44 a. C.
Marzo. Morte di Giulio
Cesare e concessione dell'amnistia ai congiurati.
Aprile. Battaglia di Modena: Bruto e Cassio vengono
sconfitti.
43 a. C.
A Bologna si forma un secondo triumvirato fornato da Ottaviano
Augusto, Lepido e Marco Antonio.
42 a. C.
Bruto e Cassio sono sconfitti da Marco Antonio in Grecia, a Filippi. Si
forma il duumvirato di Ottaviano e Marco Antonio: a Ottaviano
l'occidente ad Antonio l'oriente.
40 a. C.
Guerra di Perugia. Gran parte del Senato, contro Ottaviano,
appoggia la ribellione di Lucio Antonio, fratello di Marco Antonio.
Viene fuori una guerra civile vinta da Ottaviano.
Seconda spartizione dell'impero tra Ottaviano e Antonio che si
attua a Brindisi.
36 a. C.
Erode sostituisce Antigono sul trono di Palestina.
35 a. C.
Ottaviano dichiara di essersi potitus omnium rerum
cioe' si proclama amministratore unico dell'occidente romano.
34 a. C.
Antonio strappa l'Armenia ai Parti. Antonio nomina Cleopatra e
Cesarione basileis di Cipro ed Egitto e Alessandro Helios basileus
di Armenia. Ottaviano critica la politica dinastica di Antonio in
oriente.
32 a. C.
Molti senatori criticano la politica autoritaria di Ottaviano e
fuggono in Egitto presso Antonio. Ottaviano dichiara guerra all'Egitto
di Cleopatra.
31 a. C.
Settembre. Ad Azio Ottaviano sconfigge Antonio.
29 a. C.
Ottaviano entra in Egitto e lo sottomette.
27 a. C.
Il senatore Munazio Planco propone per Ottaviano il titolo di
Augusto. Ottaviano ottiene dal senato l'imperium proconsolare
sulle province appena conquistate, non pacate, e la tribunicia
potestas, cioè la carica di massimo tribuno del Popolo.
12 a. C.
Comandati dal generale Druso i Romani oltrepassano il Reno e
occupano tutta la Germania fino al fiume Elba.
10 a. C.
In Roma vengono eretti obelischi celebrativi per la conquista
dell'Egitto.
9 a. C.
Druso completa la conquista della Germania fino all'Elba.
4
Muore l'ultimo figlio di Ottaviano Augusto che rimane senza
eredi diretti.
9
Nella foresta di Teutoburgo i Romani, guidati da Varo,
subiscono una terribile sconfitta ad opera dei ribelli germani guidati
da Arminio. I Romani si ritirano dietro il Reno.
14
Agosto. Muore Ottaviano Augusto.
Settembre. Assume il principato
Tiberio, adottato da Ottaviano come figlio. Tiberio rinuncia al titolo
di imperator, comandante supremo degli eserciti, che si era
attribuito Ottaviano e anche a quello di pater patriae.
Germanico, appartenente alla famiglia di Cesare, rientra in Germania e
occupa gran parte di quella, recuperando le insegne di Varo, disperse
nella foresta di Teutoburgo. Tiberio censura l'impresa e impone il
ritiro delle legioni romane.
Tiberio nomina Seiano Prefetto del Pretorio.
17
Maggio. Germanico, pur richiamato e costretto alla ritirata
da Tiberio, ottiene un trionfo a Roma che celebra la sottomissione della
Germania.
19
Germanico viene inviato in Siria presso il governatore Gneo
Calpurnio Pisone. Muore Germanico in Siria di una morte sospetta.
Rientro in Italia della moglie di Germanico, Agrippina Maggiore, con il
piccolo figlio Caligola.
Tiberio rinnova le assemblee miste tra senatori ed equestri volte alle
lezioni delle magistrature pubbliche.
20
Il prefetto del pretorio Lucio Ennio Seiano entra a far parte
del Senato di Roma
23
Seiano concentra in Roma tutte le coorti pretorie.
Il figlio di Tiberio, il cesare Druso, muore avvelenato, probabilmente
per ispirazione di Seiano. Vengono comminate pene capitali agli amici di
Agrippina Maggiore, Claudia Pulchra e Tito Sabino.
Inizia il ritiro a Capri dell'imperatore.
Tiberio rinnova per la seconda volta la validita' delle assemblee miste
tra senatori e appartenenti all'ordine equestre.
Agrippina Maggiore e' eliminata dopo un processo imbastito dal prefetto
del pretorio Seiano.
31
Rovina di Seiano che viene eliminato insieme con tutta la sua
famiglia.
33
Gravissima crisi economica che viene superata attraverso la
diminuzione della classe equestre e l'aumento dei privilegi della classe
senatoriale. Le assemblee congiunte di senatori e cavalieri si
sciolgono.
37
Marzo. Muore Tiberio e sale al principato Caligola.
Entrata trionfale in Roma di Caligola da Capri.
41
Gennaio. Muore Caligola in seguito a un colpo di stato
senatorio. Rivoluzione popolare a Roma contro il Senato che impone
un parente dell'imperatore all'impero: Claudio.
49
Editto di Claudio contro la professione di fede ebraica.
53
Claudio adotta il figlio della sua seconda moglie, Agrippina
Minore, Domizio Enobarbo, detto Nerone.
54
Morte di Claudio. Nerone viene acclamato, ad
appena sedici anni, imperatore dai pretoriani di Roma.
55
Seneca, massimo consigliere del nuovo imperatore, con il
consenso di quello fa uccidere Britannico, fratellastro dell'imperatore
ed erede diretto della famiglia di Giulio Cesare e di Germanico.
56
Senatoconsulto in base al quale gli schiavi sono sottomessi
alla volonta' del loro padrone e devono subire il suo giudizio, anche la
pena capitale.
58
Disegno di legge per una radicale riforma fiscale presentata al
Senato da Nerone, in base alla quale vengono abolite tutte le imposte
indirette sulle proprieta' fondiarie e vengono mantenute e aumentate
solo quelle verso i commerci e la circolazione della merci. Il Senato
non approva il disegno.
59
Agrippina Minore viene eliminata per volonta' di Nerone e del
suo consigliere Seneca.
62
Nerone si separa da sua moglie Ottavia, che era una delle
figlie del suo patrigno Claudio imperatore.
63
Vittoriosa campagna contro i Parti, guidata dal generale
Corbulone. L'Armenia e' conquistata e Nerone incorona il nuovo re
armeno in Roma.
64
Persecuzione anticristiana a Roma. Pietro e Paolo sono
martirizzati. Seneca viene allontanato dal governo.
65
Persecuzione contro gli stoici e l'opposizione del Senato.
Numerosissime condanne a morte. Radicale riforma monetaria che
impone il corso forzoso rispetto all'oro per le divise minori
dell'impero e favorisce le classi povere e i mercanti.
66
Nerone e Vologese, re dei Parti, stabiliscono una precisa
spartizione del medio oriente.
68
Un' insurrezione militare sorta in Spagna depone e
uccide Nerone.
Novembre. Galba, comandante militare per la Spagna,
diviene imperatore.
69
Gennaio. Galba coopta come Cesare ed erede Pisone. Il Senato
appoggia il nuovo imperatore
Gennaio. Insurrezione del pretorio a Roma che si oppone
a Galba e riesce ad affermare un nuovo imperatore, un nobile senatore,
Otone con tendenze anti senatorie.
Le truppe di Gallia e Germania insorgono e proclamano imperatore
Vitellio, uno dei loro generali, che scende in Italia.
Aprile. A Bedriaco l'esercito di Vitellio sconfigge
quello di Otone.
Vitellio, amico di infanzia di Caligola, diviene imperatore.
Le truppe dell'illirico non lo riconoscono e si ammutinano. Le truppe
dell'oriente nominano un uomo di Rieti, appartenente alla classe
equestre, imperatore.
Vespasano riesce ad accedere all'impero.
70
Insurrezione in Palestina degli ebrei 'zeloti'. Tito, figlio
dell'imperatore, espugna Gerusalemme e distrugge il tempio di Salomone e
sottomette con la forza l'intera regione. Sulle rovine di Gerusalemme
viene costruito un accampamento militare per la legio fretensis.
La Iudaea viene eretta a provincia romana.
79
Tito, figlio di Vespasiano e prefetto del Pretorio sotto di
lui, accede al principato.
81
Muore Tito e gli succede il fratello, Domiziano. Il nuovo
principe si propone come 'Padrone e Signore', dominus et deus.
89
Fallimentare campagna contro i Daci, dopo la quale l'imperatore
si impegna a pagare un tributo ai Daci e concedere loro un foedus.
L'imperatore divorzia da Domizia, donna legatissima agli ambienti
senatoriali. Cresce l'opposizione senatoria alla politica del principe.
Rivolta militare in Germania, guidata da Antonio Saturnino.
93
Serie di processi politici contro gli esponenti piu' in vista
dell'opposizione senatoria.
95
Persecuzione contro i cristiani in Roma; vengono colpiti
soprattutto uomini della classe senatoria e ambienti vicini alla corte.
Flavia Domitilla e Flavio Clemente, appartenenti alla famiglia
imperiale, subiscono il martirio.
96
Settembre. Domiziano viene ucciso in una congiura ordita dal
procuratore di Flavia Domitilla. Il senatore Cocceio Nerva assume il
principato.
98
Il senatore di famiglia spagnola, Traiano, gia' comandante
delle truppe della Germania inferior, assume il principato
alla morte di Nerva. Traiano era stato designato e adottato da Nerva.
101
Traiano attraversa il Danubio e attacca la Dacia del re
Decebalo.
106
Dopo una lunghissima guerra i Daci sono sottomessi e ridotti al
ruolo di deditici, cioe' di persone prive di qualsiasi diritto
civile. L'intera Dacia e' romana ed eretta a provincia imperiale.
Petra e Bosra, citta' arabe, vengono espugnate e si forma la provincia
romana di Arabia.
109 / 110
Rescritto imperiale sul problema del proselitismo cristiano in
Asia minore, segnalato dal governatore della Bitinia, Plinio
il giovane. Traiano risponde che i cristiani non vanno perseguiti
d'ufficio ma solo dietro denuncia per eventuali reati da loro compiuti
durante i loro riti e liturgie.
114
I Romani occupano l'Armenia, contravvenendo al trattato del 66
stabilito tra Nerone e i Parti. E' la guerra.
115 / 116
I Romani occupano anche l'Assiria e la Mesopotamia che vengono
costituite in province. Viene imposto un monarca - fantoccio dei Romani
ai Parti.
117
Grande rivolta ebraica nell'oriente che si porta dietro anche
Egitto e Cipro e che contesta l'egemonia che i Romani hanno ottenuto in
oriente.
Muore Traiano e al principato sale, per intercessione dell'imperatrice,
Adriano.
118
Il nuovo principe, Adriano, conclude una pace con i Parti di
Cosroe in base alla quale i Romani si ritirano da parte della
Mesopotamia e assumono un alto protettorato verso l'Armenia.
124 / 125
Rescritto di Adriano a Minucio Fundano, governatore dell'Asia,
nel quale si ribadisce il provvedimento di Traiano intorno ai Cristiani,
che non vanno perseguiti d'ufficio ma solo dietro circostanziata
denuncia.
129 / 130
Seconda rivolta ebraica. Adriano occupa nuovamente Gerusalemme
e la rinonima in Aelia Capitolina.
138
Muore Adriano dopo lunga malattia e adotta all'impero Antonino
Pio.
141
Istituzione delle puellae
alimentariae faustinae
145
Rivolta militare in Hispania
che viene recuperata
148
Muore Vologese II e al trono dei Parti sale Vologese III
160
Muore Antonino Pio che si fa seppellire accanto
ad Adriano nell'omonimo mausoleo. Gli succede Marco Aurelio in
correggenza con Lucio Vero
161
I Parti di Vologese III passano all'offensiva in oriente
162
I Parti entrano in Siria e Cappadoccia e occupano Edessa.
Controffensiva romana: gli eserciti occupano l'Armenia
163
Sull'Eufrate, a Dura - Europos, i Parti sono rovinosamente
battuti. Viene occupata Seleucia al Tigri, la Mesopotamia, la Babilonia
e Ctesifonte medesima
165
Seleucia al Tigri insorge e Avidio Cassio, comandante romano, la prende
d'assalto e ne stermina la popolazione. L'impresa di Avidio provoca
numerose proteste nel mondo romano.
Si diffonde una terribile epidemia di peste nell'esercito romano che
contagia l'intero impero.
166
Ottobre. Lucio Vero e Marco
Aurelio celebrano il trionfo in Roma per la vittoria ottenuta sui Parti.
168 / 169
I Quadi e Marcomanni oltrepassano il Danubio e investono l'Italia
settentrionale, minacciando Aquileia e Verona.
Muore Lucio Vero.
170
Il 'massacratore di Seleucia', Avidio Cassio, viene nominato governatore
per tutto l'oriente romano vale a dire corrector
totius orientis
171 / 172
Controffensiva romana contro i Quadi che si porta oltre il Danubio e il
Reno e nel cuore dell'odierna Baviera
173 / 175
Offensiva contro i Sarmati che vengono sottomessi e ridotti al ruolo di
federati
175
Avidio Cassio si ribella e usurpa il titolo imperiale
176
Marco Aurelio ha ragione della rivolta di Avidio che viene catturato e
ucciso
180
Marzo. Muore Marco Aurelio in
Pannonia, di peste, e gli succede il figlio Commodo
180
Ottobre. Commodo abbandona la
campagna contro i Germani e rientra a Roma
183
Congiura contro Commodo. Ne fanno parte la vedova di Lucio Vero e la
nobile famiglia dei Quintilliani. Forte reazione del principe che manda
a morte i congiurati.
Dopo il tentativo di golpe emerge la figura di Perenne alla prefettura
del Pretorio.
186
Gli eserciti di Britannia inviano a Roma una delegazione armata che
chiede maggiore equità nel trattamento economico tra pretoriani e
legionari e le dimissioni di Perenne. Perenne viene rimosso
dall'incarico. Al posto di Perenne assurge alla prefettura del pretorio
un liberto greco, Cleandro, di simpatie cristiane.
186 / 189
Viene organizzato un monopolio dei grani per calmierare il prezzo del
pane. Il monopolio è gestito dal prefetto Cleandro.
189
Si diffondono voci di presunti accapparramenti di Cleandro. A Roma
scoppia la rivolta e la residenza di Commodo viene assediata dalla
folla. Cleandro invia i pretoriani a cavallo per disperderla e ne viene
fuori una terribile battaglia di strada. I pretoriani di fanteria,
chiamati a dar man forte al governo, si ammutinano e passano dalla parte
dei rivoltosi. Il Principe abbandona Cleandro, lo rimuove e lo fa
decapitare. Leto ed Eletto prendono il posto di Cleandro.
192
Dicembre. Commodo viene
avvelenato da Marcia, una cristiana influentissima a corte, con la
complicità tanto di Leto quanto di Eletto.
193
Gennaio. La prefettura del pretorio, senza interpellare
il Senato, nomina imperatore Pertinace, governatore lealista di
Cappadocia che aveva contribuito a disinnescare la rivolta di Avidio
Cassio di venti anni prima e aveva una lunga esperienza militare e
amministrativa. Il nuovo augusto elabora un programma teso a risolvere
la crisi agricola e produttiva: un’assegnazione generalizzata di terre
anche a danno dei latifondi imperiali.
Marzo. I pretoriani destituiscono Pertinace e nominano
al suo posto Didio Giuliano. Didio Giuliano compra dai pretoriani la
carica e sul pretorio si riversano decine di migliaia di aurei che Didio
ricava anche dalla depredazione dei templi.
Nel frattempo in Siria l’esercito acclama Pescennio Nigro, legato della
provincia, in Illiria Settimio Severo, legato di Pannonia, in Britannia
Clodio Albino.
Giugno. Le legioni di
Settimio scendono in Itallia, passando le Alpi Giulie, arrivano
a Roma, dove l’imperatore Didio, il 1 giugno 193, dopo sessantuno giorni
di regno, è ucciso.
Settimio Severo scioglie il pretorio e lo ricostituisce con truppe
illiriciane. Dispone, inoltre, intorno alla capitale stabili
accampamenti e alloggiamenti di truppe regolari illiriciane.
194
A Isso il nuovo imperatore sconfigge Pescennio Nigro che è
ucciso, la Siria divisa in due province (una sotto il controllo diretto
dei Severi) e Bisanzio, che aveva parteggiato per Nigro, umiliata
profondamente.
197
Clodio Albino è definitivamente battuto e Lione subisce un’umiliazione
simile a quella di Siria e Bisanzio di tre anni prima.
197 / 198
Appena eliminata la secessione militare di Clodio Albino, Settimio si
reca in oriente. Il vecchio Vologese III non è in grado di resistere e
le legioni arrivano, per la terza volta (sotto Traiano e Marco prima di
ora), ad espugnare la capitale
partica, Ctesifonte. Ctesifonte è, poi, abbandonata ma il risultato
della campagna è la organica annessione all’impero
della Mesopotamia che diviene provincia romana e che è affidata
all’amministrazione di un vir perfectissimus, un esponente del
secondo rango dell’ordine equestre, il praefectus Mesopotamiae.
