Degli appunti in forma strutturata non
meritano un introduzione e infatti non l'avranno. Si tratta di un
lavoro, che qui brevissimamente presento, non scientifico e sarebbe
stato impossibile produrlo poiché mi avrebbe richiesto una ricerca
documentaria immensa, unita a trasferimenti, sopralluoghi e prese
dirette in visione, insomma un tempo pieno lavorativo e un pieno e
completo impegno intellettuale che il mio lavoro quotidiano non
permette.
Inoltre, quest'opera non contiene, nel suo svolgersi, riferimenti
bibliografici precisi e puntualizzati mentre quelli documentari sono
necessariamente indiretti; questi appunti nascono, esclusivamente, da
riferimenti bibliografici generali, dalla maturazione e rilettura di
alcune opere di storia bizantina.
Per la forma e per la struttura narrativa che ho consegnato a questo
lavoro, invece, ho avuto in animo un' opera a carattere scientifico che
ha tra i suoi scopi la riproduzione precisa di una lunghissima epoca,
epoca lunga un millennio, che va dall'assunzione all'impero d'oriente di
Marciano, nel 450, e finisce nel 1453, anno della caduta di
Costantinopoli.
Proprio per ribadire questa scientificità e raggiungere un
certo distacco nella narrazione abbandonerò la prima persona singolare
per assumere la prima persona plurale: il protagonista di questo lavoro,
insomma, parlerà il noi, parlerà di un team, di una squadra
ideale che sono le sue letture e i riferimenti bibliografici elencati in
bibliografia.
Quel che a me interessa è che questo lavoro possa tradursi in un viaggio
guidato, e per me lo è stato, verso un'epoca poco conosciuta e verso una
situazione politica censurata e solitamente snobbata.
La snobismo della storiografia occidentale
verso l'esperienza politica dell'impero bizantino ha ben poche
giustificazioni, anzi non ne ha nessuna. Per di più è forte
l'impressione che si sia ultimamente fatto ammenda di questo
atteggiamento senza in definitiva correggerlo.
Nella basileia per mille anni si rinnova e rigenera
continuamente, di generazione in generazione, il pensiero giuridico
romano, l'organizzazione fiscale dell'impero e non in ultimo la sua
struttura militare, pur tra deragliamenti e notevoli aggiustamenti.
Cosa c'è di affascinante in tutto questo? Nulla, probabilmente, escluso
il fatto che nel cuore delle strettezze giuridiche dell'alto medioevo
dell'occidente, una idea - forza tipicamente occidentale, l'idea di uno
stato di diritto pubblico proseguiva tra il Bosforo e il Mar di Marmara
e il fatto che, senza dovere passare attraverso le angustie del medioevo
occidentale, attraverso quel limbo e purgatorio, Bisanzio fu uno
stato moderno e cioè uno stato assoluto di diritto pubblico
soprattutto nel senso di equamente distribuito.
La spinta propulsiva dell'impero bizantino, mai riconosciuta dai teorici
della storia ma da molti teorici della giurisprudenza, finì solo con
l'affermazione dello stato assoluto europeo e cioè nel XV secolo.
Riteniamo questo un notevole lascito, un lascito commovente giacché
millenario.
Un ultimo aspetto mi preme sottolineare, come già scritto
nella premessa della storia romana pubblicata su questo sito, cioè
che gran parte di questi 'appunti in forma strutturata' è prodotto di
una volontà di analizzare il presente attraverso il passato, che è,
comunque, cosa ben diversa dal 'modernizzarlo', ovverosia dal dargli
forme moderne.
Negli appunti di storia romana mi interessavano maggiormente i caratteri
'minori' storiograficamente della storia dell'impero, segnatamente il
tardo – antico e basso impero, cioè il III, IV e V secolo, molto più che
il periodo alto - imperiale. Questi elementi minori li ho trovati in
netta contraddizione con
gli esiti 'naturali' verso la società medioevale e, infine, in
rapporti di produzione feudali solitamente assunti e descritti secondo
un'indagine e analisi macroscopica e un disegno deterministico e
meccanicismo ancor oggi in voga. La società tardo – antica si presenta,
invece, come una società di massa o, meglio, massificata, secondo le
inclinazioni culturali dell'epoca e secondo le capacità tecnico –
produttive di quella e anche come una società 'aperta' a nuovi
contributi e a nuove sperimentazioni in campo politico, istituzionale e
sociale.
L'assunzione del monoteismo, prima solariano e poi cristiano, la
diffusione di un'ideologia etica uniforme non sono solo tutto il
contrario del futuro e rinnovato particolarismo feudale, ma anche la
prefigurazione di una forma – stato totalizzante alla quale corrisponde
una società omogenea, per quanto era possibile in una società nella
quale i rapporti di produzione non erano egemonizzati da una particolare
forma di appropriazione della ricchezza.
L'anticipazione del tardo – antico viaggia anche verso lo stato assoluto
della modernità e prefigura, in maniera molto indiretta, una forma
istituzionale centralizzata ma capace di fare presa sul territorio e i
soggetti che lo abitano. In occidente questa, per me, innegabile
'modernità' si interruppe, in maniera quasi brusca, tra la fine del IV e
gli inizi del V secolo, mentre in oriente perdurò lungo tutto il periodo
medioevale nella forma dell'impero bizantino.
L'impero bizantino fu, quindi, la realizzazione di questa possibilità
nella storia e l'impero bizantino è, nella sua stessa esistenza, critica
al determinismo storico; non è affatto un caso che per la storiografia
della modernità, alla fine, Bisanzio è un assurdo quasi inspiegabile, se
non attraverso il racconto e l'escamotage di una continua e
insensata decadenza.
Gli appunti in forma strutturata su Bisanzio sono stati, quindi, una
necessità analitica ineluttabile e non solo per una specie di rispetto
della cronologia, ma per il fatto che, avendo scritto di tardo – antico
e basso impero non come di un prologo al medioevo, ma come una
possibilità per una 'modernità anticipata', la storia bizantina
realizzava questa necessità analitica e questo mio 'manifesto
storiografico'.
Giorgio Cambri, in Genova, via oliveto 5/9
email: g.cambri@joantoedox.it