Presentazione


Fonti

Questa raccolta non è e non sarà esaustiva dei documenti consultabili  on line relativi allo Stato Civile ottocentesco del comune di Castel del Piano. La documentazione è conservata presso l'Archivio di Stato di Grosseto e riguarda documenti redatti o ricopiati successivamente che sono relativi al periodo 1866 al 1905. Sono compresi in questo fondo le nascite, le morti, i matrimoni con relativi atti e indici. La consultazione di queste fonti ha permesso spesso di ricavare  informazioni di molto anteriori alla redazione dei documenti, in alcuni casi è stato possibile risalire ad eventi di Stato Civile dell'ultimo quarto del 18. secolo.

Altre fonti per lo studio dello Stato Civile del comune si trovano conservate e pubblicate online nell'Archivio  dello Stato di Firenze. In quello sono presenti documenti precedenti il 1866.
Per il periodo 1860-1865 è l'inventario dell'ospedale della Misericordia di Casteldelpiano. Documentazione preunitaria (compresa tra il 1816 e il 1860) è costituita da alcuni fondi parrocchiali delle pertinenze del territorio di Casteldelpiano e dal registro delle nascite conservati e in parte consultabili online nell'Archicio di Stato di Firenze. Infine lo Stato civile napoleonico permette di risalire alla documentazione del periodo 1808 - 1815.

Materiali

Per la scelta dei documenti da trascrivere e da inserire in questa raccolta il nucleo di partenza è  quello che riguarda la successione patrilineare delle famiglie di mio nonno paterno, Cherubino Cambri, e poi di quella degli Ulivieri, famiglia di mia nonna paterna, Rosa.
Infine ho anche raccolto la documentazione relativa ai cognomi Ciri, Pieri e Flamini che per certi versi, tutti determinati in maniera soggettiva e arbitraria, si trovano in una specie di prossimità con Cambri ed Ulivieri.

Nelle trascrizioni pongo in neretto ogni parte prestampata del documento e nella trascrizione cerco di rispettare con fedeltà l'originale, compresi evidenti errori o difformità, senza segnalarle con particolari segni. Così ad esempio si potrà leggere in Casteldelpiano, o in Castel del Piano, o in C.delpiano o in Cdelpiano o anche in Casteldel Piano. Ho posto tra quadre in corsivo [Esempio] i regesti con cui introduco i documento riassumendoli. Tra parentesi quadre [esempio] le parole che non sono riuscito a interpretare e per le quali ipotizzo solo la lettura.

Obiettivi

L'obiettivo genealogico è in verità un effetto collaterale, un' occasione per raccogliere il materiale che gradualmente inizierà ad espandersi e ad allargare i suoi orizzonti al di fuori di quelli iniziali, precisamente come un sasso caduto in uno stagno genera onde sempre più larghe. L'effetto centrale di questa raccolta di documenti vuole essere, in primo luogo, la messa a disposizione del materiale medesimo, trascritto secondo le mie capacità e limiti paleografici; in secondo luogo la collezione di informazioni sulle aspettative di vita maschile e femminile e sull'alfabetismo; in terzo luogo sui mestieri diffusi nel periodo.
Va però tenuta ben ferma la consapevolezza della limitatezza del materiale, che deriva dalla natura stessa di questo che è nato solo per scopi anagrafici e non certo per scopi descrittivi della comunità e della sua struttura. Questi documenti nonostante la loro destinazione di uso riescono però a fornire informazioni che vanno oltre la componente anagrafica: per fare un primo esempio lo stato e la cura nella redazione dei documenti non è omogenea e testimonia di un attenzione per coloro che praticano professioni specialistiche o appartengono a uno stato sociale privilegiato, rispetto ai lavoratori nei campi (gli innumerevoli campagnoli in questi documenti).

Nel modo stesso di organizzare le informazione da parte dello Stato Civile, tanto quello unitario quanto preunitario, è una struttura rigorosamente patrilineare. Ovviamente i matrimoni sono indicizzati a partire dal nome di entrambi i coniugi, ma gli atti, ai quali rimandano gli indici, sono intestati allo sposo. Così è lo sposo il primo a comparire per nome e cognome, età e mestiere nel corpo degli atti, come nella quasi totalità degli atti di nascita è il padre a denunziare il figlio o la figlia. Nelle registrazioni di matrimonio la sposa viene sempre dopo negli atti, secondo quella che appare essere una regola vera e propria, e non compare quasi mai tra i firmatari del documento. L'esiguità delle donne firmatarie introduce un altro elemento, ben evidenziato dai documenti presi in esame: il massiccio analfabetismo femminile, ben più frequente di quello maschile. Si legge infatti nei documento che non firmano per non sapere scrivere.
Altro elemento da sottolineare è che quasi mai, tranne in casi rari ed eccezionali, i testimoni e i dichiaranti sono di genere maschile. Le eccezioni comprendono soprattutto gli atti di nascita dove è la levatrice a recarsi in comune per denunciare il parto che ha appena assistito.