202
Settimio Severo emette un rescritto nei confronti dei cristiani:
l’imperatore si dimostra preoccupato del loro proselitismo (insieme con
quello giudaico).
In Africa le masse pagane, irritate dall’indifferenza cristiana
verso il genetliaco dell’imperatore, tumultuano contro i cristiani e
cercano di trascinarli in giudizio. Per ben due volte i magistrati si
rifiutano di procedere e dare luogo alle accuse, alla terza, di fronte a
una questione di ordine pubblico divenuta problematica i magistrati
decidono alcune condanne.
211
Febbraio. Muore Settimio Severo, lasciando due
successori designati, Geta e Caracalla, suoi figli.
Geta e Caracalla amministrano collegialmente l'impero sotto la tutela di
Iulia Domna, vedova di Settimio.
212
Febbraio. Caracalla fa uccidere il fratello, diventando
imperatore senza competitori.
Caracalla emette la constitutio antoniniana che sembra essere
e, probabilmente, è un’estensione generalizzata del diritto di
cittadinanza a tutti i liberi dell’impero.
217
Campagna contro i Parti guidata da Caracalla.
Aprile. Caracalla viene ucciso e il suo prefetto del
pretorio, Opellio Macrino, assume la porpora, chiudendo abbastanza
rapidamente le ostilità contro i Parti.
Una parte delle legioni del nuovo principe si rivolge al carisma
dinastico dei Severi, incarnato da Eliogabalo, quattordicenne nipote di
Settimio Severo e ben alimentato dalla vedova di quell’imperatore e da
sua sorella Mesa e sua nipote Soemia.
218
Giugno. Si arriva allo scontro tra legioni ammutinate e
truppe di Opelio Macrino. Il principe è sconfitto e ucciso.
Eliogabalo è acclamato imperatore e il nuovo principe organizza una
marcia mistica e trionfale che risale tutta l'Asia minore, attraversa il
Bosforo, oltrepassa l'intero piano balcanico e lo conduce a Roma.
219
Inizio estate. Eliogabalo entra trionfalmente a Roma. Assume
il titolo di pius felix e fa inserire nel suo larario Cristo e
Abramo.
222
Marzo. Iulia Soemia e Eliogabalo sono uccisi con
una furia notevole, nel corso di una rivolta di popolani e pretoriani, i
loro corpi trascinati per tutta Roma e immersi nelle fogne. Segue un
flusso di epurazioni sommarie contro gli intimi del giovane principe.
Sotto gli auspici di Iulia Mamea, sorella di Semia, il
tredicenne Alessandro Severo prende la porpora.
227
Fine del regno dei Parti e della dinastia Arsacide e affermazione in
Persia della dinastia Sassanide che organizza un potere monarchico e
confessionale, basato su un monoteismo di stato e provvisto di una
notevole aggressività militare.
Alessandro Severo arruola, al costo di corromperli con argento sonante,
soldati persiani.
230 / 235
Campagna contro i Sassanidi.
Popolazioni germaniche e slave, spinte dai Goti, iniziano a dilagare in
occidente: Bastarni, Sarmati e Rossolani saccheggiano Retia,
Norico e Pannonia.
235
L'imperatore si trasferisce in fretta e furia su quel fronte
dall'oriente. Alessandro pensa a pagare un tributo ai barbari, ma il
progetto non viene approvato dal Senato e provoca vivissimo malumore
nell'esercito che si ammutina.
Marzo. Sotto una tenda militare a Colonia, Alessandro e
sua madre, Mamea, sono uccisi. A contrapporsi a Mamea e Alessandro è un
rude contadino di Tracia, Massimino, divenuto generale dell'esercito
illiriciano, un convinto pagano e un uomo dell'esercito. Il senato si
contrappone al nuovo augusto, definendolo mixobarbaros, 'mezzo
barbaro'.
Massimino condanna o fa condannare molti senatori, il papa e l'antipapa
di Roma, rispettivamente Ponziano e Ippolito, ad Metalla in
Sardegna, e istituisce processi contro i cristiani dell'oriente.
235 / 236
Massimino sgombera Retia, Norico e Pannonia dai Germani. Le
legioni attraversano il Danubio per fortificarne la linea difensiva.
Massimino tassa il latifondo, mettendo in difficoltà i grandi
proprietari e i loro fittavoli. Si tratta, in massima parte, di una
tassazione in natura.
236 / 237
In Africa i proprietari terrieri insorgono, uccidono il procuratore
dell'imperatore e formano un esercito costituito da contadini e
cittadini. Il legato imperiale di Numidia, Cappelliano, organizza la
resistenza lealista: in Africa è la guerra civile.
Il Senato riconosce imperatori Gordiano I e, alla morte di quello, suo
figlio, Gordiano II o iunior, due aristocratici e latifondisti
cartaginesi che erano i campioni della sedizione. Cappelliano usa, a sua
volta, strumenti draconiani: vinti in battaglia gli usurpatori, li
uccide, espugna, poi, Cartagine, che era caduta in mano ai ribelli e
diventata la loro sede, e
requisisce tutti i beni appartenuti all'aristocrazia locale, con un solo
drastico provvedimento. Subito dopo, i Numidi, suoi alleati, scorazzano
e saccheggiano le grandi proprietà patronali, non risparmiando uccisioni
in massa di contadini e l'incendio di interi villaggi.
237
In Italia inizia uno 'sciopero' fiscale tanto radicale, articolato e
sistematico da imporre il diretto intervento di Massimino.
A Roma il Senato istituisce i viginti viri ad defendendam rem
publicam, una magistratura collegiale di venti senatori che aveva
il compito di organizzare la resistenza e di sostituire, fin da subito,
Massimino.
238
Massimino scende in Italia ma la resistenza di Aquileia e il deserto
agricolo minano il prestigio e il carisma dell'imperatore. I fanti della
II legione partica si ammutinano e uccidono il trace, davanti alla città
veneta.
Due senatori Pupieno e Balbino assumono collegialmente la porpora. La
candidatura non è apprezzata dal pretorio che rimane fedele
all'imperatore appena deposto. Il senato mobilita, allora, la plebe e si
verificano scontri tra soldati e popolani. Si giunge a una mediazione,
associando a Pupieno e Balbino Gordiano III, tredicenne rampollo della
famiglia cartaginese simbolo della rivolta africana contro Massimino.
Agosto. Il palazzo imperiale viene assalito dai
pretoriani, i duumviri giustiziati e il giovane Gordiano III risparmiato
e proclamato imperatore.
Alla prefettura del pretorio è destinato il suocero del nuovo principe,
Timisiteo.
242
Gordiano III si reca in oriente e inizia la guerra contro i Sassanidi
della Persia. Gordiano sceglie di aumentare il ruolo della cavalleria,
proprio per contrastare l'intraprendenza persiana in quell'arma. Poi,
decide di arruolare molti germani,
soprattutto Goti, allo scopo di adoperarli come vere e proprie 'truppe
scelte'.
Muore Timisiteo e al posto del suocero alla prefettura va Marco Giulio
Filippo, detto l'Arabo per i sui natali in Bosra. Il nuovo prefetto era
di chiara origine borghese ed equestre e, attraverso il suo matrimonio
con una donna di nome Otacilia Severa, può fare riferimento al
'patrimonio dinastico' dei Severi.
244
Il tradizionalismo romano si appella alla romanità delle legioni. Gran
parte del Senato aderisce alla contestazione che si unisce con la
preoccupazione dei legionari per una supposta svalutazione della loro
cittadinanza e anche della paga annuale in favore di unità schiettamente
barbariche.
Febbraio. Intorno a Dura Europos, sulle rive
dell'Eufrate, il diciannovenne imperatore di Cartagine viene ucciso.
Venne acclamato imperatore il prefetto del pretorio, Filippo, detto
l'arabo. Il nuovo imperatore liquida i Goti, licenziandoli dall'esercito
e termina le ostilità con i Persiani comprando la pace con mezzo milione
di denari di argento. Di religione cristiana privatamente professata
compie penitenza per l'assassinio del suo precedente in Antiochia,
davanti al vescovo della città, Babila.
247 / 248
In occasione del millenario della fondazione di Roma, Filippo celebra
l'evento con una accuratezza e un fasto grandiosi.
Il saeculum miliarum fu un insieme di liturgie e di cerimonie
orchestrate mirabilmente: tutte le monete emesse da Filippo sono
riconoscibili ancora oggi per il tipo celebrativo di Roma aeterna.
248
Inizio anno. Gravi torbidi anticristiani si verificano
in Alessandria, dove la comunità ebraica e quella pagana mettono in atto
dei veri e propri pogrom e autentici massacri. I disordini si diffondono
nelle province limitrofe. I protagonisti dei torbidi accusano il governo
imperiale di non perseguire i cristiani come nel passato. Uranio e
Iotapano, in Siria, si proclamano imperatori: Messio Quinto Decio riesce
ad avere ragione dell'usurpazione in nome dell'arabo.
Le legioni dell'illirico si ribellano e acclamano imperatore il generale
Marino; Filippo affida a Messio Quinto Decio il compito di reprimere
l'ammutinamento. Dopo aver sconfitto Marino, Decio si proclama
imperatore a sua volta.
Settembre. A Verona Decio sconfigge Filippo e lo
depone.
250
Primavera. Decio emette un diploma che richiede a tutti i
cittadini dell'impero di presentarsi davanti a una commissione
giudicante. Tali commissioni, spalmate sul territorio in modo capillare,
hanno il compito di verificare che l'indagato abbia sempre praticato
secondo le direttive religiose tradizionali e questo attraverso una
raccolta testimoniale o auto testimoniale che, per i cristiani, equivale
a una apostasia. Eseguita tale verifica, al cittadino si concede un libellum
da lui stesso sottoscritto, un certificato di buona condotta religiosa
nel quale l'indagato dichiara la sua ortodossia pagana.
Giugno. Il decreto anticristiano viene reso pubblico
anche in oriente. Ad Alessandria, Antiochia, Cartagine i cristiani sono
costretti a sottoscrivere, come previsto dal decreto, il libellum,
letteralmente il libretto, che testimoniava la loro apostasia; se non ci
si accontenta di questo, il decreto prevede l'accensione di incenso agli
dei ed è il caso di quelli che poi saranno detti thuriati e
addirittura il sacrificio, il caso, cioè, dei sacrificati.
251
Decio si reca in Mesia e Dacia per affrontare i Goti di Kniva che hanno
occupato numerose città romane; l'alleanza di Kniva comprende anche
tribù di lingua sarmatica, Venedi, Bastarni e Rossolani. Decio rioccupa
la Dacia, spingendo i Goti in Tracia dove occupano Filippopoli. Decio
gli incalza e li costringe ad abbandonare la città.
Giugno. Alla foce del Danubio, ad Abritto, Forum Terebronii, Decio circonda
i Goti e li attacca ma viene sconfitto: Decio e suo figlio maggiore
muoiono in battaglia. La carica dell'imperatore passa a suo figlio
minore Ostiliano al quale si associa il legato delle Mesie, Treboniano
Gallo.
252
Inizio anno. Muore Ostiliano, probabilmente di peste.
Treboniano Gallo diviene imperatore e conclude una pace con i Goti.
Si diffonde la peste nell'impero.
Fine anno. I Goti, passato il mar Nero, scendono in
Asia minore e daccheggiano Efeso; i Sassanidi occupano e saccheggiano
Antiochia. Alcuni gruppi di Goti, attraversata l'Illiria, penetrano in
Italia.
253
Maggio. Emiliano, il legato delle Mesie, si ribella, scende
in Italia e vince a Spoleto Treboniano Gallo che viene deposto.
Ottobre. Valeriano, dalla Gallia, scende in Italia ed
Emiliano viene a sua volta deposto. Valeriano affida la parte
occidentale dell'impero (Italia, Gallie, Africa e Illiria) a suo figlio
Gallieno, mentre affida a sè il governo dell'oriente e la conduzione
della guerra contro i Sassanidi.
254
Gallieno pone la sua residenza in Gallia a Treviri, dove i Franchi hanno
oltrepassato il Reno. Affida la guida delle operazioni militari a
Postumo che riesce a tamponare le intromissioni dei Franchi. Gallieno
assume titolo di restitutor Galliarum. Gallieno si sposta in
Italia dove sono penetrati gli Alamanni.
Prima incursione dei Goti in Asia: Pizio e Trebisonda sono saccheggiate
e i Goti compiono incursioni in Bitinia e Cappadocia.
255
I Goti costeggiano le rive occidentali del mar Nero, il presidio romano
di Calcedonia viene espugnato; sbarcano nuovamente in Bitinia e
travolgono Nicomedia e subito dopo cade Nicea. Infine i Goti si spingono
ancora più a occidente fino ad arrivare in vista dell'isola di Cizico,
forzando i Dardanelli.
255 / 256
Dopo una difficile campagna gli Alamanni sono respinti dall'Italia.
256
I Goti, riattraversato il mar Nero, investono per la seconda volta
Cizico. Il tempio di Diana a Efeso è minuziosamente saccheggiato. Un
gruppo di Goti staziona al largo del Pireo. Atene viene travolta. I Goti
proseguono, via terra, verso occidente; saccheggiano Tebe, Corinto e
Sparta. Giungono in Epiro e in vista del mar Adriatico.
Ad Atene un certo Desippo, un cittadino eminente della città, raduna dei
volontari e organizza una flotta, dopo di ché attacca con buon esito la
flotta gotica che si manteneva alla rada del Pireo. Gallieno dall'Italia
sbarca in Grecia. I Goti si ritirano oltre il Danubio.
257
Seconda incursione alamanna in Italia; Gallieno riesce a sconfiggerli
intorno a Milano.
Estate. Emissione del primo decreto persecutorio contro
i cristiani di Valeriano. L'editto dichiara l'istituzione ecclesiastica
illegale, richiede la requisizione immediata di tutti i suoi beni,
mobili e immobili, e l'immediato arresto di tutti gli ecclesiastici;
viene, inoltre, proibita ogni ulteriore riunione di culto, pena la morte
per i partecipanti.
258
Le Gallie nominano Augusto Postumo, generale del confine
del Reno ed eroe ed organizzatore della guerra contro i Franchi.
Inizio anno. I Franchi attraversano il Reno e l'intera
Gallia fino ad arrivare ai Pirenei; un buon numero di Franchi oltrepassa
la catena montuosa e penetra in Spagna.
Autunno. Secondo decreto contro i cristiani di
Valeriano. L'editto stabilisce la pena di morte o la deportazione ai
lavori forzati per tutti gli arrestati in base al primo editto. Si
prevede, inoltre, tutta una serie di pene di contorno da comminare a
coloro che (anche pagani), in diversa misura, ostacolano il corso della
giustizia e fiancheggiano la chiesa cristiana, nascondendo e occultando
gli indagati.
260
A Edessa si giunge allo scontro diretto tra l'armata di Valeriano e
quella di Sapore. I Persiani escono vittoriosi. Valeriano cade
prigioniero dei Persiani. Gli
succede il figlio Gallieno. Subito dopo la disfatta e la
cattività di Valeriano, i figli del suo ministro plenipotenziario, il praepositus
annonae, Macriano, sono acclamati imperatori dall'esercito ivi
stanziato: la Siria e la Cappadocia eclissano dal controllo
diretto del figlio di Valeriano, Gallieno. Macriano iunior,
preso sul serio il suo nuovo incarico, muove direttamente contro
Gallieno, portandosi, perciò, nei Balcani; Quieto, al contrario, rimane
in Oriente.
260 / 261
Postumo è acclamato in Treviri Augustus et imperator Galliarum,
cioè comandante supremo degli eserciti di Gallia, Britannia e Spagna nel
nome di Roma aeterna. Nasce così l'imperium romanum
Galliarum.
261 / 262
Il principe di Palmira neutralizza la secessione di Quieto, che viene
battuto, costretto in assedio ad Emesa e alla fine eliminato.
263 / 264
Odenato è insignito da Gallieno dei titoli di imperator, cioè
vale a dire comandante supremo per gli eserciti orientali, e corrector
totius orientis, vale a dire 'correggente (insieme con Gallieno)
di tutto l'oriente'.
267
Muore Odenato e gli succede la vedova, Zenobia. La principessa designa
suo figlio, Settimio Vaballato Atenodoro, alla successione, associandolo
agli stessi titoli del padre ma aggiungendovi un'inquietante carica di Rex.
Goti e Eruli sono costretti a rinunciare alle loro stagionali scorrerie;
gli Eruli sono battuti seriamente sul Nesto, nel cuore dei Balcani, e
riparano al di là del Danubio, mentre i Goti, partiti dalle tradizionali
sedi sul mar Nero, forzano per l'ennesima volta lo stretto del Bosforo
ma, subito dopo, subiscono un disastroso rovescio militare.
