Esisteva una tradizione orale, a metà del secolo scorso,
secondo la quale i Cambri erano tre fratelli, un armaiolo, un fabbro e
un tintore che, provenendo da Brescia, si erano fermati a Castel del
Piano, in un luogo ancora oggi detto (nel tempo di questa tradizione) la
fonte del Cambri. Il luogo dovrebbe trovarsi nel nucleo medioevale del
paese. Seconda la stessa tradizione, che fa risalire l'episodio alla
fine del XVII secolo, i tre fratelli si divisero: l'armaiolo si trasferì
nella vicina Arcidosso, il tintore nell'attuale frazione delle Ciaccine,
mentre il fabbro rimase a Castel del Piano.
È ampiamente testimoniato da tutta la documentazione fin qui trascritta
e visionata che i Cambri registrati dallo Stato Civile di Castel del
Piano fossero quasi tutti fabbri, eccezion fatta per un tintore (Cambri
Francesco di Bartolomeo, 1866). Viene dunque confermata dall'esperienza
della famiglia la sostanziale ereditarietà dei mestieri artigiani in
epoca moderna, e nonostante il mondo circostante fosse in massima parte
dominato dall'agricoltura e dai mestieri di campagnolo,
agricoltore e, raramente, di possidente o bracciante, in maggior parte i
Cambri di Castel del Piano rimangono fabbri, anche se in certi casi
l'agricoltura compare nell'orizzonte lavorativo della famiglia, come per
il caso di Salvatore Cambri (1862 - 1957) che in un documento si
definisce campagnolo, mentre nei restanti decide di dirsi fabbro.
Parrebbe che Salvatore per un breve periodo della sua esistenza (intorno
al 1894, in un documento di due anni dopo è nuovamente fabbro) abbia
abbandonato la bottega e praticato l'agricoltura. Ciononostante, alcuni
Cambri esercitano l'agricoltura, facendo eccezione alla vocazione
professionale ereditaria, come Giuseppe (1873), Domenico (1874), Giorgio
o Sergio (1823), Eugenio (1824 e 1829), mentre in tutti gli altri
documenti fin qui consultati sono fabbri: Giovanni (1819 e 1821),
Pasquale (1820, 1822, 1823, 1825), Bartolomeo (1820, 1827, 1829), Paolo
(1826, 1827, 1829), Angiolo (1827 poi Angelo 1888), Giovanni Maria
(1867), Cherubino (1868), Giuseppe di Cherubino (1882), Salvatore
(1885), Angelo (1888).
Infine compaiono appunto i tintori, pochi, che, in deroga
alla tradizione orale, operano a Castel del Piano e non alle Ciaccine.
Il caso è quello di Francesco, che abita in contrada il borgo 'entro il
paese di Castel del Piano' (1866) e poi in corso Nasini (1874] che
ancora oggi fa parte della contrada. Tintore è anche suo padre,
Bartolomeo, che muore nella casa di corso Nasini nel 1875 a settantanove
anni. I fabbri, al contrario, abitano in via delle Miniere e in via La
Piana.