Il cinema è il risultato della modernità ed è il risultato della modernità sotto diversi profili.
Innanzitutto, il cinema è un fenomeno urbano:cresce e si sviluppa nelle città della fine dell'Ottocento e nasce in una città in particolare: Parigi, la capitale dell'arte dell'ottocento, la città dei passages e dei caleidoscopes. A Parigi, presso il grand café sul Boulevard des Capucines, i fratelli Lumière proiettano per la prima volta, nel 1896, la pellicola che impressionerà gli spettatori: l'arrivo di un treno, che sembra uscire dalla tela su cui è riprodotta l'immagine, per precipitare sulla platea terrorizzata. Non è, forse, un caso che questo spettacolo si svolga a Parigi: è in questa città che la poetica dello sguardo e dell' 'occhio ingenuo', iniziata a partire dai primi anni dell'ottocento con gli studi sul colore, non solo sia sfociata nella rivoluzione impressionista, ma anche nell'uso della fotografia. Gli studi effettuati dagli impressionisti sulla percezione visiva, lo sviluppo delle loro ricerche affrontate di pari passo ai fotografi (specie gli impressionisti della seconda generazione, quella di Edgar Degas) aprono a nuovi e spregiudicati modi di guardare il mondo: non più la successione dei piani della visione intesi in senso classico, come scansione modulare delle quinte del palco di un teatro o di un quadro, ma tagli improvvisi dell'immagine, prospettive insolite, gusto per il movimento della figura e per la figura in movimento.
La modernità del cinema (e dunque
la sua urbanità) è strettamente legata all'aspetto
tecnico: la scena è sì allestita, ma è riprodotta
su una pellicola, frutto dello sviluppo delle ricerche scientifiche del
diciannovesimo secolo.
La curiosità per gli studi sulla luce e
sull'ottica (che confluì sia nello sviluppo della fotografia,
sia in quello per gli spettacoli realizzati attraverso l'uso della
lanterna magica) portarono al moltiplicarsi di apparecchi destinati a
riprodurre l'immagine in movimento: se si esclude il fantascopio
(progettato da Robertson e già conosciuto nel '700), l'800
conosce il thaumatropio (1827), il fenachistoscopio (1833), il daedalum
(1834), il prassinoscopio (1877) e il teatro in movimento, autentico
anticipatore del cinema. E', però, solo fra il 1883 e il 1888
che si tentò di riprodurre l'immagine in movimento. In quel
periodo Marey realizzò il suo fucile fotografico: una serie di
cronofotografie fissavano le varie fasi di un movimento.
Muta la fruizione estetica: la pellicola cinematografica può essere riprodotta, ritrasmessa più volte, rimandando allo spettatore la medesima scena, ma producendo emozioni e suggestioni sempre diverse. Scompare, infatti, quel valore di autenticità e di un'unicità che caratterizza l'arte tradizionale a favore del suo valore di esponibilità. L'opera cinematografica è fatta di mediazione , differimento, scomposizione: le azioni che ci si presentano nella loro sequenzialità sono girate in momenti diversi, e ciò che vediamo è il risultato di una serie di scelte legate all’inquadratura e al montaggio, operazioni che determinano la perdita di unicità e sacralità del fenomeno artistico.
Il cinema è un fenomeno moderno anche dal punto di vista della partecipazione collettiva alla rappresentazione artistica. Nel passato erano esistite altre forme di partecipazione collettiva: la tragedia greca classica, le sacre rappresentazioni medievali, la commedia dell'arte. Il cinema, però, racchiudendo in sè urbanità e tecnologia, rappresenta il primo fenomeno di fruizione di massa dell'evento artistico. L'opera d'arte che si dispiega nella pellicola allontana lo spettatore dal naturalismo e dall'illusionismo teatrale: quella dello spettatore cinematografico non è una fruizione fatta di rapimento, ma una fruizione distratta in cui lo spettatore non si perde nell'opera, ma mantiene un atteggiamento nel quale piacere e giudizio critico coesistono.
La portata rivoluzionaria dell'evento cinematografico si manifesta anche nella scelta delle tematiche: accanto a temi di tipo storico e documentaristico, emergono nuove situazioni mai descritte prima di allora: il lavoro, inteso come spazio dello sfruttamento oppure controllo sociale da parte del potere; il mondo dei bambini, declinato come infanzia abbandonata oppure momento di liberazione, ... In questo scenario, il mondo del passato, con le sue armonie e il suo ordine, è sempre finzione, paradiso perduto, illusione; a volte, quando non è finzione, è propaganda.
Nascono, inoltre, nuove professioni: nasce la figura del produttore, del regista, dello sceneggiatore, mentre altre, quali il fotografo, vedono ampliate le loro attività e i loro orizzonti.
Nasce una nuova mitologia anche sotto il profilo dell'immaginario: il nuovo eroe rappresentato nella pellicola è il sottoproletario (il vagabondo), il proletario (l'operaio), l'impiegato, l'agente segreto... Sono, dunque, tipi assolutamente nuovi rispetto al mondo del passato, mondo che guardava a un modello aristocratico, cavalleresco, arcadico. Se cambia il tipo dell'eroe, si trasforma anche il modello femminile a cui il cinema dà nuova visibilità.
L'attore e l'attrice, che in passato ricoprivano un ruolo subalterno rispetto al drammaturgo o al commediografo, sono i nuovi dei, per i quali lo spettacolo continua anche al di là della pellicola, per i quali la vita privata è pubblica, per i quali il personaggio prende (alcune volte drammaticamente) il sopravvento sul soggetto reale.
Se, dunque,il cinema plasma un nuovo modo di percezione dell'evento artistico ed un nuovo immaginario collettivo, questo è possibile perché il cinema non si esaurisce in tecnica e tecnologia, ma è testualità, è discorso: mentre, infatti, il segno scritto o il segno orale è convenzione, il segno filmico (ma soprattutto la durata dello sguardo, da cui dipende il significato del segno filmico) riconduce il discorso a e la narrazione sul piano del logos. Si può dire, in questo senso, che la scrittura vive nell'inquadratura del regista, autentico demiurgo dell'opera.
La modernità, intesa come ascesa, apogeo e suo superamento, rappresenta il nucleo intorno a cui ruota la storia del cinema che intendiamo narrare. Il filo rosso del nostro racconto attraverserà gli albori del cinema fino ai primi anni '10,confronterà alcuni tra i protagonisti di questa arte per sottolinearne le analogie (ma soprattutto le differenze), si concentrerà sulle grandi produzioni per poi guardare al cinema indipendente.
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