Impossibilitati a proseguire le scorrerie marittime e, probabilmente,
costretti a ripiegare verso lo stretto, prendono la via di terra,
risalendo in Macedonia e in Tracia, continuamente disturbati, però,
dalle azioni della cavalleria e dalle imboscate della fanteria romane.
Perso l'appoggio degli Eruli, di fronte all'intero esercito imperiale
dispiegato, si trovano costretti in una sacca di contenimento.
268
Il comandante della cavalleria Aureolo veste la porpora imperiale a
Milano, usurpando il governo legittimo. Gallieno rientra in Italia per
combattere l'usurpatore e cinge in assedio Milano.
Estate. Il nuovo comandante della cavalleria di
Gallieno, un illiriciano e di umili origini, Aurelio Valerio
Claudio, tradisce e uccide l'imperatore legittimo. Aureolo viene
sconfitto da Claudio II nel bresciano. Claudio diviene imperatore.
269
Zenobia di Palmira rivendica anche l'amministrazione dell'Egitto,
provincia imperiale per eccellenza. Claudio II rifiuta. I Palmireni
inviano un esercito contro la provincia che, nonostante l'ostinata
resistenza del prefetto d'Egitto, Tenaginone Probo, e a prezzo di
durissimi scontri, finisce sotto i Palmireni.
A Naisso, in Macedonia, i Goti vengono annientati da Claudio II che
assume il cognomen ex virtute di gothicus.
270
Gennaio. Claudio II muore di peste; assume la porpora
suo fratello Quintillo.
Maggio. Quintillo muore di morte
naturale o viene ucciso durante una ribellione di soldati illiriciani.
Il comandante degli equites dalmati, Lucio Domizio
Aureliano, viene acclamato imperatore.
Aureliano batte una tribù alamanna, gli Iutungi, che erano penetrati in
Italia; ordina la ricostituzione delle cinte murarie delle principali
città italiciane. Batte i Vandali in Pannonia.
271
I Vandali passano nuovamente il Danubio ed entrano in Italia. Aureliano
patisce un grave rovescio a Piacenza; poi prima a Fano e poi a Pavia
Aureliano riesce a recuperare la situazione e a ricacciare
definitivamente i Germani al di là del limes.
Concorda con il Senato l'ampliamento e il rafforzamento delle mure di
Roma, secondo una fabbrica universalmente conosciuta come 'Mura
Aureliane'.
Aureliano ribadisce la politica monetaria di Gallieno, volta a
rinforzare la divisa di argento, il provvedimento provoca la rivolta
degli operai della Zecca di Roma e gravissimi tumulti nella città.
L'imperatore scende a Roma e perde molti soldati, si scrive settemila,
nel reprimere la rivolta. La conseguente repressione è terribile, sono
comminate moltissime condanne a morte, la Zecca viene presa d'assalto
dalle truppe e sono condotti in giudizio numerosi senatori.
Aureliano organizza l'abbandono della Dacia, si costituiscono due nuove
province a occidente del Danubio, poste tra Mesia Inferiore e Superiore,
due piccole province: la Dacia Ripensis (disposta sul Danubio)
e la Dacia Mediterranea (più interna e occidentale).
272
Inizio anno. Aureliano passa il Bosforo e occupa la
Bitinia, strappandola ai Palmireni.
Rapidamente viene occupata Antiochia e a Emesa si verifica un durissimo
scontro tra Palmireni e Romani. La vittoria di Aureliano è sofferta.
Palmira viene espugnata e Zenobia condotta a Roma progioniera.
273
Insurrezione a Palmira che viene repressa militarmente.
274
Aureliano ottiene ai campi catalaunici una schiacciante vittoria su
Tetrico, nuovo imperator romanum galliarum, che viene condotto
prigioniero a Roma: l'impero romano è riunificato dopo sedici anni.
275
Inverno. Aureliano viene ucciso in Grecia da una congiura
militare. Per sei mesi l'esercito attende il campione del senato e il
senato quello dell'esercito in un dualismo di poteri perfettamente
bilanciato.
Ottobre. La scelta cade su Tacito, che aveva rivestito
la carica di consularis ed apparteneva a una famiglia
clarissimale di antichissime tradizioni; forse era discendente diretto
dello storico omonimo del II secolo, Cornelio Tacito.
276
Giugno. Il principe si reca in Asia Minore per contrastare
l'ennesima scorreria stagionale dei Goti. Viene ucciso in seguito a una
congiura. Il principato va a suo fratello, Floriano. Il dux totius
orientis, Aulo Probo, carica militare e amministrativa istituita
da Aureliano subito dopo la pacificazione dell'area, viene acclamato
imperatore dalle sue legioni.
A Tarso Probo sconfigge Floriano e assume la porpora.
277
Probo batte i Franchi in Gallia e Sarmati e Gepidi nei Balcani. I
Franchi catturati vengono deportati nel Ponto, insorgono e si danno alla
pirateria che colpisce tutto il Mediterraneo orientale.
278 / 280
Imposizione di una nuova imposta, il komatikon, in Egitto che
provoca una grave rivolta, repressa militarmente.
Ribellione di Proculo e Bonoso in Gallia che vengono sconfitti.
282
Ottobre. Intorno a Sirmio in Pannonia, Aulo
Probo è ucciso dalle truppe in rivolta che avevano eletto un nuovo
imperatore in Aurelio Caro, suo prefetto del pretorio.
Aurelio Caro affida il governo della parte occidentale dell'impero a suo
figlio maggiore Carino, mentre con suo figlio minore, Numeriano, si reca
in oriente.
283
Estate. I Persiani sono sconfitti, Ctesifonte accerchiata e
la Mesopotamia conquistata. Aurelio Caro viene per questo detto imperator
Persici.
Autunno. Caro muore in Mesopotamia di malattia.
Nuneriano assume il governo dell'oriente romano.
284
Il prefetto del pretorio Apro uccide il giovane imperatore;
un'insurrezione militare lo depone e proclama imperatore Diocleziano,
uno dei generali dell'esercito di stanza in Mesopotamia.
285
Diocleziano passa il Bosforo e si reca in occidente. L'imperatore per
l'occidente, Carino, gli si fa incontro e lo sconfigge in battaglia sul
fiume Margus. Carino, però, viene ucciso da un complotto di
senatori e Diocleziano viene acclamato imperatore per tutto il mondo
romano.
286 / 288
I Persiani occupano l'Armenia spodestando il
giovanissimo monarca di quel regno, Tiridate.
286
Diocleziano associa a sè Massimiano, che diviene cesare per l'occidente.
L'impero si bipartisce. Massimiano era nato da una famiglia di contadini
illirici, esattamente come Valerio Diocle.
Un ufficiale dell'esercito, di origine batava, un certo Carausio,
organizza una flotta che, facendo perno sulla Britannia, organizza una
rete di comunicazione commerciale su tutto il nord della Gallia e che
stabilisce basi anche nella Gallia stessa, intorno a Bonomia,
l'attuale Boulogne. Massimiano si reca nel nord della Gallia ma non
riesce ad avere ragione della secessione britannica.
289
Tiridate, sicuramente aiutato da Diocleziano, riesce a mettere in piedi
un esercito che, appoggiandosi sull'orgoglio nazionale e religioso degli
Armeni e su alcuni contingenti di barbari sciti, riconquista il regno,
cacciando i Sassanidi.
290
Massimiano riconosce a Carausio il governo della Britannia.
293
Il numero delle province è quasi triplicato e sfiora il centinaio.
L'Italia, inoltre, viene divisa in numerose aree provinciali,
diciassette, e così non solo ridotta a un trattamento equiparato a
qualsiasi altra terra dell'impero, ma posta in uno specie di 'statuto
speciale'. Le province italiane erano Retia, Venetia, Aemilia, Liguria,
Flaminia, Alpes Cottiae, Tuscia, Picenum
sub-urbicario, Campania, Samnium, Apulia, Lucania, Valeria, Sicilia,
Sardinia e Corsica.
Il decentramento amministrativo consente l'omologazione giuridica
dell'impero e i governatori provinciali, detti iudices,
passano gran parte del loro tempo a giudicare cause legali; questo è il
senso profondo del loro incarico: avvicinare lo stato, e il suo
giudizio, ai cittadini. Contemporaneamente, la riforma dioclezianea lega
le singole aristocrazie cittadine alla collaborazione con l'impero,
imponendo, là dove non esistenti, la formazione di istituti collegiali,
le curie, in ogni municipium. I componenti di questi ministeri, i
curiali o decurioni, esprimono potere amministrativo sulle città e sulla
campagna che la circonda e soprattutto si fanno, istituzionalmente,
garanti della riscossione del gettito fiscale stabilito per la
circoscrizione.
Diocleziano istituisce le diocesi e i vicari, cioè i loro
amministratori. Il termine vicarius starebbe per Praefecti
Praetorii Vicarii, cioè sostituto del Prefetto del pretorio,
segno che la carica e la distrettazione cui si riferiva contenevano
valenze
giuridiche, fiscali e militari. I vicari amministrano le diocesi. Sono,
infatti, istituite dodici diocesi, 'amministrazioni intermedie', in base
all'etimo greco.
Alla testa di questo apparato Diocleziano stabilisce quattro principi,
due Augusti e due Cesari; lo stato è suddiviso in quattro grandi
prefetture, due per l'oriente e due per l'occidente, alla testa di
ciascuna di quelle era un Cesare e / o un Augusto, solitamente
affiancato da un Prefetto del pretorio con ampissime competenze di
controllo fiscale e amministrativo sull'operato di diocesi e province e
da uno staff militare notevole.
Augusto per l'occidente rimane Massimiano Erculeo, al quale è affidata
l'amministrazione diretta della prefettura italica. La residenza
dell'Augusto e della sua corte viene posta in Milano; egli esprimerà da
qui una principalis potestas su tutta la parte occidentale
dell'impero e sul suo Cesare, Costanzo Cloro, mentre governerà
direttamente l'Italia, l'Africa e la Pannonia. Il suo associato, il
cesare Costanzo, risiederà a Treviri, nella Gallia nord orientale e
governerà la Gallia, la Britannia (che al momento era ancora in mano a
Carausio) e la Spagna, cioè vale a dire la seconda prefettura
dell'occidente, quella delle Gallie. In oriente il titolo di Augusto è
riservato a Diocleziano, che in nome della sua età, conserva la
principale potestà sull'altro Augusto, quello creato per l'occidente,
Massimiano Erculeo e, dunque, una
sostanziale supervisione sull'attività amministrativa di tutto lo stato,
orientale o occidentale che fosse. L'Augusto dell'oriente governerà
direttamente, da Nicomedia la prefettura dell'oriente, cioè tutta l'Asia
Minore, la Siria e l'Egitto.
Il suo Cesare, Massimiano Galerio, amministrerà la seconda prefettura
orientale, quella dell'illirico con corte e sede a Sirmio,
lungo il medio corso del Danubio. L'impero è bipartito e, parimenti,
quadripartito.
294
Carausio, il ribelle batavo - romano, è eliminato da un usurpatore, un
certo Alectus, secondo dinamiche interne alla rivolta che sono ignote.
296
Il cesare per l'occidente, Costanzo Cloro, ha ragione di Alectus, e la
secessione britannica è risolta.
Incursione, lungo l'alto corso del Reno, di Alamanni. Costanzo si reca
nella regione, compiendo, di persona, ricognizioni, facendo questo, cade
in un'imboscata vicino all'odierna Langres. Le unità
romane vicine si precipitano, allora, sulla
città, battendo e mettendo in fuga gli
Alamanni verso oriente e il Reno. Poco dopo Costanzo sconfigge
gli Alamanni a
Vindonissa, poco lontano dal fiume.
Sollevazione in Egitto con motivazioni religiose, manichee, e fiscali.
Diocleziano invia 64.000 soldati nella provincia che viene pacificata.
Dopo di ciò Valerio Diocle omologa l'ordinamento tributario e monetario
della provincia a quello del resto dell'impero: antichi privilegi
consuetudinari e localismi economici sono cancellati.
297
Il generale persiano Narsete respinge un esercito Armeno che,
addirittura, cerca di arrivare in Persia, sconfigge Tiridate e rioccupa
l'Armenia. Legittimamente, si lamenta con Diocleziano dell'appoggio
offerto a Tiridate nel passato e nel presente.
Marzo. Diocleziano emana in Nicomedia un editto
persecutorio contro i Manichei
Primavera. Galerio, cesare per l'oriente, chiamato al
fianco di Diocleziano, a Carre, lo stesso luogo di Crasso, subisce
un terribile rovescio ad opera di Narsete.
Aprile - maggio. Dopo la sconfitta di Carre, i pagani
denunciano il fatto che gli auspici pur favorevoli non erano stati
rispettati per il fatto che molti nel sacro comitato non sacrificavano
agli Dei. Si diffonde, così, un movimento per il quale tutti i 'palatini',
cioè le guardie imperiali e, poi, tutto l'esercito si deve recare a
sacrificare agli dei. Il provvedimento non nomina i cristiani, ma
l'obbligo del sacrificio li implica: i cristiani si contraddistinguevano
da quasi tutte le novae religiones per il loro rifiuto del
sacrificio. Il movimento persecutorio è incruento e limitato nel tempo,
durerà pochi mesi e non comporterà altro che l'allontanamento
dall'esercito di chi non compie il sacrificio. L'azione di Diocleziano
rivela molta indecisione: tra i palatini rimarranno molti
cristiani e neppure apostati.
Estate. Galerio guida la controffensiva romana in
Armenia che conquista.
Autunno. La Mesopotamia è invasa dai Romani. Narsete
chiede pace, Diocleziano la concede. In primo luogo, secondo l’antico
progetto di Nerone, l’Armenia ridiventa un protettorato romano. In
seconda istanza, Diocle, dopo numerosissimi scontri, contrasti e
affrontamenti diplomatici, riesce a ottenere che Nisibi, città in buona
parte romanizzata e posta sulle rive dell’Eufrate, sia il portale
obbligatorio per tutti i commerci dalla Persia verso il Mediterraneo.
297 - 298
Seguendo Aureliano, Diocleziano rinforza il danarius facendo
aumentare la presenza di argento nella lega e riprendendo i tipi
aurelianei di monetazione (il danarius XXI).
301
Emissione dell'edictum de pretiis rerum venialum. Con la legge
i quattro tetrarchi sottoscrittori si propongono di risolvere i problemi
interni e soprattutto quel fenomeno preoccupante che manda in
rovina la maggior parte delle fortune e cioè una bramosia di
arricchimento e speculazione economica insaziabile; si legge nel
preambolo che al centro di questa aspirazione smodata all'arricchimento
stanno due categorie di uomini, gli improbos et immodestos,
cioè i disonesti e gli sfrenati, formate da autentici complottatori
verso il genere umano “sine respectu generis humani” (“privi di
rispetto verso il genere umano”) e che d'ora innanzi verranno stabiliti
per legge “quae pretia in singularum rerum vendicionibus excedere
nemini licitum est” e cioè “i prezzi di vendita cosa per cosa che
non è permesso a nessuno di oltrepassare”. Insomma si redige un immenso
calmiere sui prezzi, intesi e compresi tutti i costi, sia quello delle
singole merci, sia quello della forza lavoro. Se da una parte, quindi,
si stabilisce un maximum sui prezzi delle merci, dall'altra lo
si stabilisce sui salari e le singole prestazioni d'opera. La legge
prende in considerazione ben trentasette classi di merci e di
prestazioni rilevanti sotto il profilo economico: tra quelle sono i
cereali, i vini, gli oli, le carni, il pesce, gli ortaggi e la frutta,
le paghe degli operai, le pelli conciate e no, le calzature, le materie
minerarie, la legna, i prezzi dei trasporti terrestri e quelli marini,
l'abbigliamento, i prodotti tessili e via discorrendo. Alla fine,
all'interno di queste classi, sono stabiliti i massimali, espressi in
denarii, per circa duemila merci e prestazioni d'opera.
302
Le merci calmierate spariscono, si diffonde il mercato nero. Diocleziano
reagisce inviando l'esercito a requisire granai
nascosti. Si comminano numerosissime condanne a morte poiché lo stesso
preambolo del decreto
equipara i reati di quel tipo ad autentici 'crimini contro l'umanità'.
Alla fine, però, l'imperatore deve cedere: appena un anno dopo
l'emanazione, l'editto sui prezzi viene ritirato.
303
Febbraio. Emanazione del primo editto generale contro i
cristiani: si rivolge contro chiesa come istituzione, decretandone lo
scioglimento e l'illegalità, e alle professioni di fede
nell'amministrazione dello Stato, proibendole e sanzionandole. Al di
fuori di questi due ambiti, nel quale va incluso l'esercito, è ancora
possibile essere cristiani: basta accontentarsi di professare quella
fede privatamente e in maniera disorganizzata e infatti non ci sono
misure neppure contro chierici e vescovi, in quanto persone fisiche.
