttabile. Era la saggezza potente e impenetrabile dell'eternita' che irrideva alla vita, alla sua futilita' e agli sforzi degli uomini. Era il wild, il selvaggio wild delle spietatamente gelide terre del nord. Eppure la vita ardita esisteva anche li' un po' piu' lontano, in quel paesaggio sconfinato.

(da Zanna Bianca / Jack London. ;  traduzione integrale dall'inglese di Dora Mangold Favilli .-  10 ed. - Milano :  U. Mursia., 1969. - (Collana Corticelli; 21. p. 9)

Prefazione e avvertenza

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