Infine, ma non ultimo, c'è un elemento per me fondamentale che ha ispirato e motivato questa raccolta insieme con il desiderio di trascrivere e pubblicare questi documenti: la volontà di tirare fuori dalla tradizione orale, che significa quasi sempre non presenza storica nell'immediato e completo oblio con il passare del tempo, le vite altrimenti 'non - storiche' di questi uomini e donne, bambini e bambine e le loro nascite, spesso le morti premature, i mestieri dichiarati allo Stato Civile. Tirarli  fuori, per quanto sia possibile, attraverso registrazioni documentali schematiche che non riescono a tenere lontano, però, la concretezza delle esistenze. Sicuramente questo insieme di dati si presta a un trattamento statistico, dunque anch'esso burocratico, schematico e astraente, eppure sia nella statistica (e soprattutto nelle scelte statistiche), sia soprattutto in ogni singolo documento, anche il più banale prende corpo una storia, un'altra storia se vogliamo, che a me richiama un romanzo, quasi un 'opera letteraria, un romanzo, per forza di cose ottocentesco. Questo più che un  obiettivo stabilito all'inizio è stato (ed è ancora) un risultato che emerge gradualmente, di volta in volta, da un documento all'altro, da una scelta descrittiva e statistica all'altra. Le genealogie allegate non hanno tanto il senso di risolvere la verità di un lignaggio quanto di dare un'immagine - visiva e grafica - di questo svolgersi delle vite e delle morti, intersecarsi delle esistenze e delle famiglie. Anche i luoghi citati nei documento (vie, piazze, nei pressi di) non sono affatto muti ma raccontano di un modo di aggregarsi e coabitare delle famiglie, indicano anche affinità tra quelle, vicinanze, amicizie, così come i testimoni presenti agli atti, quando sono funzionari o incaricati del municipio (come accade soprattutto per morti e nascite).

In qualsiasi indagine è in primo piano lo scopo e la tesi, in questa indagine lo scopo e la tesi si identificano nell'indagine stessa e cioè nei documenti raccolti. In questi i personaggi, i dichiaranti, gli esponenti, i testimoni e gli oggetti emergono con una fisicità quasi corale e compongono, ancora quasi fisicamente, un romanzo collettivo fatto di vite che originano,  si intrecciano e terminano. Gli atti di nascita spesso seguito da atti di morte, disegnano uomini e donne venuti al mondo per morire prima dei venti anni, solitamente prima del terzo anno, oppure numerosi atti di matrimonio nei quali gli sposi riconoscono i figli avuti prima della stipulazione del matrimonio civile  che diviene strumento per legalizzare le natività e le unioni, richiamano un mondo dove il matrimonio ecclesiastico era decisivo sotto questo aspetto. Si vedono, quindi, questi uomini e donne muoversi nell'ufficio del sindaco, portare loro notizie, descrivere la loro vita, calcolare la loro età, dichiarare ilo loro stato e mestiere; si leggono anche  becchini, spazzini e ufficiali comunali portare notizia e testimonianza dei decessi avvenuti e ciononostante non firmare la loro testimonianza "per non sapere scrivere". Il "non sapere scrivere" è quasi un tratto distintivo delle spose che si presentano all'ufficiale dello Stato civile.

Ho scritto di romanzo collettivo, perché certamente la raccolta dei documenti dello Stato Civile lo prefigura, ma in due sensi opposti.
Esiste il collettivo determinato dalla procedura burocratica dello Stato Civile che richiede, per sua natura, la riduzione dei singoli a un insieme descrivibile razionalmente, quasi scientificamente, di certo ideologicamente. Si tratta per quello di una comunità composto da uomini e donne, che sono anche figli e figlie, madri e padri, lavoratori, un numero di anni, date di nascita e di morte, date della loro unione: ogni singolo appartenete alla comunità viene individuato e "collettivizzato" attraverso questi parametri. Sotto il punto di vista dello Stato Civile si entra a fare parte della comunità proprio riempendo questi parametri che sono parametri scientifici, nel senso che spiegano e interpretano la comunità ma che sono anche dei parametri ideologici perché la scienza che sta alla loro base descrive la comunità nella maniera in cui l'ha costruita. Dall'altra parte (verrebbe da scrivere "fuori dai documenti") questa comunità esiste comunque e il discorso scientifico dello Stato Civile si adatta a qualcosa che è esterno, che preesiste di cui si ha traccia emblematica nei matrimoni dello stato unitario che regolarizzano in una bella percentuali di casa unioni preesistenti, ufficializzate nel mondo della religione e dalla chiesa. In questi matrimoni 'riparatori' è presente un altro da sé dello Stato Civile del quale però la burocrazia si disinteressa, perché il rito decisivo è quello della registrazione dell'unione nei nuovo registri del Regno unitario.
Non casualmente spesso nelle pubblicazioni dei matrimoni gli sposi non solo regolarizzano i figli già nati, fornendo date di nascita e nomi, ma giustificano la loro stessa esistenza esibendo atti di nascita propri e producendo informazioni sui loro genitori. Certo è ravvisabile in questo lo sforzo del nuovo Regno d'Italia di assumere gli atti del precedente Stato Civile preunitario ma registra anche l'esistenza di un mondo che rimane al di fuori, che sfiora le porte degli uffici, che parla al di fuori di quelli. Quando la maggior parte dei dichiaranti e dei testimoni confessano di non sapere scrivere e dunque non firmano gli atti, è questo mondo esterno che si rivela in termini di una misurata impenetrabilità e ancora di più quando nonostante il loro analfabetismo i medesimi testimoni ricorrono negli atti. Spesso a prestare testimonianza per gli eventi di una famiglia ricorrono gli appartenenti ad alcune famiglie, a rappresentare legami interpersonali e interfamiliari o spesso di cooperazione nel lavoro: non di rado un cappellaio o calzolaio chiamano a testimoniare un altro calzolaio e cappellaio

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