L'applicazione dell'Editto è abbastanza uniforme, una volta sottolineata
la tiepidezza di
Costanzo Cloro. Nei Balcani Galerio lo applica inflessibilmente, così
pure l'Augusto dell'occidente e pagano convinto, Massimiano Erculeo, che
mette a ferro e fuoco le diocesi italiane e africane. Diocleziano, al
contrario, all'inizio manifesta notevole moderazione, poi due incendi
devastano il palazzo dell'Augusto a Nicomedia, dei quali sono da alcune
parti accusati i cristiani, e la persecuzione diviene radicale, anzi
oltrepassa lo spirito stesso del decreto: si mandano a morte vescovi e
diaconi senza l'ombra di un processo e tutti a Nicomedia saranno
obbligati al sacrificio, cosa che l'editto del febbraio non prevedeva.
Emanazione del secondo e terzo editto contro i cristiani in base ai
quali si esige da tutto il clero superstite di sacrificare agli dei:
vale a dire tutti gli ecclesiastici (diaconi e presbiteri) sono
obbligati al sacrificio, in alternativa è il martirio.
Costanzo Cloro, cesare per l'occidente, rifiuta di applicare i due
editti e si limita a far osservare il primo.
Novembre. Celebrazione
del giubileo di Diocleziano in Roma. Incontro tra i due augusti:
Diocleziano e Massimiano. Diocleziano manifesta l'intenzione di dare le
dimissioni in occasione del ventennale del suo governo e anche
Massimiano le consegnerà.
304
Emanazione del quarto editto contro i cristiani, anche questo non
sottoscritto dal tetrarca Costanzo Cloro. In quello viene esteso a tutti
i cristiani, senza distinzione di censo, di ruolo organizzativo e senza
limite geografico, l'obbligo di sacrificio agli Dei. Tutto questo si
traduce in un vero massacro sulla sponda meridionale e orientale del
Mediterraneo proprio là
dove i cristiani erano maggioranza. Non conosciamo il numero delle
condanne capitali e dei martirii, ma dovette essere notevolissimo,
probabilmente la persecuzione provocò più di centomila condanne
capitali, anche perché l'editto in oriente rimarrà valido ben oltre
l'abdicazione di Diocleziano.
305
Maggio. Diocleziano in Nicomedia e Massimiano in Milano si
dimettono dall'impero. Galerio diventa augusto per l'oriente e Massimino
Daia cesare. In occidente, al posto di Massimiano, viene nominato Cesare
Severo, mentre Costanzo Cloro diviene augusto per l'occidente.
306
Il figlio di primo letto di Costanzo Cloro lascia l'oriente e si reca in
Gallia, contro le aspettative di Galerio. Costanzo Cloro, da tempo
malato, muore ad Eburacum (York).
Luglio. Costantino viene acclamato dai legionari cesare
delle Gallie in sostituzione di Costanzo Cloro. Costantino invia una
lettera all'Augusto dell'oriente, ormai divenuto Augustus Senior,
nella quale, rammaricandosi dell'impulsività delle sue
truppe, dichiara che avrebbe preferito attendere un'investitura
istituzionale dalle mani di Galerio. Galerio conferisce a Costantino il
titolo di Cesare delle Gallie, relegandolo all'ultimo rango tra i
tetrarchi.
Settembre. Il Senato si allea con i pretoriani
superstiti, aizzando la plebe di Roma contro le autorità costituite e
richiede un imperatore romano e italiano e censura la tirannia
degli imperatori - contadini stranieri. I torbidi sono gravissimi, anche
perché, Severo, l'Augusto dell'occidente si trovava in Africa per alcune
operazioni militari. Al centro del colpo di mano sono due tribuni
pretoriani e un commissario agli approvvigionamenti della città di Roma,
che contattano Massenzio, figlio di Massimiano, armano il pretorio
e si impadroniscono della città. Si verificano scontri, il prefetto
della città e molti magistrati cercano di resistere, ma Massenzio e i
suoi hanno ragione di ogni opposizione, anche grazie all'appoggio del
popolo. Immediatamente dopo Massenzio revoca ogni provvedimento anti -
cristiano e organizza un esercito 'nazionale' ovverosia italiciano.
Autunno. Severo si rinchiude con la flotta, che gli era
rimasta fedele, in Ravenna. Massenzio assedia la città senza molta
convinzione.
307
Massenzio prende Ravenna e Severo viene eliminato. L'Augusto
dell'oriente scende in Italia, con un esercito molto grosso,
dall'Illirico, che provvisoriamente affida all'amministrazione di un suo
fedele, Licinio. Massenzio ha l'astuzia di non affrontare il nemico
frontalmente, ma di sfiancarlo con azioni di disturbo, per di più non
una città apriva le sue porte all'Augusto e poderi, cantine e granai si
fanno trovare vuoti. Galerio arriva fino a Narni, offrendo la
possibilità di un compromesso al Senato e a Massenzio: si aspetta un
accordo e trova un netto rifiuto. Galerio si ritira.
308
Massimiano cerca di convincere, inutilmente, suo figlio Massenzio a
riconoscere gli altri tetrarchi, ma Massenzio rifiuta. Propone anche a
Costantino la sua presidenza in occidente ma anche Costantino rifiuta. A
Carnunto Massimiano e Diocleziano si incontrano ma Diocleziano ribadisce
l'ordinamento tetrarchico uscito dal 306: Galerio come Augusto
principale e dell'oriente, Massimino Daia Cesare per quell'area, mentre
è nominato Augusto per l'occidente Licinio, il
collaboratore di Galerio, e Cesare per le Gallie Costantino. Viene
delegittimato il governo italiciano e africano di Massenzio.
310
Massimiano cerca di assumere il titolo di Augusto per l'occidente e di
esercitare la tutela su Massenzio. Il Senato e la città di Roma si
schierano dalla parte di Massenzio e Massimiano è condannato all'esilio.
Massimiano si reca prima nell'illirico e poi in Gallia dove cerca di
usurpare il titolo di Costantino, ma viene sconfitto e ucciso a
Marsiglia.
311
Galerio si ammala e decide di abrogare la persecuzione. Nell'editto di Serdica
che stabilisce la fine del processo persecutorio, Galerio chiede ai
cristiani di pregare per la sua salute presso il loro Dio. Poco tempo
dopo muore e gli succede Massimino Daia come Augusto per l'oriente.
Costantino scende in Italia e batte a Torino gli eserciti di Massenzio,
occupando subito dopo Milano. Presso Verona ottiene una seconda vittoria
e si dirige verso Roma. A Saxa Rubra, località a nove miglia
da Roma, la cavalleria gallica dimostra la sua supremazia su quella
africana che componeva le schiere del figlio di Massimiano e in generale
l'esercito e la fanteria gallicane riescono ad avere ragione
di quelle italiciane; i legionari italiciani, non
dimostrando grande valore e prendendo atto di una situazione tattica
sfavorevole, abbandonano le insegne e si danno alla fuga, di fronte alla
carica dei pedoni gallici. Sul ponte Milvio, cercando di rientrare in
Roma per organizzare un'estrema difesa, Massenzio è aggredito da
alcuni popolani e, gettato nel Tevere, vi affoga.
312
Inverno. Lettera di Costantino a Anulino, proconsole
d'Africa, nella quale chiede al suo collaboratore che vengano risarcite
le comunità cristiane dei danni subiti durante la persecuzione e che
vengano stanziati dei fondi statali al fine di finanziarie le opere di
culto dei cristiani e il locale episcopio.
313
Febbraio. Editto di Milano. Costantino e Licinio cesare per
l'oriente (Illirico) sottoscrivono un editto di tolleranza generale in
campo religioso.
Primavera. Massimino Daia, augusto per l'oriente,
ripudia l'editto e l'intesa tra Costantino e Licinio, traghetta il suo
esercito oltre il Bosforo ed espugna Bisanzio. Ad Eraclea, però, è
battuto da Licinio ed è costretto a riparare in Anatolia, dove, a Tarso,
trova la morte dopo aver emanato un editto che abrograva la persecuzione
contro i cristiani. Seguono terribili epurazioni: l'intera famiglia di
Massimino viene sterminata e ogni suo partigiano, tra quelli anche la
moglie e la figlia di Diocleziano, condivide quella sorte.
Costantino nomina un Cesare e sostituto per l'occidente, Bassiano, al
quale ha dato in sposa sua sorella, Anastasia, e affida a quello il
governo di Italia e Africa. Licinio esprime il suo consenso,
segretamente, però, si mette ad adulare Bassiano, proponendogli
l'usurpazione in occidente.
314
Licinio suscita l'usurpazione di Bassiano, ma il complotto è scoperto e
Costantino destituisce il cognato. In conseguenza di questi eventi si
verificano, addirittura, alcune scaramucce e provocazioni di confine tra
le due partes dell'impero; la più grave di quelle occorre a Emona
Iulia, località della Pannonia superiore, posta a poche miglia
dal confine con l'Italia. Qui le truppe dell'Augusto dell'oriente
oltraggiano, abbattendole, le statue di Costantino; Costantino, radunato
in fretta e furia un esercito di appena ventimila uomini passa il limite
ed entra in Pannonia. A Cibale, nel cuore della provincia, Costantino
mette in rotta l'esercito di Licinio. La ritirata dell'imperatore
dell'oriente è ordinata e non precipitosa.In Tracia a Campus
Mardiensis si verifica un secondo e terribile scontro; si
combatté dalla mattina alla sera e, infine, durante la notte, Licinio si
decide a ripiegare in Macedonia.
Ottobre. Si giunge, dunque, a un trattato tra
Costantino e Licinio. In quello i due imperatori stabiliscono la
designazione di tre cesari nei loro figli, cosicché sono nominati Cesari
di Costantino i suoi due figli Crispo (avuto dalla prima moglie) e
Costantino il Giovane (avuto dalla seconda consorte, la figlia di
Massimiano, Fausta) e Crispo, infatti, ottiene immediatamente il comando
del fronte del Reno. Per parte sua Licinio, nomina suo figlio omonimo.
Il secondo punto del trattato decrive un'inopinata e rivoluzionaria
ripartizione della prefettura illiriciana che fino a quel
momento era rimasta sotto il controllo indiscusso della parte orientale
dell'impero. Ebbene di quella prefettura le diocesi pannonica, mesica e
macedone vengono affidate a Costantino e cioè all'occidente, mentre la
Tracia rimane all'oriente.
Il concilio di Arles, sponsorizzato da Costantino, condanna il Donatismo
e inizia la persecuzione contro la corrispondente chiesa eretica
africana.
315 - 319
Costantino, affidato il governo della Gallia a Crispo, si stabilisce nei
Balcani dove combatte contro Goti e Slavi.
317
Costantino vieta l'aruspicina privata
320
Costantino abbandona nella monetazione ogni riferimento al culto di
sole.
324
Costantino, con un esercito di centomila uomini, dall'illirico attacca
la Tracia. Terribile scontro intorno a Bisanzio nel quale Licinio è
sconfitto e costretto a rifugiarsi nella città.
Luglio. Costantino assedia Bisanzio, mentre Licinio
indice leve in Bitinia e nomina cesare per l'oriente Martiniano. Crispo,
alla guida alla flotta, sconfigge Amando, ammiraglio di Licinio, nel
Bosforo. Bisanzio capitola e Licinio si rifugia in Asia minore.
Settembre. A Crisopoli Costantino sconfigge l'esercito
di Licinio. In una cerimonia sconvolgente l'augusto dell'oriente si
presenta a Costantino, chiedendo perdono per le suo colpe e gettando la
porpora ai piedi del vincitore, dopo di che si prostra ai suoi piedi,
implorando il dominus et deus. A Licinio furono concesse le
sue sostanze e un lussuoso esilio in Tessalonica.
Costantino, dopo un sogno, decide di ampliare Bisanzio e di eleggerla a
sede palatina permanente.
325
Licinio viene accusato di un complotto, condannato a morte e ucciso.
Su proposta di Costantino si svolge a Nicea il primo concilio ecumenico
della cristianità per dirimere la controversia sorta intorno al pensiero
trinitario di Ario. L'imperatore si limita a inviare un indirizzo
all'assemblea nel quale la esorta a non dilungarsi troppo in questioni
che definiva “incomprensibili e arcane” e invece di cercare un
compromesso onorevole per tutti. L'imperatore manifesta, tra le righe,
una certa simpatia per l'arianesimo. Il futuro vescovo di Alessandria,
Atanasio, riesce invece a fare passare la teoria universalmente nota
come credo Niceno. Si stabilisce che Padre, Figlio e Spirito Santo
condividono e appartengono alla stessa natura, alla stessa ousia,
sono homousoi, cosostanziali; all'interno di questa medesima
sostanza ci sono tre persone che rappresentano un particolare modo di
essere di una sola entità. Caratteristica del Padre e del suo
particolare modo di essere è quella di essere ingenerato; caratteristica
del Figlio è quella di essere generato dall'eternità del padre e dunque
di essere generato, di essere uomo, senza essere vincolato alla normale
biologia riproduttiva dell'uomo, cioè di essere, a tutti gli effetti,
prodotto umano del divino; caratteristica del terzo modo di essere, lo
Spirito Santo, è di 'procedere' dal padre. Gran parte dei convenuti,
soprattutto dalle diocesi orientali, se ne tornano nelle loro sedi mal
convinti. I più brillanti critici di Ario, e cioè Atanasio, Marcello e
Eustazio si ritrovarono vescovi di Alessandria, Costantinopoli e
Antiochia.
327 - 328
Dopo l'esilio di Ario e un grande processo persecutorio contro le chiese
ariane, i rigori della legge si mitigano e la persecuzione contro gli
ariani cessa.
330
Finiscono i lavori di ampiamento di Bisanzio.
Il vescovo di Alessandria, Atanasio, acceso anti - ariano, viene
confinato dall'imperatore in Gallia a Treviri.
336
Riabilitazione di Ario che viene richiamato dal confino.
337
Maggio. Muore a Nicomedia Costantino. Il testamento
dell'imperatore stabilisce cinque successori al suo impero.
Innanzitutto i suoi tre figli, Costantino il giovane, Costante e
Costanzo e i figli di suo fratello, Dalmazio e Annibaliano.
Settembre. Solo a quattro mesi dalla sua morte termina
l'emissione di atti e provvedimenti pubblici controfirmati
dall'imperatore appena scomparso. Costanzo, figlio intermedio di
Costantino, impugna il testamento ufficiale del padre, lo dichiara un
falso e rende pubblico un secondo testamento che diminuisce le pretese
di governo del ramo cadetto e di
Dalmazio junior. Il nuovo testamento di Costantino e il suo
contenuto incontra la simpatia degli ambienti militari: le legioni si
schierano dalla parte di Costanzo e del suo documento e acclamano i suoi
tre figli di letto, Costantino II, Costanzo e Costante, imperatori. Il
fratellastro di Costantino, Dalmazio senior, insieme con il
cesare per l'Illirico, suo figlio Dalmazio
junior, sono uccisi; il rex regum Annibaliano
subisce la medesima sorte. Viene ucciso anche Giulio Costanzo, secondo
fratellastro del principe scomparso, mentre i suoi due figli, Gallo e
Giuliano, rispettivamente di undici e sei anni, sono risparmiati solo in
ragione della loro giovane età. Altri componenti meno noti del ramo
cadetto, di quella genealogia che veniva da Costanzo Cloro e la sua
legittima sposa Teodora, subiscono la stessa sorte: si scrive di un
centinaio di esecuzioni sommarie.
Fine anno. A Viminacium si riuniscono i tre
figli di letto di Costantino che divisero l'impero: la parte occidentale
dell'impero è affidata a Costante, il più piccolo dei figli di
Costantino, all'intermedio, Costanzo, ormai a tutti gli effetti Costanzo
II, viene assegnato l'oriente, Costantino II, il maggiore dei tre, ha
una sorta di alta tutela sull'occidente e, dunque, su Costante e inoltre
l'amministrazione diretta ma provvisoria delle Gallie in quella parte
dell'impero e, segno non da poco, il diritto di residenza nella nuova
capitale fatta costruire dal padre, Costantinopoli. Costanzo II richiede
una sostanziale riabilitazione degli ariani. Costantino II e Costante si
oppongono e soprattutto il primo, valendosi della maggiore età, obbliga
Costanzo II ad abiurare ogni simpatia ariana e a reintegrare,
dall'esilio in Treviri al quale era stato destinato da Costantino nel
330, il patriarca Atanasio sul seggio di Costantinopoli.
338 - 339
In occasione dell'inaugurazione della basilica di Antiochia, una sinodo
orientale elabora una canonica dalle sfumature semi – ariane, dove la homousia,
la consunstanzialità, non trova posto tra i suoi venticinque articoli.
