Le donne del cinema muto

Perchè scegliere come titolo donne del cinema muto e non donne nel cinema muto? Il ruolo che le donne ricoprono durante i primi 25 anni della storia del cinema non è quello di figure gregarie di registi, sceneggiatori, attori, ma di protagoniste autentiche della nuova arte. Questa presenza fondalmentale nel cinema sarà interrotta con la fine della Grande Guerra e con la repressione anticomunista degli anni venti, così come, sul piano del conflitto sociale, usciranno sconfitte dai medesimi accadimenti soprattutto le ragazze di fabbrica dell'inizio del secolo.
La presenza delle donne si dipana sia sul piano dei ruoli operativi sia su quello dei modelli rappresentativi. Le donne sono attive nei ruoli di comando creativo e tecnico del set, abbracciando attività quali regia, produzione, sceneggiatura, montaggio, fotografia, critica; sono, inoltre, portatrici sul piano della recitazione di nuovi tipi femminili: si pensi alla donna-ragazza, alla flapper e alla donna criminale, anticipatrice della dark lady. 
Le protagoniste di questa età d'oro, il cui contributo artistico non è stato ancora pienamente riconosciuto, sono spesso sia attrici, sia registe sceneggiatrice produttrici.

Alice Guy è la prima donna regista nella storia del cinema ed è la prima donna che fondò e gestì il suo film studio, il Solax a Cleveland. Alice Guy rappresenta un caso unico: ha favorito un processo di trasformazione della tecnica cinematografica verso nuove forme di narrazione. Nel periodo che va dal 1896 al 1920, il medesimo periodo di attività dei fratellli Lumière, prima in Francia e poi negli Stati Uniti, scrisse e diresse più di 1000 film innovando spesso tecniche e linguaggio. Produsse cortometraggi di pochi minuti oppure film più articolati, alcune volte colorati a mano, e più di 100 film accompagnati da musica (1902-1906), venti anni prima che il suono rivoluzionasse il mondo del cinema. Questo grazie ad un'invenzione di Léon Gaumont , il chronophone. Come sceneggiatrice e regista, lavorò ad una considerevole varietà di generi tra cui commedie, western, drammi, storie di detective, epica biblica, così come film basati sui classici della letteratura e sulla produzione teatrale. Diede un'immagine alla casa di produzione Gaumont, inaugurando uno stile Gaumont: scelta di location reali e di sceneggiature di commedie e drammi.
Il suo primo film La Fée aux choux (1896), racconta la vicenda di una fata che raccoglie dei neonati da un campo di cavoli. La Guy ha assimilato la lezione dei fratelli Lumière: la macchina da presa è fissa sulla protagonista e non c'è nessuna ricerca del primo piano: prevale la scelta della figura intera. Nella scelta del tema, già si allontana dalle scelte dei suoi maestri: la pellicola è incline alla narrazione di storie e non al racconto del quotidiano, prima che Méliès realizzasse i suoi film extraordinaires
Prima di Chaplin e di Keaton, diresse esilaranti scenette quali Le Matelas alcoolique ou Le Matelas épileptique (1906), in cui un ubriaco è per sbaglio "cucito" dentro un materasso;  prima di D.W. Griffith utilizza, come scelta narrativa, il primo piano. In Madame a des envies (1906)  il primo piano è riservato esclusivamente alla protagonista, una signora gravida che, al termine della gravidanza, ruba cercando di soddisfare le voglie tipiche del periodo della gestazione: la pellicola si conclude con il parto (!) in un campo di cavoli (ritorna la narrazione della prima pellicola della Guy). La vie de Christ (1907) ripercorre la vita di Gesù, dalla natività a Betlemme alla resurrezione a Gerusalemme; la Guy costruisce un grande affresco evangelico, organizzato in una serie di scene successive introdotte da tre angeli che sostengono un pannello con il titolo dell'episodio narrato. La ricchezza delle scene e dei costumi, il notevole numero di comparse, la rinuncia al primo piano, sono ispirati alle illustrazioni acquarellate della Bibbia di James Tissot che tanto la impressionarono quando furono esposte nel 1900 alla Exposition Universelle di Parigi.
Negli Stati Uniti diresse il capolavoro del suo studio cinematografico (il Solax): Dick Whittington and His Cat, la cui trama è tratta da un racconto della tradizione folclorica inglese. Siamo nel 1913 e,  per esigenze di copione,  la Guy fa esplodere una nave a largo delle coste di Jersey, piuttosto che ricostruire la scena utilizzando un modello in scala. Dick Whittington and His Cat è un film storico in senso anti griffithiano: creazione di effetti il più possibile naturali, piuttosto che utilizzo di effetti speciali e spettacolari. Sempre negli Stati Uniti approfondisce il profilo emotivo dei suoi personaggi femminili: è il caso dell'eroina de The Ocean Waif , che scappa dal padre violento e, nonostante gli ostacoli, trova la felicità con un giovane e ricco romanziere.
Alice Guy rappresenta un'autentica pioniera nel cinema di narrazione.

