Per una critica cinematografica: manifesti e riviste

Il processo che conduce il cinema a diventare autonoma forma espressiva, ossia a uscire dalla sua prima fase di mestiere diventando autentico linguaggio artistico, si inscrive nel medesimo terreno delle altre arti, ossia in netta separazione tra l'attività intellettuale e l'attività manuale[]. La tradizione teoretica e epistemologica del pensiero occidentale aveva liberato le arti minori (pittura e scultura) dalla loro dimensione artigianale e aveva ricondotte nell'alveo delle arti maggiori (musica e poesia). Pittura e scultura avevano avviato questo percorso nel 16. secolo e al termine del 18. secolo tale evoluzione era stata conclusa [cfr. Boileau]. Il cinema, invece, compie in in tempi più brevi la sua evoluzione. I primi anni del '900, quelli che per il cinema rappresentano il momento di profondo cambiamento, sono gli anni dell'esaltazione del movimento e della velocità. E' degli inizi del 20. secolo il manifesto futurista. Scritto da F.T. Marinetti e pubblicato prima sul Giornale dell'Emilia di Bologna il 5 febbraio 1909 e successivamente con il titolo Manifesto iniziale del Futurismo a Parigi su Le Figaro il 20 febbraio del 1909, invoca, attraverso un linguaggio volutamente provocatorio ed aggressivo, un radicale cambiamento delle attività artistiche in relazione al dinamismo imposto dalla macchina: quando Marinetti afferma che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova; la bellezza della velocità connota di un valore espressivo ed emozionale la percezione che l'artista futurista ha della realtà:

  • Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità.
  • Il coraggio, l'audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.

    La consapevolezza acquisita dagli artisti futuristi nei confronti del movimento come nuova componente della realtà (dalla quale non è più possibile prescindere nel momento in cui vogliamo essere artisti moderni) non poteva non essere stata influenzata dalle prime esperienze effettuate con la macchina da presa. Il loro merito risiede nel fatto di essere stati i primi a tradurre in teoria una dimensione del reale difficilmente analizzabile da un punto di vista descrittivo e di averne invocato una forma.
    E' sempre futurista questa dichiarazione:Le cose in movimento si moltiplicano, si deformano, susseguendosi come vibrazioni, nello spazio che percorrono. In occasione della prima mostra parigina del gruppo futurista nel 1912 (a cui parteciparono Boccioni, Carrà, Russolo, Balla e Severini) si afferma che la simultaneità degli stati d'animo vuol dire simultaneità dell'ambiente e, per conseguenza, dislocazione e scomposizione degli oggetti.  Se gli stessi futuristi avranno consapevolezza delle potenzialità rappresentata dal cinema, realizzando essi stessi pellicole dal gusto predadaista e presurrealista (cfr. Perfido incanto del 1916), queste dichiarazioni non potevano non suscitare l'interesse dei primi cineasti e formare intorno ad esse primi critici cinematografici.  

     [Agli inizi del novecento, l'esa e ltazione dei primi cineasti per essere stati in grado di catturare e riprodurre sulla pellicola il movimento, la meraviglia del pubblico nel vederlo riprodotto sullo schermo, il gusto futurista dell'epoca per il movimento e la velicità spinsero alla pubblicazione manifesti e riviste sul cinema: il cinema riflette su di sè e si riconosce come specchio della realtà]

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