La sinodo decide, inoltre, della deposizione di Atanasio dal patriarcato
alessandrino. Costanzo II appoggia le risoluzioni dell'assemblea
episcopale e le applica. L'insediamento del sostituto di Atanasio alla
cattedra patriarcale assume i contorni di un'operazione militare e di
ordine pubblico; Gregorio, il nuovo patriarca designato, entra in
Alessandria, accompagnato da Filagrio, il prefetto per l'Egitto, e da un
buon numero di soldati. Atanasio si rifugia in occidente e più
precisamente a Roma presso Papa Giulio I e si pone sotto la protezione
dell'augusto Costante.
340
Il pontefice fa dichiarare da una sinodo riunita in Roma ingiusta e
illegittima la deposizione di Atanasio. La chiesa orientale e quella
occidentale, così, si separano: tra le sinodi di Antiochia e di Roma
era, infatti, aperta contrapposizione.
Dalle Gallie, dove esercita un governo diretto ma provvisorio,
Costantino II scende in Italia con un atto di guerra aperta contro
Costante che amministra Italia e Illirico. Ad Aquileia le truppe di
Costantino II sono battute e il primogenito dello scomparso imperatore
viene catturato e ucciso. La situazione si semplifica ulteriormente e
l'impero risulta bipartito: il giovane Costante nelle Gallie, Africa,
Italia e nord dell'Illirico e Costanzo II nel sud dell'illiriciano e in
tutto l'oriente.
343
Concilio di Serdica. Costante riesce a contrattare con il
collega all'impero la convocazione di un grande concilio episcopale che
ha l'obiettivo di riportare l'unità nicena nella chiesa e nell'impero,
dopo la diaspora rappresentata dalle due sinodi contrapposte di Roma e
Antiochia del 338 / 339. L'assemblea degenera in rissa e i vescovi
orientali abbandonano il concilio e si riuniscono autonomamente a
Filippopoli, che era poco distante da Serdica ma nei territori
amministrati direttamente da Costanzo II. Da Filippopoli la sinodo
orientale scaglia anatema contro Atanasio, poi contro Marcello di
Ancyra e infine e addirittura contro il vescovo di Roma, Giulio I. Per
parte loro i vescovi occidentali, che continuano a rimanere riuniti in
Serdica, stabiliscono l'importantissimo principio dell'ultimativo e
decisivo diritto di appello al vescovo di Roma e della estrema e
inconfutabile decisionalità del Papa.
346
Reintegro di Atanasio al seggio episcopale di Alessandria dopo forti
pressioni di Costante su Costanzo II.
348
Costante emette un conio di moneta di rame rinnovata: insomma si batte
un danarius pesante, una moneta divisionale con maggior potere
d'acquisto e capace di girare tra le classi meno abbienti. Costante
ritira tutti i vecchi denari, la cosiddetta pecunia vetus, il
cui uso diviene illegale.
348 - 350
Rivolta in Gallia contro il ritiro della pecunia vetus.
Magnenzio era era figlio di un non latinizzato, un uomo di madre
lingua celtica, che non era stato donato di cittadinanza, e dunque un dediticius,
e di una donna barbara, una franca, appartenente alla sua guardia
personale e allo stato maggiore dell'esercito e prende la guida della
rivoluzione.
350
Gennaio. Costante cerca di fuggire in Spagna ma viene
raggiunto dai ribelli e ucciso.
Febbraio. Magnenzio scende in Italia e a Roma si
insedia una prefettura urbana composta esclusivamente da suoi seguaci e
simpatizzanti.
Marzo. Il magister militum Vetranione,
che era investito del comando militare dell'area illiriciana e risiedeva
nella parte
meridionale della penisola balcanica, intorno a Serdica,
prende la porpora, usurpando il titolo di Costanzo II.
Giugno. A Roma, alle spalle delle avanguardie
dell'usurpatore gallicano che ormai si trovavano nei Balcani, assume la
porpora Nepoziano, che faceva parte del ramo cadetto della famiglia
costantinide.
351
Primo concilio a Sirmio per ricucire le divergenze
tra ariani e cattolici.
Marzo. Costanzo II affida a Gallo, figlio di Giulio Costanzo
e fratello maggiore di Giuliano, il futuro imperatore, l'amministrazione
delle cose dell'oriente, dandogli in moglie sua sorella Costanza.
Massenzio sconfigge Nepoziano e riprende il controllo di Roma.
Primavera. Costanzo II sbarca nei Balcani e sottomette
l'usurpatore Vetranione che rinuncia alla porpora.
Maggio. A Gerusalemme si verificano, secondo le fonti,
miracolose apparizioni, anomale manifestazioni solari e getti di luce,
si forma, poi, nel cielo una croce che viene interpretata come un segno
inequivocabile della preferenza di Dio verso l'imperatore in carica. Le
zecche di stato illiriciane, durante la campagna di Costanzo II e la sua
risalita nei Balcani, coniano monete che portano l'iscrizione in
hoc signo victor eris (“sotto questo segno sarai vincitore”) che
sono una chiarissima reminiscenza e un diretto richiamo all'ideologia
del fondatore della dinastia.
Estate. Le truppe di Costanzo II sono sconfitte da
quelle di Magnenzio in Slovenia e costrette a ritirarsi verso sud.
Settembre. A Mursa, in Croazia, i legionari gallicani,
britanni, spagnoli e italiciani di Magnenzio affrontano quelli
illiriciani e orientali di Costanzo. Sul campo di battaglia rimangono
cinquantaquattromila uomini, la diserzione e il tradimento di un
generale di Magnenzio, Claudio Silvano, permettono la vittoria
dell'imperatore legittimo.
352
Primavera. Penetrato in Italia, Costanzo II sconfigge
nuovamente Magnenzio ad Aquileia, che si ritira in Gallia.
Decenzio, figlio di Massenzio, è sconfitto da Franchi e Alamanni e
Treviri si ribella passando dalla parte dell'imperatore legittimo.
353
Gli eserciti di Costanzo II passano le Alpi ed entrano in Gallia, a mons
seleucus Magnenzio è nuovamente sconfitto e costretto a
barricarsi in Lione.
Agosto. Lione insorge e Magnenzio viene ucciso.
Costanto II emana un editto persecutorio contro il paganesimo che, però,
rimane inapplicato.
354
Costanzo II ottiene alcuni successi contro le tribù alamanne del
meridione e costringe i loro re Gundomado e Vadomario a trattati di
pace.
Sotto gli auspici di Costanzo un concilio convocato a Arles condanna
nuovamente all'esilio e alla destituzione il patriarca di Alessandria
Atanasio.
In oriente numerose città si ribellano alla politica dirigista in campo
economico di Gallo Costanzo, che reagisce instaurando un regime del
terrore contro speculatori e accapparratoti. Costanzo II richiama Gallo
Costanzo in occidente e a Pola viene arrestato e giustiziato.
355
Costanzo II lascia la Gallia e stabilisce la sua residenza e base
operativa a Milano.
Concilio episcopale a Milano che ribadisce l'esilio di Atanasio.
Agosto. Il generale Silvano, in Colonia, si ribella e
viene acclamato imperatore dalle sue legioni.
Settembre. Silvano viene ucciso da emissari di Costanzo
II.
Novembre. Giuliano, figlio minore di Giulio Costanzo,
viene nominato da Costanzo II cesare per l'occidente.
356
Giuliano, cesare delle Gallie, da avvio a una drastica riduzione delle
imposte che gli inimica il prefetto del pretorio Florenzio.
357
Seconda sinodo a Sirmio tra ariani e cattolici.
Papa Liberio che non accetta la mediazione tra ariani e cattolici
caldeggiata dall'imperatore viene condannato all'esilio.
Costanzo II si reca a Roma per celebrare il ventennale, vicennalia,
del suo governo. Fa visita e onora i templi pagani e subisce una grave
contestazione da parte dei cristiani che mentre era al circo della
capitale, probabilmente dopo aver emanato il provvedimento contro il
papa, lo aggredisce urlandogli contro un emblematico slogan: “Un solo
Dio, un solo Cristo, un solo vescovo!”. A Costantinopoli i torbidi sono
ancora più gravi: un generale viene incaricato dall'imperatore di
rimuovere il vescovo della città, applicando contro di quello un
provvedimento penale, la folla infuriata assale la residenza del
militare e lo uccide.
Dopo sei anni di assenza, Costanzo II rientra in oriente.
Estate. Giuliano attacca gli Alamanni oltre il Reno,
predisponendo un piano di aggiramento del nemico da realizzare con
l'ausilio del generale Barbazione e che avrebbe valicato i
passi alpini da Sud, penetrando in Alsazia da mezzogiorno.
Questo piano fallisce per la dura sconfitta subita da Barbazione e il
generale, che faceva parte dell'entourage di Costanzo II, ripara in
Milano. Gli Alamanni, comandati da Cnodomario, cercano di sfruttare il
momento favorevole attaccando Giuliano nei pressi di Strasburgo.
Giuliano, allora, in persona riorganizza l'esercito, recupera i resti
dell'armata e sconfigge gli Alamanni, facendo prigioniero il re
Cnodomario.
358
Primavera. Giuliano riprende le ostilità contro i Franchi
Salii, nelle Fiandre, e li sconfigge più volte fino al punto di ottenere
da quelli lo stato di ausiliari e cioè di alleati dell'impero. Poi,
superata la Mosa, respinge i Franchi Camavi oltre il Reno.
Seconda campagna di Giuliano contro gli Alamanni: i Romani occupano
molte aree oltre il Reno.
359
Terzo concilio a Sirmio dove si afferma che Cristo era 'homoios
kata panta' cioè “uguale in tutto e per tutto” al Padre.
Soprattutto si abbandona la categoria dell'ousia, della
sostanza e conseguente consustanzialità, nel dibattito, rifacendosi
direttamente al testo evangelico che mai aveva fatto riferimento a una
tale dialettica e a categorie simili e si sgombrava così il campo dalle
contaminazioni filosofiche elleniche in quel campo.
I persiani espugnano la fortezza di Amida in Mesopotamia.
Terza campagna di Giuliano contro gli Alamanni.
Giuliano emargina il prefetto del pretorio Florenzio
dall'amministrazione dell'occidente.
Costanzo II, dopo la sconfitta subita ad Amida, chiede a Giuliano di
inviarli truppe. Giuliano avverte l'inviato dell'imperatore del fatto
che si era personalmente impegnato con le truppe ausiliarie promettendo
loro che non avrebbero varcato le Alpi e che sarebbero rimaste vicine
alle loro famiglie. Costanzo e il suo tribuno sono irremovibili e
Giuliano allora convoca le quattro legioni interessate al trasferimento
e tutti i distaccamenti di ausiliari destinati all'oriente davanti a
Parigi.
360
Febbraio. La notizia della convocazione e la motivazione di
quella si diffondono nelle Gallie: le mogli dei soldati pretendono
di poterli seguire in oriente. Giuliano accetta la richiesta. Numerose
comunità si dichiarano disposte a sbarrare la marcia dell'esercito verso
l'oriente, denunciando i rischi di un depotenziamento militare
dell'area, e si diffondono timori panici in tutte le Gallie. L'esercito,
convocato davanti a Parigi, anziché partire, si ammutina, circonda
Giuliano nella sua residenza e la espugna, dopo un vero e proprio
assedio durante il quale il cesare si barrica nei suoi appartamenti.
Alla fine i legionari, penetrati nel palazzo, gli chiedono di indossare
la porpora. Giuliano dopo qualche esitazione accetta.
Giuliano scrive a Costanzo una lettera nella quale ammette
l'irregolarità della sua nomina, e si firma ancora cesare, ma chiede
all'imperatore di ratificare l'accaduto: lui per parte sua avrebbe
continuato a governare, come augusto, Britannia, Gallia e Spagna, cioè
ciò che già amministrava. Soprattutto rivendica la sua autonomia
amministrativa sulla regione e la
specificità di quella.
Florenzio e Ursicino, ministri di Giuliano legati a Costanzo, vengono
esclusi dal governo e fuggono in oriente. Vengono epurate le
amministrazioni gallicane dei sostenitori dell'imperatore legittimo.
Nel suo rescritto Costanzo II rifiuta ogni riconoscimento, chiede
a Giuliano di rinunciare al titolo di augusto e di subordinare il suo
operato nell'area agli indirizzi e agli uomini che l'imperatore aveva
scelto per quella. La lettera dell'augusto dell'oriente viene letta in
una tumultuosa assemblea militare. Nebridio, nuovo prefetto del pretorio
per le Gallie, nominato da Costanzo II e accettato anche da Giuliano,
prova a difendere la legittimità delle richieste dell'imperatore.
L'assemblea militare, però, insorge e Nebridio è salvato dalla rabbia
dei legionari solo dal mantello di Giuliano, che ne coprì il corpo, allo
scopo di preservarne la vita. Nebridio, pur avendo salva la vita, è
deposto dalla carica e al suo posto viene nominato Sallustio Salace, un
sicuro collaboratore del cesare dell'occidente.
Giuliano concede loro un'amnistia generale e la possibilità di
arruolarsi nelle legioni a tutti i rebelles gallicani che non
avevano disarmato dopo la sconfitta di Magnenzio.
Giuliano abbandona pubblicamente il cristianesimo e abbraccia il
paganesimo nella versione solariana.
361
Giuliano attacca l'oriente. Un corpo di spedizione, passa le Alpi della
Savoia, attraversando le regioni montuose di Norico e Rezia; una seconda
armata scende in Italia, percorrendo la pianura padana e giunge alle
Alpi Giulie; un terzo esercito, osservando un cammino più spregiudicato
e posto sotto il diretto comando del principe, entra nel cuore dei
territori dei Germani, attraversa la foresta nera e sbuca intorno
all'odierna Vienna. L'esercito di Giuliano appare, quasi improvviso e
non avvistato, a sole diciannove miglia da Sirmium, capitale
della prefettura dell'illirico. Il governatore dell'illirico, fedele a
Costanzo, perde la testa e fugge, abbandonando la piazzaforte e l'antica
residenza palatina.
Estate. Conversione pubblica al paganesimo di Giuliano.
Novembre. Costanzo II muore a Tarso per un'improvvisa
malattia.
Fine anno. Giuliano entra in Costantinopoli dove onora
le esegue dell'imperatore appena scomparso. Il senato di Costantinopoli
proclama Giuliano imperatore. Seguono severe epurazioni
nell'amministrazione centrale dello stato: il magister equitum
Arbizione, costituisce un tribunale in Calcedonia e presieduto da
Salustio che condanna alla pena capitale il ciambellano Eusebio, Paolo
Catena e Apodemio, il comes largitionum Ursulino, l'ex
prefetto della Gallia Florenzio, che evita l'arresto fuggendo, e i
funzionari Gaudenzio e Artemio. Vengono ridotti i ruoli dei notarii, del
personale della burocrazia centrale e licenziati la stragrande
maggioranza dei delatori del fisco, i cosiddetti agentes in rebus
e i curiosi che al contrario era stati altamente stimati
durante il governo di Costantino e di Costanzo II. Poi si forma una
nuova squadra di governo, radicalmente diversa da quella precedente.
Suoi collaboratori sono Salustio, Euterio, Oribasio, Anatolio,
Mamertino, Ninfidiano e Memorio. Oltre alle guide spirituali di
Giuliano, Massimo e Prisco, il nuovo imperatore intrattien a corte i
suoi vecchi maestri Mardonio, Nicocle ed Ecebolio, lo zio Giulio
Giuliano, i cristiani Cesario, medico e fratello di Gregorio di
Nazianzo, Aezio e Proeresio. I suoi luogotenenti militari sono i magistri
equitum Gioviano, Nevitta e Arbizione, e il magister
peditum Agilone, che era un alamanno.
362
Viene emesso un editto di tolleranza generale in materia religiosa, in
base al quale vengono ricostituite le scuole filosofiche e gli studi
pagani. Atanasio, patriarca di Alessandria, viene reintegrato nel suo
seggio. Cessano le persecuzioni contro i Donatisti in Africa.
Giuliano riprende la campagna contro i Persiani.
363
Giuliano occupa la Mesopotamia ed espugna Ctesifonte. Attraversa anche
il Tigri, entrando in Persia.
Giugno. Durante un'azione militare l'imperatore viene
colpito da una freccia e muore qualche giorno dopo.
Luglio. Dopo il rifiuto di Sallustio Salace, viene
scelto come nuovo Augusto il magister militum Gioviano.
Gioviano decide di sospendere immediatamente le ostilità e ritira
l'esercito romano dietro all'Eufrate, concludendo una pace troppo
affrettata con i Sassanidi che concede loro lo strategico portale
commerciale di Nisibi. Sapore ottiene, inoltre, il protettorato su
Armenia e Iberia.
Il nuovo imperatore revoca la legislazione filo - pagana di Giuliano.
364
Luglio. Gioviano muore ad appena trentatrè anni di malattia
in Bitinia. I ministri centrali e i prefetti del pretorio si riuniscono
e propongono a Valentiniano, comandante della guardia imperiale, di
assumere la porpora.
Agosto. Valentiniano associa all'impero suo fratello
Valente che diventa reggente per l'oriente.
365
Un generale nostalgico e cugino di Giuliano si ribella, alcune legioni
lo seguono e marcia su Costantinopoli, in assenza di Valente.