Elvira Notari rappresenta, in Italia, quello che la Guy è stata in Francia e negli Stati Uniti: la prima donna regista italiana, anticipatrice per il nostro cinema, nelle sceneggiature e nei soggetti, del neorealismo. Le ambientazioni dei film della Notari, che hanno come sfondo Napoli (grazie al grande fermento culturale che a quel tempo viveva la città), svolgono una funzione stilistico narrativa che conquistò il pubblico meridionale e quello degli emigranti di oltre oceano. Così come, nel teatro nascevano le scene in musica (sceneggiate), basate su una recitazione composta di un particolare insieme di forme artistiche derivanti da generi di espressione tradizionale ed inframmezzate da canzoni in dialetto napoletano, così nel cinema la Notari intuisce le potenzialità di questa forma di rappresentazione artistica e la trasferisce nel cinema. Le ambientazioni, tipiche dell'Italia meridionale, la scelta dei tipi rappresentativi, anch'essi di estrazione meridionale, sono rese attraverso scelte stilistiche (quali il primo piano, la dissolvenza i tagli irregolari delle inquadrature) che integrano nella nuova arte convenzioni, motivi ed elementi espressivi della sceneggiata tradizionale, in modo da tradurli ed adattarli al film. Ruolo fondamentale è svolto dal montaggio, inteso dalla Notari come cucito, a cui il regista deve deve sottoporre l'opera per creare l'impianto narrativo a cui infuse un'impronta femminile.
La Dora film, la casa cinematografica creata da Elvira e Nicola Notari, è una casa di produzione popolare a conduzione familiare che fa un cinema di strada. Se il marito si occuperà della parte tecnica, per se stessa riserverà il ruolo di sceneggiatrice e regista. Coinvolgerà la sua famiglia nella recitazione (il piccolo Gennariello sarà un dei personaggi centrali delle sue sceneggiature); adatterà al cinema racconti e romanzi della tradizione meridionalistica; sceglie giovani attori che in seguito diventeranno caratteristi di talento come Tina Pica e Carlo Pisacane (più noto come Capannelle, improbabile palo della banda de I soliti ignoti di Mario Monicelli) e attori non professionisti presi dalla strada, proprio come, dopo la seconda guerra mondiale, farà il neorealismo. Regista severissima e pignola, chiede ai suoi attori una recitazione senza eccessi, allontanandosi dai gusti dell'epoca. Il suo cinema, dunque, trasferice il melodramma partenopeo in una cupa dimensione popolare e urbana e i film della Dora Film creeranno l'immaginario nostos per gli emigrati italiani in America.
Negli anni '20 inizia il declino del cinema della Notari: l'avvento del sonoro prima (che influenzerà i gusti del pubblico), l'ascesa del fascismo poi (che stroncherà con la censura l'immagine che la Notari restituisce di Napoli), determinano la crisi del suo cinema. Questo è quello che dice Alessandro Blasetti:   "S embra impossibile! Che proprio non si possa trattare argomenti popolari senza far vibrare il raggio obliquo della malavita. Scrive Emilio Pastore sulla Rivista torinese “La vita cinematografica".
Seriamente non vi sembra, cari signori cinemato-folkloristici italiani, che sarebbe ora di finirla di mostrare all’Italia e al mondo Napoli, regina del mare, incoronata dal fuoco, ammantata di sole, adagiata sulla spuma delle onde, Napoli di cui ogni italiano è fiero, di mostrarla, come la patria degli straccioni, dei sudicioni, dei morti di fame! Smettetela, signori miei, e se non avete niente altro da fare, andate a suonare l’organetto per strada!”
[Cercare qualche film della Notari]