Settembre. Il senato acclama Procopio augusto.
366
Alla morte di papa Liberio, la comunità cristiana si divide in ordine
alla sua successione e si scatena una vera guerra tra i sostenitori di
Damaso e quelli di Ursino. Ursino si fa portavoce di una netta
opposizione e condanna dell'arianesino e contemporaneamente di una più
incisiva lotta contro il paganesimo, mentre Damaso propone strade di
mediazione verso il
movimento eretico e la maggioranza pagana. I torbidi sono gravissimi:
imboscate mortali contro i seguaci dell'uno, seguite da ritorsioni dei
sostenitori dell'altro; il prefetto della città, Pretestato, pagano ed
estraneo agli eventi, preferisce, infine,
ritirare sé e i suoi armati nei sobborghi di Roma, onde mettersi al
riparo dalla guerriglia che si consumava in centro.
Alla fine Damaso ha la meglio, attraverso una resa dei conti
generalizzata avvenuta dentro una chiesa, la basilica di San Sicinio:
Pretestato e il suo corpo di polizia estrarranno centotrenta corpi dal
tempio.
A Nicea e a Calcedonia Procopio batte gli eserciti lealisti
di Valente.
Maggio. Valente riesce a battere Procopio che viene
catturato e giustiziato.
367
Valentiniano coopta all'impero suo figlio Graziano.
I Persiani aggrediscono Armenia e Iberia e le annettono direttamente.
Primavera. Graziano partecipa insieme con Valente a una
grande azione contro i Goti in Dacia.
368
Il figlio di Tirano, Pap, re
deposto degli Armeni, trova rifugio in Marcianopoli presso Valente. I
Romani penetrano in Armenia e stabiliscono sul trono Pap.
Valentiniano stabilisce per la parte occidentale dell'impero un calmiere
molto vicino nei valori a quello di Diocleziano.
Istituzione di una nuova magistratura, il defensor plebis,
adottata anche in oriente, alla quale si potevano rivolgere
i popolani che, in qualche misura, si fossero sentiti discriminati in
giudizio e ingiustamente condannati per la loro condizione sociale e per
l'impossibilità di difendersi adeguatamente attraverso il pagamento di
un avvocato.
369
Seconda grande azione di Valente contro i Goti in Dacia. Al termine di
questa Valente stabilisce il blocco commerciale contro i Goti. Si giunge
a un trattato di pace esaennale siglato sul Danubio.
I Persiani contrattaccano in Armenia, la rioccupano e Pap fugge
nell'impero per la seconda volta.
370
I Romani penetrano in forze nella regione reintegrando nuovamente Pap
sul trono armeno.
371
Accordo tra Damaso e l'imperatore in base al quale, in occidente, non
dovessero essere insolentite, per motivazioni di fede, tutte le
componenti non nicene del cristianesimo e soprattutto la maggioranza
pagana.
Primavera. Il generale Terenzio attacca direttamente
l'Iberia e penetra in quella e pone buona parte delle sue legioni a
presidiare il confine della regione verso l'Armenia, costituendo un
grande concentramento di forze imperiali presso il monte Npat. Sapore
cerca di replicare ma viene battuto proprio in Armenia dai generali
Traiano e Vadomario presso Bagavan.
Si giunse alla stipulazione di una pace quinquennale tra Romani e
Persiani che riporta la situazione a quella del 363: i Persiani
mantenevano il controllo dell'Eufrate e della Mesopotamia mentre i
Romani mantenevano il protettorato e l'influenza su Georgia e Armenia.
Dal secondo matrimonio di Valentiniano nasce Valentiniano II.
Si afferma in occidente l'influenza sul governo di Petronio Probo,
potentissimo senatore cristiano.
372
Insurrezione donatista in Africa che assume i contorni di una rivolta
sociale dei braccianti e pastori contro i latifondisti. Interviene
l'esercito guidato dal generale Teodosio.
373
Ambrogio diviene vescovo di Milano.
374
Sinodo a Roma che condanna il pensiero cristologico di Apollinare di
Laodicea.
375
Dopo tre anni di movimenti militari Teodosio ha ragione della rivolta in
Africa.
Novembre. Colto da un malore durante una campagna
contro i Quadi, Valentiniano muore. Lascia come eredi all'impero suo
fratello Valente, suo figlio primogenito Graziano e il piccolo
Valentiniano II.
Graziano, imperatore per l'occidente, è investito del governo diretto
della prefettura gallicana (Gallia, Hispania e Britannia) e da
una specie di principalis potestas, supremazia, sullo zio e
collega per l'oriente, Valente. A Graziano viene associato un cesare,
minorenne, Valentianiano II, sottoposto alla tutela di Petronio Probo e
della vedova del'imperatore, Giustina, e investito del governo formale
della prefettura italiciana.
Gli Unni penetrano in Ucraina e sconfiggono sia gli Ostrogoti che i
Visigoti.
376
I Visigoti migrano in massa verso il Danubio; a farsi ambasciatore delle
loro richieste è un vescovo cattolico, il loro vescovo, Wulfila. I
Visigoti chiedono di potere entrare dentro la Repubblica allo scopo di
sottrarsi alle intemperanze degli Unni e al loro dominio.
Valente rifiuta le richieste di Wulfila e decreta una leva generale; si
tratta di una leva obbligatoria e generalizzata per tutta la parte
orientale dell'impero e si aboliscono tutte le esenzioni verso quella
tassa. Innumerevoli sono le resistenze: le città fanno di tutto per
pagare in aderazione, in danaro cioè, la tassa di leva, mentre da parte
cristiana si principia, a denunciare una nuova persecuzione. Nella
residenza palatina per l'oriente, Antiochia, le proteste assumono forme
insurrezionali. A quel punto Valente deve rinunciare all'editto.
Si organizza il trasbordo dei Visigoti al di qua del Danubio. Una buona
parte di loro è destinata in Tracia e un'altra in Asia. Dopo di ciò si
applica la politica fiscale dell'imperatore contro di loro, ma quella è
accompagnata da una vera discriminazione che faceva dell'area da loro
occupata un'area 'protetta' e circondata militarmente e fiscalmente: le
derrate alimentari più scadenti erano lì destinate e le peggiori
sementi, nonché una incredibile svalutazione del danarius
viene fatta maneggiare a questi federati. In generale, gli
amministratori locali vedono in tutto questo un buon affare, al centro
di questo apparato persecutorio sono i generali Lupicino e Massimo. I
Visigoti immigrati si stringono intorno al loro re Fritigerno.
377
Altra sinodo romana che ripete la condanna contro il pensiero di
Apollinare di Laodicea.
Gli Ostrogoti chiedono, usando le medesime motivazioni della gente di
Fritigerno, di passare il Danubio. Valente rifiuta e allora questi lo
passano egualmente. I Visigoti, allora, approfittando dell'intrusione
dei loro cugini, insorgono, unendosi ai nuovi arrivati: a Marcianopoli
Lupicino viene battuto e le insegne unitarie dell'intera nazione dei
Goti si innalzano al cielo. Mesia e Tracia bruciano della guerra e
dell'insurrezione: i patroni romani sono espropriati e uccisie
le campagne sono orribilmente devastate. Valente si decide a
chiedere rinforzi alla parte occidentale dell'impero, cosa che aveva
cercato di evitare fino ad allora, e manda suoi emissari a Graziano.
Graziano invia immediatamente un forte contingente di legioni gallicane,
sotto il comando di Ricimero.
378
Concilio in Alessandria che condanna ancora una volta Apollinare di
Laodicea.
In una sinodo tenuta a Saragozza viene condannato il movimento di
Priscilliano.
Alle bocche del Danubio si verifica uno scontro che costringe i Goti a
una tregua mentre, comunque, attraversano il Danubio anche i Sarmati e
altre popolazioni slave. Le truppe romane disturbano egregiamente questa
nuova intromissione, sennonché Graziano, Augusto dell'occidente, è
costretto a richiamare Ricimero.
Agosto. I rapporti di forza sono nettamente favorevoli
ai Goti: centomila uomini in tutto dei quali ben cinquantamila
cavalieri, contro quarantamila romani e appena diecimila cavalieri tra
quelli. La battaglia inizia male. Un reparto di cavalleria leggera,
arbitrariamente e senza seguire alcun ordine, decide di condurre una
carica contro l'ala sinistra dei Goti. In base a questo avventurismo
tattico l'ala sinistra dei romani deve rincorrere a marce forzate quella
destra, sfiancandosi in un'inutile corsa. Per di più la controffensiva
dei cavalieri goti è vincente, abbattendosi sull'ala sinistra della
fanteria romana che, comunque, resiste con ordine. Al contrario la
cavalleria leggera romana inizia a ripiegare e a nulla vale la
controffensiva di quella pesante; alla fine i Goti riescono a
neutralizzare del tutto la cavalleria di Valente, che si da alla fuga.
Nel mezzo della pianura che fronteggiava Adianopoli rimane solo la
fanteria con al centro il campo dell'imperatore. Dopo ore di resistenza
l'ala di sinistra di quella cede e il quartier generale di Valente si
trova accerchiato e assegnato alla difesa di due legioni, i lanciarii
e i mattiarii. La fanteria residua non ha speranza, ma resiste
agli attacchi della cavalleria visigota al solo scopo di salvare
Valente. Ne viene fuori una battaglia all'ultimo uomo e un massacro
terribile. Solo in quel punto del campo di battaglia perdono la vita
diecimila romani e tra quelli l'intero stato maggiore dell'esercito
dell'oriente (i generali Sebastiano e Traiano tra quelli) e la bellezza
di trentadue tribuni militari; ma l'effetto militare generale è ancora
più grave: l'esercito romano si sbanda del tutto e moltissimi fuggono,
disertano o sono catturati dai Germani e dai loro alleati. Nella
battaglia l'esercito romano perde immediatamente ventimila uomini ma la
disgregazione e disorganizzazione che si producono dopo Adrianopoli e
nei dintorni di Adrianopoli provocano l'annientamento di altri ventimila
effettivi, tra diserzioni, catture e uccisioni. Valente, colpito da una
freccia, è ricoverato in una cascina; i Goti la raggiungono, con delle
fascine danno fuoco all'edificio, e Valente viene ucciso.
379
Gennaio. Flavio Teodosio viene assunto all'impero, in Sirmio,
e a lui Graziano affida l'amministrazione della parte orientale di
quello. L'imperatore d'occidente inoltre cede l'amministrazione della
diocesi macedonica e di quella mesica all'oriente.
Graziano e Teodosio rifiutano di assumere il tradizionale titolo di pontifex
maximus. Il pontificato, somma carica pagana, rimane vacante.
379 - 380
Teodosio riesce a limitare l'aggressività dei Goti alla Tracia, evitando
ogni scontro che potesse apparire definitivo e impegnando il minimo
delle forze. La diplomazia di Teodosio si impegna a fare saltare la
coalizione intertribale tra i Goti; in questo l'imperatore è aiutato
dalla strutturale rivalità tra Ostrogoti e Visigoti e, inoltre, dai
conflitti 'gentilizi' interni ai medesimi Visigoti, ma soprattutto è
soccorsa dall’improvvisa scomparsa di Fritigerno.
380
Marzo. A Tessalonica viene emesso un editto sottoscritto sia
da Graziano che Teodosio che rende il cristianesimo religione di stato.
Si tratta, per ora, di una dichiarazione di principio e di una generale
dichiarazione d'infamia verso coloro che non professano la fede
cattolica.
Viene ribadita la condanna dei Priscillianisti.
381
Si giunge a un trattato di pace tra Goti e impero che prevede lo
stanziamento di colonie visigotiche in Tracia e Pannonia e di gruppi
ostrogotici in Frigia e in Lidia: in buona sostanza i Visigoti si
insediano nei Balcani e gli Ostrogoti nel piano anatolico. A entrambi
sono assegnate aree agricole congrue, disabitate e incolte, onde evitare
pericolosi conflitti interetnici e viene concessa una sorta di
provvisoria e iniziale esenzione fiscale, una specie di 'premio' di
produzione agricolo. Per di più si attua una distribuzione gratuita di
grano, sementi e bestiame, onde permettere ad ogni colono di avviare in
tutta tranquillità la propria attività. Infine, le comunità così
delineate, avrebbero goduto di una loro autonomia amministrativa. In
secondo luogo il trattato, foedus appunto, stabilisce
l'arruolamento di quarantamila Goti nell'esercito romano e e il loro
inquadramento stabile in un 'corpo separato' della truppa. Questi
foederati avrebbero affiancato l'esercito dei romani ma non si
sarebbero confusi con quello e avrebbero avuto un regime contrattuale,
paghe, ornamenti e divise distinte.
Si svolge in Costantinopoli il secondo concilio ecumenico che condanna
definitivamente l'arianesimo e stabilisce una nuova gerarchia
ecclesiastica che affida il primato indiscusso al Papa di Roma, seguito
dal patriarca di Costantinopoli, e poi da quelli di Milano, Treviri e
Antiochia.
382
Graziano fa rimuovere l'altare della Dea Vittoria che era posto presso
la curia di Roma: il carisma militare dell'impero non è più pagano, ma
di tutt'altro segno.
Teodosio emette un provvedimento che vieta la distruzione indiscriminata
di statue, oggetti e suppellettili del culto pagano e richiede il
rispetto e la conservazione di quelli che avessero un alto valore
artistico.
383
Agosto. Massimo, detto Magno, aveva ottenuto successi
notevolissimi contro i Caledoni, divenendo una sorta di eroe nazionale
dei Britanni latinizzati. Confortato da questo carisma, tutto
occidentale, il generale Spagnolo usurpa il titolo di Graziano e
attraversa la Manica. La campagna è fulminante: le truppe di Graziano
abbandonano l'imperatore legittimo che viene sconfitto intorno a Parigi
ed è catturato a Lione (secondo alcune fonti in Pannonia dove si sarebbe
rifugiato al termine di una precipitosa fuga) e rapidamente ucciso.
Graziano non aveva raggiunto i venticinque anni di età. Massimo prende
stabile possesso della Britannia, ovviamente, della Gallia e della
Spagna, insomma della prefettura Gallica. Sotto la reggenza di Giustina
regge la prefettura italiciana il fratello minore di Graziano,
Valentiniano II.
Autunno. Teodosio riconosce tanto Magno Massimo quanto
Valentiniano II come colleghi all'impero.
Teodosiio emette una nuova divisa aurea, il tremisses,
cioè una moneta di caratura pari a un terzo del solidus:
pesava, infatti, circa un grammo e mezzo.
Si stabilisce che il dies solis, la domenica dei cristiani,
divenga giorno obbligatorio di astensione dal lavoro e di riposo per
tutti i cittadini dell'impero, cristiani o pagani che fossero; recita
letteralmente l'editto: “ ... Solis die, quem dominicum rite dixere
maiores, omnium omnino litium et negotiorum quiescat intentio
...” .
384
Simmaco, rappresentante dei resistenti pagani, assume la prefettura del
pretorio italiana.
Dicembre. Muore Damaso e gli succede Siricio che
associa stabilmente il titolo di Papa a quello di vescovo di Roma.
385
Priscilliano si reca a Treviri per conferire direttamente con l'augusto
per l'occidente ma è tratto in arresto e accusato di praticare le danze
notturne, di diffondere l'uso di erbe abortive e di curare l'astrologia
e la cabala. Priscilliano confessa sotto tortura la verità delle accuse
e viene decapitato insieme con i suoi seguaci Felicissimo, Armenio,
Eucrocia, Latroniano, Aurelio e Assarino.
386
Il prefetto di Gallia, Euodio, e il figlio di Teodosio, Onorio,
condividono il consolato e l'augusto per le Gallie, seppur prodotto da
una chiara usurpazione e dall'omicidio di Graziano, viene riconosciuto
ufficialmente anche in oriente.
387
Teodosio concede ai federati delle esenzioni e facilitazioni fiscali
notevoli che, di converso, richiedono un inasprimento della fiscalità
verso gli altri contribuenti, i provinciali dotati di cittadinanza.
Approfittando dei contrasti sorti tra il vescovo di Milano, Ambrogio, e
Valentiniano II a proposito dell'arianesimo, Magno Massimo valica le
Alpi e spodesta Valentiniano che fugge nella parte orientale
dell'impero, ospitato in Tessalonica da Teodosio.
Teodosio sposa in seconde nozze Galla, la sorella di Graziano, il
principe spodestato da Magno Massimo e si eleva a difensore degli
interessi di Valentiniano II contro il generale della Britannia.
Scompare Giustina, 'regina madre' dell'occidente e vedova di Magnenzio
prima e di Valentiniano I poi, mentre il giovane Valentiniano II si
converte ufficialmente al credo niceno, rinnegando l'arianesimo.
388
Magno Massimo attraversa le Alpi Giulie ed entra in Dalmazia, ottenendo
un successo a Siscia. Teodosio organizza una grande leva in tutto
l'oriente. Magno Massimo è sconfitto sulla Sava e sulla Drava ed è
costretto a ritirarsi in Italia.
Agosto. Magno Massimo viene ucciso ad Aquileia dalle
sue truppe ribelli. Valentiniano II rientra in Italia.
Caso di Callinico, località dell'Eufrate. In quella città una folla
tumultuante di cristiani assale e incendia la sinagoga della locale
comunità ebraica; il governatore della regione interviene, condannando i
cristiani a risarcire gli Ebrei del danno subito e il vescovo di
Callinico a finanziare la riedificazione del tempio. Di fronte alle
proteste della comunità cristiana, Teodosio conferma il provvedimento
del suo funzionario. Interviene Ambrogio in persona che, difendendo
l'azione dei suoi correligionari (“ … Io dichiaro di aver dato alle
fiamme la sinagoga, sì, sono stato io che ho dato l'incarico, perché non
ci sia più nessun luogo dove Cristo venga negato ...” scrisse
all'imperatore), si rifiuta di salire sull'altare fino a quando Teodosio
non avesse ritirato il provvedimento. L'imperatore, alla fine, deve
cedere.
390
Inizio anno. Rivolta popolare a Tessalonica di contorno a
torbidi al circo. La guarnigione locale, formata da Goti, e il suo
comandante, Vitherico, magister militum per Illirycum, sono
massacrati.
Maggio. Le truppe dell'imperatore, probabilmente
formate da federati, per ordine e rispettando le direttive di Teodosio,
entrano nella città ribelle e ne decimano la popolazione: si scrisse di
migliaia, forse settemila, civili uccisi.
Il vescovo di Milano minaccia l'imperatore dell'oriente di non
concedergli più la possibilità di partecipare ai sacramenti, di
scomunicarlo, se non avesse reso pubblica penitenza per i massacri di
Tessalonica.
Dicembre. L'imperatore, che si trova a Milano,
compie pubblica ammenda del suo operato e ottiene il perdono del
vescovo. Teodosio è costretto ad attendere il perdono di Ambrogio
rimanendo nascosto alla vista dei fedeli e relegato nel matroneo della
cattedrale.
391
I Goti insorgono e Teodosio è costretto a inviare il generale di origine
vandala, Flavio Stilicone, per reprimerne il movimento che sconvolge la
regione illiriciana per tutto l'anno.
Febbraio. Emissione da parte di Teodosio del nemo
se hostiis polluat in Milano. Sono vietate in ogni loro forma,
pubblica e privata, i riti sacrificali pagani che vengono censurati in
quanto in disaccordo con la purezza morale. Il divieto si estende alla
pubblica adorazione di statue e idoli pagani che non possono neppure
essere guardati senza incorrere nei rigori della legge; pena prevista
per i trasgressori, 15 lire d'oro, aggravata dal fatto che il pagamento
dell'ammenda deve avvenire attraverso un pubblico atto, “... publica
adtestatione ...”. Il decreto è indirizzato a Ceionio Rufio
Albino, prefetto del pretorio, che probabilmente ricopriva la
carica di prefetto della città di Roma e come tale viene chiamato in
causa dal protocollo della legge. Anche i sei consolari e quattro
presidi di Italia dovranno vigilare sull'applicazione del decreto.
Maggio. Emissione da parte di Teodosio del ii, qui
sanctam fidem prodiderint in Concordia, nel Veneto. Il decreto si
rivolge a Virio Nicomaco Flaviano, prefetto del pretorio per l'Italia,
l'Africa e l'illirico: coloro che si sono nuovamente avvicinati al
paganesimo, dopo aver accettato il battesimo, perderanno i diritti
civili e cioè la possibilità di fare testamento, di dare pubblica
testimonianza legale, di essere eletti o di eleggere; la condanna è
irrevocabile e non è prevista la possibilità di fare appello o di
ottenere una riparazione.
Giugno. Teodosio emana il nulli sacrificandi
tribuatur potestas, in Aquileia. I templi pagani vanno
abbandonati e disertati e tutta l'amministrazione pubblica deve
schierarsi decisamente a favore del cristianesimo.
Luglio. Teodosio pone Valentiniano
II sotto la tutela del nobile franco Arbogaste.
Estate. Il vescovo di Alessandria, Teofilo, chiede ed
ottiene da Teodosio il permesso di convertire in chiesa il tempio di
Dioniso e dedicato a Serapide, che era una sorta di santuario
concentrato e volto verso la pratica di un paganesimo escatologico e al
contempo più profondamente legato al culto e alla cura delle passioni e
del corpo. Si verifica dapprima un'azione diretta dei cristiani che
attaccano il tempio e uccidono, torturandoli, i suoi sacerdoti. Segue la
contro risposta dei pagani che occupano il tempio, armati, allo scopo di
difenderlo. A quel punto una guarnigione imperiale comandata dal comes
Romano e appoggiata da fanatici ed estremisti cristiani guidati dal
patriarca Teofilo assedia il tempio. Alla fine le truppe di Romano e i
cristiani assaltano il Serapeo e ne viene fuori un massacro orribile.
392
Maggio. Valentiniano II muore in circostanze oscure.
Arbogaste propone all'impero Eugenio, cristiano moderato e tollerante
verso il paganesimo, che viene acclamato a Lione. Eugenio faceva parte
della burocrazia amministrativa dello stato in occidente ed era una
sorta di sovrintendente agli archivi e alle cancellerie. Si tratta di un
vero e proprio colpo di stato.
Eugenio associa a sè, come prefetto del pretorio, il senatore pagano
Virio Flaviano Nicomaco.
Novembre. Teodosio emana in Costantinopoli un quarto e
definitivo editto contro il paganesimo. La legge stabilisce l'illegalità
del culto pagano, sotto qualsiasi forma, in tutto il territorio
dell'impero. L'editto si rivolge a Flavio Rufino, stretto collaboratore
di Teodosio e prefetto del pretorio per l'oriente. Chi continua a
praticare il paganesimo in forma pubblica e privata è giudicabile del
reato di lesa maestà (maiestatis reus), e dunque, secondo le
disposizioni precedentemente disposte in materia dal diritto, passibile
anche della pena di morte. Ogni luogo (abitazione, campo o altro) dove
si continuano a venerare gli antichi dei, sarà, in tutta semplicità,
unito al fisco (fisco nostro adsocianda censemus) e cioè
requisito dallo stato. L'ultima parte dell'editto, infatti, si rivolge
agli iudices ac defensores et curiales e cioè ai magistrati,
agli avvocati e agli amministratori urbani e municipali: se questi si
mostreranno negligenti nell'applicazione del decreto saranno posti sotto
processo e accusati d'ufficio.
393
Gennaio. Teodosio proclama suo figlio minore Onorio, di
appena nove anni e prodotto del suo primo matrimonio, imperatore per
l'occidente, contrapponendolo a Eugenio.
Eugenio reintegra l'altare della vittoria davanti all'edificio del
Senato.
394
Maggio. Teodosio risale i Balcani da Costantinopoli con circa
ventimila federati goti e trentamila legionari, mentre Eugenio si
attesta in Friuli con un numero quasi identico di armati.
Settembre. Scontro decisivo sul fiume Frigido, vicino
all'attuale Gorizia. Teodosio vince Arbogaste ed Eugenio. Flavio
Eugenio, catturato, viene decapitato davanti al vincitore, Arbogaste e
Virio Flaviano Nicomaco, in fuga e braccati, scelgono il suicidio.
Teodosio vieta i giochi di Olimpia.
Autunno. Teodosio si ammala di una grave forma di
idropisia.
395
Gennaio. Muore Teodosio lasciando alla tutela del
fedele Flavio Stilicone i suoi due figli, Onorio e Arcadio, il primo
destinato all'occidente, il secondo all'oriente. In oriente viene
affiancato ad Arcadio il prefetto del pretorio Rufino.
Febbraio. Ambrogio celebra in forma rigidamente
cristiana i funerali dell'imperatore e in quell'occasione il vescovo di
Milano pronuncia il De Obitu Theodosii, l'omelia sulla
morte dell'imperatore.
Novembre. La salma di Teodosio viene tumulata nella
basilica degli Apostoli di Costantinopoli e da quel momento in poi
quella basilica diviene la normale sede di tumulazione degli imperatori
dell'oriente e del mondo bizantino per altri dieci secoli.
396
Gaina, nobile dei Visigoti ed elemento di
spicco degli ausiliari di quella etnia in oriente, alla guida del suo
contingente germanico attua un vero colpo di mano e uccide Rufino. Quasi
certamente Stilicone è
dietro quell'omicidio.
Il re dei Visigoti, Alarico, che come federato occupava la Tracia, rompe
ogni relazioni fideiussoria con l'impero e entra in Grecia. Alarico
accetta la resa di Atene, poi, secondo l'usato copione dei Goti emette
due direttrici di saccheggio: una marittima e l'altra terrestre. Di
quella marittima fanno le spese Delfi, il suo oracolo e i misteri
eleusini, eventi e luoghi del mondo classico, che non ebbero più la
forza di riprendersi dalla devastazione.
Stilicone, di fronte alle difficoltà di reazione di Arcadio, prepara un
intervento in Grecia. Allestisce, infatti, una flotta che fa vela verso
Corinto. Arcadio sconfessa apertamente l'interessamento di Stilicone
alle sorti della Grecia e dichiara che la Grecia e in genere l'Illirico
erano un problema della sedes di Costantinopoli. Ai Visigoti
Arcadio concede lo stanziamento nell'Epiro, come federati e Gaina,
l'omicida di Rufino, rimane magister utriusque militiae per
l'illirico.
397
Mauro Gildone, comes utriusque militiae per Africa (vale a
dire 'compagno dell'imperatore per le forze armate di fanteria e
cavalleria di stanza in Africa') e quasi sicuramente di origine
mauretana e dunque vicino alle esigenze dei popoli nomadi e degli
allevatori oppressi dal trionfo del latifondo romano in nord Africa, si
ammutina. Gildone dichiara la sua fedeltà ad Arcadio, rinnegando quella
verso Onorio e Stilicone: secondo questo disegno l'Africa avrebbe dovuto
rientrare nel novero delle regioni amministrate dall'oriente. Stilicone,
allora, invia un altro mauretano, fratello del ribelle, Mascedele, in
Africa con un piccolo ma ben organizzato corpo di spedizione di
cavalieri gallicani. Nei pressi di Zama l'inviato
dell'occidente ha ragione delle truppe certamente più numerose ma mal
coordinate di Gildone che, sconfitto, cerca di riparare via mare nella
parte orientale dell'impero: i venti contrari, però, ne favoriscono la
cattura e la condanna capitale.
Viene eletto patriarca di Costantinopoli, al posto di Nettario, primo
patriarca della città (ricordiamoci che il vescovato costantinopolitano
era stato elevato a patriarcato solo nel recentissimo 381, al termine
del secondo concilio ecumenico), Giovanni Crisostomo, uno dei più grandi
letterati e retori dell'epoca.
400
Il popolo di Costantinopoli insorge contro il magister utriusque
militiae Gaina e i Goti sono allontanati dalla corte imperiale.
400 - 401
Alarico riesce a radunare quasi tutte le genti visigote e da Tessalonica
muove verso il nord dell'Illirico. Raggiunge la Pannonia dove Stilicone
appronta una tattica di contenimento e difensiva, ma Alarico,
intelligentemente, la elude e giunge fino alle Alpi Giulie, intorno alle
quali erano stati allestiti poderosi trinceramenti.
Un'enorme confederazione internazionale che comprendeva Alani, Svevi e
Vandali squassa il Norico e la Rezia.
401
Stilicone, lasciata Milano, attraversa il lago di Como e ottiene la
pacificazione della Rezia, proprio con quella manovra inattesa e
spregiudicata. Buona parte dei barbari, soprattutto gli Alani, entrano,
affascinati da quella mossa improvvisa, nelle legioni. Poi richiama dal
Reno e dalla Britannia quasi tutte le forze militari.
402
Alarico punta verso la residenza imperiale; passa l'Adda e si avvicina a
Milano. Onorio fugge verso la Gallia, ma le avanguardie gote tagliano la
strada alla sua ritirata cosicché l'augusto per l'occidente è costretto
a rifugiarsi in Asti che, immediatamente, viene cinta di assedio. Arriva
dal Norico Stilicone, rafforzato dai federati alani e dalle nuove
truppe, attraversa il Po e rompe l'assedio alla città dove si era
rifugiato Onorio.
Aprile. A Pollenzo, presso Alba, i Romani ottengono una
seconda, seppur sofferta vittoria: approfittando della Pasqua, i
generali di Stilicone attaccano i Goti mentre erano intenti a celebrare
la festività.
Alarico si ritira verso l'Italia nord orientale; per contro Onorio trova
in Ravenna una residenza più congrua: imprendibile da terra, ben munita
sul mare, Ravenna era una finestra militare sull'oriente. L'imperatore
celebra il trionfo sui Visigoti in Roma.
403
A Verona le legioni di Stilicone vincono Alarico e lo costringono ad
abbandonare l'Italia settentrionale e a ripassare le Alpi Giulie.
405
Ostrogoti, Vandali, Svevi, Burgundi e ancora Alani, forse qualche
centinaio di migliaia di uomini, donne, carri e circa qualche decina di
migliaia di armati si uniscono. Nel cuore della Germania questa alleanza
trova un capo in un certo Radagaiso. Questa colonna migrante, attraversa
le Alpi, guada il Po, ignorando Ravenna (dove si era rifugiato e
rinchiuso Onorio) ma non le altre città che sono minuziosamente
saccheggiate concedendo all'Italia settentrionale una durissima terapia
d'urto. Infine questa amalgama attraversa l'Appennino tosco - emiliano e
sbuca nell'Etruria, mentre Stilicone stabilisce il suo quartiere
generale intorno a Pavia, in attesa.
406
Stilicone raduna gli Alani e Alamanni che aveva affascinato in Rezia e
Norico, ottiene l'appoggio di Udino e Saro, nobili visigoti, e impone
infine leve straordinarie. Sono arruolati persino gli schiavi, dietro
promessa della loro manomissione.
Radagaiso cinge d'assedio Firenze
Stilicone passa l'Appennino, rompe l'assedio e a Fiesole sconfigge i
barbari, catturando Radagaiso che viene decapitato seduta stante, ma non
riuscendo a intrappolare ed eliminare l'orda germanica che, infatti,
ripiega verso nord, quasi indisturbata.
407
Muore al confino e durante un trasferimento carcerario Giovanni
Crisostomo.
Contadini romani in Pannonia insorgono, si uniscono all'amalgama
intertribale di Ragadaiso e le forniscono nuove energie, nuove
esperienze e conoscenze. Quel gruppo ancora più differenziato, seguendo
le piste del Norico e della Rezia e quelle della Germania meridionale,
investe il Reno. Qui, i federati dell'impero si differenziano nei
comportamenti: gli Alamanni si arrendono, ritirandosi nella riserva loro
concessa e si disinteressano della cosa, al contrario i Franchi servono
lealmente l'impero, rispettano il patto ma non sono in grado di
resistere a una pressione così grande. Il Reno è valicato con grande
facilità.
Burgundi, Svevi, Alani e Vandali si stabiliscono nella parte orientale
della Gallia. Magonza (Mogentiarum), Worms, Reims, Arras cadono
e sono poste al di là della giurisdizione diretta dell'impero e non
c'era possibilità di rivincita.
Un centurione della Britannia si ribella contro Onorio, sbarca in Gallia
dove, a furor di popolo, è acclamato e confermato imperatore per le
Gallie in un momento di terribile convulsione.
Le tribù germaniche attraversano l'Aquitania per varcare i Pirenei.
Costantino, con un gesto chiaramente propagandistico, rinomina i propri
figli Costante e Giuliano, in onore di due imperatori che si erano
occupati della parte occidentale dell'impero e che avevano compiuto
visite ufficiali in Britannia.
408
Costantino III emette delle monete nelle quali sono raffigurati i
quattro augusti del suo progetto politico: sé stesso e Onorio per
l'occidente e Arcadio e Teodosio II per l'oriente. È una riproposizione
unilaterale della tetrarchia dioclezianea con la quale il nuovo
imperatore delle Gallie cerca, dunque, una mediazione.
Aprile. Muore Arcadio. Gli succede il figlio minore
Flavio Teodosio e assume la reggenza il nobile Antemio.
Al termine della campagna anti germanica, infine, Costantino stabilisce
la capitale del rinnovato impero delle Gallie in Arelate
(Arles) in modo da controllare tanto i movimenti dei Germani quanto i
passi alpini verso l'Italia che vennero presidiati dalle sue truppe.
Onorio decide di violare le Alpi e invia un esercito posto ai comandi
del nobile visigoto Saro che era uno stretto collaboratore di Stilicone
e che si era già distinto contro l'amalgama tribale germanica verso
l'Italia. Saro sconfigge gli alleati Franchi dell'usurpatore britanno.
La risposta di Costantino III è rapida e colpisce il corpo di spedizione
imperiale costringendolo alla ritirata, grazie, in parte, all'aiuto dei
Franchi.