Lea Giunchi (attrice)
Grace Cunard (attrice, sceneggiatrice, regista insieme a Francis Ford, fratello di John)
Maria Bermudes (attrice, sceneggiatrice, regista)
Edna Payne (attrice)
Mabel Ethelreid Normand (attrice, sceneggiatrice, regista)
Lois Weber (attrice, sceneggiatrice, regista)
Ida May Park (sceneggiatrice, regista)
Ruth Ann Baldwin (sceneggiatrice, regista relaizzò nel 1917 un film western)
Elizabeth Pickett (regista a cui John Ford deve tutti i trucchi del mestiere)
Marguerite Bertsch (sceneggiatrice, regista)
Nell Shipman (attrice, sceneggiatrice, produttrice, regista)
Mary Pickford rappresenta il primo mito americano del cinema, la fidanzata d'America. I ruoli che la resero famosa e amata dal pubblico furono quelli della "little girl", come quello interpretato in The poor rich girl. La pellicola, girata nel 1917 Maurice Tourneur, fu prodotta dalla Artcraft Production e distribuita dalla Paramount Pictures, adattando per il cinema una sceneggiatura che Eleonor Gates aveva scritto per il teatro. Il film narra la storia di una ricca ragazzina (Gwendolyn)  ignorata da genitori troppo impegnati (ai quali ripete più volte:"I'm so lonely!") e circondata da domestici e insegnanti privati dai modi piuttosto spicci. Solo quando, per un equivoco, Gwendolyn assumerà un veleno al posto della medicina e rischierà la morte, i genitori si renderanno conto degli errori commessi nei suoi confronti. Nel film, il tipo della ragazzina tutta boccoli e trine è solo l'involucro di un modello femminile molto più complesso, lontano sia dalla fanciulla aristocratica sia da quella borghese, un tipo femminile curioso della vita e alla ricerca di nuovi amici. Per esempio, quando, per punizione, sarà costretta ad indossare abiti maschili (giubbino e pantaloni corti), l'umiliazione subita sarà presto dimenticata: guardandosi allo specchio, Gwendolyn si compiace di quel nuovo abbigliamento che le permetterà di incontrare nuovi compagni di gioco (dei ragazzini che si sono introdotti nel suo giardino) ai quali dirà: "My name in Gwendolyn ... and I'm a boy!".
La complessità del tipo femminile proposto dalla Pickford non le impedirà di restituire al pubblico l'immagine di una donna sofisticata, scegliendo in tal senso di non accontentare il suo pubblico (che poco apprezzò questo suo nuovo ruolo). Non a caso ottenne il pr
emio Oscar nel 1929 per Coquette, la cui sceneggiatura era stata resa popolare sul palcoscenico da Helen Hayes. Coquette è la storia di una civettuola ragazza del Sud degli Stati Uniti, che decide di restare a fianco del padre dopo che questi ha ucciso l'uomo che amava. Nella pellicola Mary Pickford ritrae per la prima volta il tipo della "maschietta": abiti secondo la moda dell'epoca, capelli corti, trucco delineano la  nuova femminilità che si stava imponendo.
Un'altro aspetto importante per comprendere il valore dell'attrice, consiste nel distinguere il suo ruolo sul palcoscenico da quello fuori dal palcoscenico. Se nei suoi film offre un'immagine femminile rassicurante, come produttrice e personaggio pubblico ha svolto il ruolo di donna di successo, un esempio di Nuova Donna in grado di influenzare la storia del cinema.
La Pickford riesce a declinare la nascita dell'industria cinematografica nelle sue diverse forme: la recitazione, la produzione, la distribuzione. La
sua formazione teatrale le permise di comprendere quale sarebbe stato il futuro del cinema, ossia capì che il cinema era altro dal teatro e che aveva bisogno di talenti che producessero per il cinema stesso. Sul piano della recitazione introdusse forme e tecniche che rinunciavano a quelle espressioni enfatiche che tanto erano di moda all'epoca (una povera ragazza ricca, madama butterfly, …) . Ma la maggiore e più incisiva influenza della Pickford (al di là della sua carriera d'attrice) fu quella di sostenere la riorganizzazione dell'industria cinematografica. Quando iniziò a recitare nel cinema, Hollywood credeva che il futuro dell'industria cinematografica sarebbe stato quello di riprodurre gli spettacoli di Broadway per un pubblico di massa. La Pickford, che iniziò a recitare a Hollywood grazie a due titoli di Broadway, ma con un seguito assai maggiore di fans, divenne l'attrice più popolare al mondo nel giro di pochi mesi. A seguito della sua popolarità, Hollywood ripensò la sua idea di cinema inteso come “teatro riprodotto”, e scelse attori e sceneggiature che erano stati realizzati unicamente per la pellicola, non per le rappresentazioni sul palcoscenico.



   
 

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