Agosto. I legionari di stanza a Ticinum
insorgono, massacrano tutti gli ausiliari germani ed epurano anche la
corte di Onorio. Onorio dichiara Stilicone hostis publicus,
nemico pubblico. Stilicone, con i suoi legionari germani, è accampato a
Bologna. Molti dei suoi lo incitano a vendicare gli uccisi, tra i quali
sono ministri e ufficiali di stato maggiore, ma il Vandalo tentenna.
Stilicone abbandona l'accampamento senza dare ordini e si rifugia a
Ravenna, chiedendo asilo in una chiesa e dichiarandosi disposto a
prendere i voti e a a ritirarsi dalla vita politica. Stilicone è
prelevato dal suo rifugio e ucciso in maniera non particolarmente
elegante.
Fine anno. Saro è costretto a riattraversare le Alpi.
Fine anno. Alarico si fa portavoce della lealtà tradita
di Stilicone e, per di più, rivendica le promesse che proprio il
generale vandalo gli aveva fatto due anni prima intorno al governo
dell'illirico e alla carica di magister militum per quello.
Ricevuto, così, l'appoggio del cognato Ataulfo che dalla Pannonia
accorre con moltissimi guerrieri e armati, Alarico varca le Alpi Giulie,
scende in Friuli e si attesta intorno ad Aquileia. Alarico decreta la
liberazione degli schiavi di tutte le città italiane interessate dalla
sua manovra militare e li spinge a ingrossare le file del suo esercito.
Gli schiavi di Reggio Emilia, Parma, Modena, Bologna e di Ravenna
stessa, la città di Onorio e la residenza palatina, accorrono
nell'esercito visigoto.
Alarico attraversa l'Appennino e giunge in vista di Roma.
409
Alarico blocca il Tevere e dunque i rifornimenti di grano che da Ostia
giungevano alla città; poi rompe in più punti l'acquedotto che porta
acqua a Roma. Il re visigoto pone alcune condizioni per la fine
dell'assedio: innanzitutto la consegna da parte dei Romani di tutti i
preziosi, gli ori e gli argenti, in secondo luogo la liberazione degli
schiavi della città e infine la deposizione di Onorio per decreto
senatoriale. Alarico ottiene tutto. Cinquantamila schiavi romani si
uniscono al suo esercito, mentre viene proclamato dal Senato imperatore
Attalo, che era un romano, prefetto di Roma, recentemente entrato nelle
simpatie del capo visigoto; infine ben trenta carri carichi d'oro e di
argento sono consegnati agli assedianti dai divitiores della
città. Ottenuta questa eccezionale vittoria politica e di immagine,
Alarico abbandona l'assedio di Roma e si dirige a settentrione in
Etruria.
Fine anno. Il Senato si appella direttamente a Onorio e
Attalo stesso si reca a Ravenna riconoscendo la legittimità dell'augusto
per l'occidente.
409 - 411
Alani, Svevi e Vandali, passati i Pirenei, si insediano in gran parte
della Spagna. Solo l'hispania tarraconensis rimane sotto il
controllo dell'impero.
410
Alarico muove verso la residenza palatina e addirittura si giunge a uno
scontro campale intorno a Ravenna che viene vinto dai Visigoti. Ai
fedeli dell'imperatore non rimane che rifugiarsi dietro le mura della
capitale e le mura hanno ragione dell'assedio dei Visigoti.
Le truppe di Costantino attraversano le Alpi e occupano la Liguria.
L'Armorica e subito dopo la Britannia insorgono contro il governo di
Costantino III. Le città dell'Armorica cacciano i decurioni e i patrizi
romani, disarmano le guarnigioni e si armano autonomamente. In ognuna di
quelle si costituiscono istituzioni di autogoverno e tra tutte queste
realtà si stabilisce un coordinamento orizzontale. Si forma una
federazione municipale che anche se non apertamente anti romana censura
i comportamenti fiscali e l'abbandono militare cui l'impero ha
condannato l'area e che intende prendere direttamente in mano la guerra
contro le incursioni germaniche e sassoni, dotandosi di un esercito di
difesa territoriale.
Aprile. I Visigoti passano nuovamente l'Appennino,
ritornano nel Lazio e assediano nuovamente Roma. Papa Innocenzo I,
dietro consiglio di Alarico, invia un'ambasciata a Onorio affinché
risparmi il saccheggio della città ordinandone la capitolazione; Onorio
rifiuta.
Sul Reno si eleva l'usurpazione di Giovino e nella Spagna settentrionale
flagellata da Vandali, Alani e Svevi, quella di Geronzio.
Agosto. Qualcuno dall'interno di Roma assediata apre la
porta salaria. Alarico manda avanti i cinquantamila schiavi liberati
l'anno precedente. Le chiese, ma solo alcune e tra quelle San Paolo e
San Pietro, sono rispettate e si trasformano in ricovero per i divites
in fuga, ma nella maggior parte dei luoghi della capitale non viene
esercitata alcuna pietà e si praticano uccisioni sommarie e saccheggi
indiscriminati.
Fine anno. L'imperatore della Britannia riattraversa le
Alpi e fortifica la zona di Arles, ma la situazione politica e militare
è drammatica.
Fine anno. Alarico, avendo preso ostaggi insigni in
Roma (tra i quali Galla Placidia, sorella di Onorio), avendo in mente un
attacco all'Africa romana, si dirige verso l'Italia meridionale. In
Calabria muore improvvisamente e gli succede alla guida dei Visigoti il
cognato Ataulfo.
411
Geronzio dalla Spagna, alla guida di un esercito formato quasi
esclusivamente da federati germani, passa i Pirenei in direzione Nord e
ottiene a Vienne la vittoria sugli eserciti di Costante, figlio
dell'antimperatore, che viene catturato e ucciso. A Costantino III non
rimane che rinchiudersi in Arles, dove prima le truppe di Geronzio e poi
quelle di un generale romano, Flavio Costanzo, inviato da Onorio, non
abbandonano l'assedio.
Settembre. L'usurpatore britanno, abbandonato da gran
parte del suo impero e circondato da due opposte usurpazioni e
dall'intervento finale dell'esercito imperiale, capitola. La testa di
Costantino III viene tradotta in Ravenna, quella del suo secondo
figlio, Giuliano, viene esposta a Cartagena in Spagna.
Alla secessione gallicana di Giovino si affianca quella di
Sebastiano.
Onorio stabilisce il definitivo abbandono romano della Britannia.
412
Ataulfo marcia dalla Calabria verso nord e si reca in Gallia. Qui il re
visigoto sconfigge Giovino e Sebastiano e stabilisce il suo popolo nella
parte meridionale e occidentale della diocesi, l'Aquitania.
413
I Burgundi si stabiliscono nella Gallia Belgica; gli Alamanni
si insediano definitivamente nella Germania superiore e in parte della
Gallia Lugdunense, occupando l'area di Lione.
Ataulfo a Narbona sposa Galla Placidia.
A Costantinopoli l'area urbana è incrementata, forse triplicata, e
la città viene dotata di una seconda cerchia di mura, rimasta
inimitabile per tutto il tardo – antico ma soprattutto per l'intero
medioevo. La nuova cinta muraria, viene dotata, di dieci e poderose
porte di città fortificate: Aurea, Xilokerkos, Peghe,
San Romano, Kalagroy, Polianioi, Pempton,
Charisios e Regia. La nuova cinta viene, inoltre, rinforzata da
ben 82 torri esterne e da altre 96 torri interne che definivano una
maglia difensiva complessa e coordinata, ma, soprattutto, impenetrabile.
413 - 415
Dietro sollecitazione di Onorio i Visigoti di Ataulfo si spostano nella
Spagna settentrionale dove occupano la Tarraconensis.
414
Teosodio II viene sollevato dalla tutela di Antemio.
415
A Barcellona Galla Placidia da alla luce un bambino che,
significativamente, nella Spagna di suo nonno materno, viene battezzato
con il nome di Teodosio. Il bambino muore pochi mesi dopo il parto e
soprattutto muore inaspettatamente anche Ataulfo. Gli succede Wallia che
aggredisce con decisione tanto gli Alani che occupavano l'odierna
Castiglia e l'attuale Portogallo, quanto i Vandali e in entrambi i casi
con successo. Il regno o stato degli Alani è, nei fatti, annientato
cosicché i Visigoti acquisiscono il controllo oltre ché della Catalogna
anche della Spagna centrale. Quello dei Vandali è ridotto all'estremo
meridione della penisola, alla provincia romana della Betica, l'attuale
Andalusia.
Scompare il regno di Armenia. La morte del suo ultimo monarca, Cosroe
III, lascia la regione sotto la diretta amministrazione dei due grandi
rivali in quell'area: Romani e Persiani. Il vecchio regno caucasico
viene spartito in due aree di influenza.
416 - 417
I Visigoti di Wallia cercano di forzare Gibilterra e di
penetrare nella Mauretania, ma non riescono nell'intento.
417
Il re visigoto propone a Onorio la restituzione della principessa
imperiale e dietro quella pone come condizione la concessione del
governo ufficiale dell'Aquitania ai Visigoti. Galla Placidia, così,
rientra nella corte imperiale mentre si forma nel sud della Francia un
regno visigoto che elegge a sua capitale Tolosa. È il primo regno romano
- barbarico che si fonda giuridicamente sul tradizionale diritto di hospitium
esercitato dalle legioni romane.
Galla Placidia si unisce in matrimonio con il generale di Onorio, Flavio
Costanzo.
418
Ultime notizie su Ivomadius, mitica guida della republica armoricana,
sotto il quale i Bretoni acquisicono il controllo di gran parte della
Gallia Lugdunense nord - occidentale.
419
Nasce Valentiniano III, prodotto del matrimonio tra Galla Placidia e
Flavio Costanzo.
Muore Wallia.
421
Guerra contro i Persiani di Teodosio II. Re Bahram V è costretto a
sottoscrivere un trattato di pace in base al quale si impegnava a
rispettare la libertà e l'identità religiosa dei cristiani del suo
regno.
Febbraio. Flavio Costanzo viene insignito il titolo di
coimperatore e patricius.
Muore Flavio Costante.
422
Galla Placidia riunisce truppe in Italia, interamente composte da
federati germanici, mentre il prefetto per l'Africa, Bonifacio, si reca
in Gallia con lo scopo di ottenere l'appoggio dei Visigoti di Teodorico
nella congiura. Ma Teodorico tentenna e non prende parte al movimento. A
Ravenna si verificano, comunque, gravissimi tumulti tra sostenitori di
Galla, costituiti da Visigoti e popolani nostalgici di Flavio Costanzo e
partigiani dell'imperatore legittimo. Onorio, allora, reagisce,
nominando un certo Castino magister militum et equitum,
mettendo al bando tanto Bonifacio quanto sua sorella Galla e riuscendo a
reprimere le sedizioni nella sua capitale designata. Galla Placidia e il
piccolo Valentiniano III, di appena tre anni, devono abbandonare le
terre direttamente controllate dall'impero d'occidente e,
incredibilmente ma non troppo, trovano rifugio a Costantinopoli, alla
corte del cugino Teodosio II. Bonifacio, per parte sua, si rifugia in
Africa.
423
Agosto. Muore Onorio di un edema. A Ravenna viene
eletto imperatore per l'occidente Giovanni primicerio, un senatore tra i
più stretti collaboratori di Onorio. Le truppe romane della Gallia
Narbonense insorgono e uccidono il prefetto del pretorio di Arles,
emancipandosi dal diretto controllo di Ravenna. Galla Placidia, da
Costantinopoli, rivendica di diritti del minore Valentiano III, mentre
l'imperatore Teodosio II si mantiene equidistante tra Giovanni e Galla.
424
Fine anno. Giovanni primicerio acquisisce l'appoggio del
generale di origine mista (gota e italiciana) Ezio. Ezio
raccoglie forze militari tra gli Unni che stazionavano in piccoli gruppi
al di là del Reno e dietro le spalle di Franchi, Alamanni e Burgundi.
Questo esercito si ingrossa di contributi franchi e alemanni, interviene
in Gallia, dove Teodorico I, re dei Visigoti di Tolosa, sconfinava verso
i vicini. Aspar, un federato visigoto, insignito da Teodosio II del
comando delle legioni della Dalmazia oltrepassa le Alpi Giulie e entrò
in Italia, accampandosi ad Aquileia. Bonifacio, comes
d'Africa, rifiuta di riconoscere il governo del primicerio, si dichiara
funzionario di Teodosio II e organizza un embargo contro l'Italia: il
grano africano non viene più esportato nella provincia. A Roma e in
molti città italiane si verificano torbidi e tumulti provocati dalla
penuria di pane e dalla fame che si trasformano in manifestazioni
critiche contro l'impero di Giovanni.
425
Febbraio. Le truppe orientali iniziano
l'assedio contro Ravenna.
Giugno. Giovanni cerca di intavolare ancora una volta
trattative con Teodosio II. Le truppe di Aspar espugnano Ravenna,
catturando Giovanni Primicerio che, tradotto ad Aquileia, subisce il
taglio di una mano, la gogna all'ippodromo e, infine, è decapitato.
Giugno - Luglio. Giungono in Italia gli unno - germani
di Ezio. Si verificano alcuni scontri tra l'esercito del generale goto,
che non intende disarmare, e quello dell'oriente, dopo i quali una serie
di incontri definiscono una soluzione di compromesso: Ezio ottiene il
titolo di magister militum per l'occidente in cambio del
riconoscimento del nuovo princeps puer Valentiniano III e
soprattutto della reggenza di sua madre Galla. Infine, siglata questa
conciliazione, Ezio, ottenute le paghe per i suoi federati, li licenzia,
riconducendoli oltre il Reno.
Ottobre. Galla Placidia e Valentiniano III entrano in
Ravenna e il piccolo, di appena sei anni, viene proclamato imperatore.
In ogni caso Galla non può esercitare ufficialmente la tutela sul
giovane principe, così per quello viene eletto un tutore pubblico, un
certo Felice Costanzo che assume anche il titolo di magister
utriusque militiae che lo poneva, solo formalmente in verità,
anche al di sopra del neo nominato Flavio Ezio.
Ezio assume l'incarico di comes et magister
militum per le Gallie.
Si fonda l'università di Costantinopoli, università dove i lettori e i
docenti sono in maggioranza di lingua greca e neoplatonici.
426
Gli Unni giungono sul Danubio e si infiltrano in Pannonia.
Ezio sconfigge i Visigoti intorno ad Arles, costringendoli a ritornare
in Aquitania.
426 - 427
Il governatore dell'Africa, Bonifacio, che aveva appoggiato il partito
di Galla fino dalla prima ora, si sente diminuito e offeso dalla scelta
di questo tutore ufficiale per Valentiniano III. Nella spartizione di
potere seguita alla caduta di Giovanni Primicerio e all'ascesa di
Valentiniano III, Bonifacio è quello meno soddisfatto. Bonifacio si reca
a Ravenna, presso la corte, per ricordare l'importantissimo ruolo che
aveva avuto nella caduta di Giovanni Primicerio. Galla Placidia decide
di confermargli il governo dell'Africa romana e inoltre gli concede il
titolo di comes domesticorum.
427
Bonifacio viene rimosso dall'incarico e richiamato in Ravenna. Bonifacio
rifiuta di obbedire e si ribella.
Primavera. Un esercito imperiale organizzato da Felice
sbarca in Africa con il chiaro scopo di fermare la rivolta. Bonifacio,
in netta inferiorità numerica, riesce a corrompere il quartier generale
imperiale e a far passare dalla sua parte le truppe legittimiste.
428
Controffensiva Sassanide in medio oriente: Teodosio II è costretto a
rinunciare al protettorato sull'Armenia.
Al seggio metropolitano della capitale sale Nestorio, diodorista
convinto, mentre ad Alessandria è il combattivo e disincantato Cirillo.
Cirillo accusa Nestorio di eresia; l'unità della chiesa è in pericolo,
anzi, l'unità della chiesa si è rotta.
Felice mette in campo un altro corpo di spedizione che nuovamente sbarca
in Africa; questa volta, però, l'azione diplomatica del ribelle africano
non può compiersi e diviene inevitabile lo scontro aperto, rispetto al
quale Bonifacio non era preparato. La situazione per il deposto comes
domesticorum diviene insostenibile: i segnali che giungono da
Ravenna e, soprattutto, quelli che arrivano da Teodosio II non sono
confortanti. Costantinopoli, infatti, gli intima chiaramente di
disarmare.
Compilazione del codice teodosiano. Il codice si
compone di 16 libri che trattano tutti gli aspetti del diritto. Il primo
si occupa di diritto pubblico e costituzionale e impone un'importante
precisazione. Il codice è una collezione ragionata e divisa per titoli
di tutte le leggi emesse su un determinato argomento giuridico, disposte
in ordine di emissione e con citazione della data di redazione. Vengono
esclusi da quello tutti provvedimenti che non abbiano una datazione
certa e dunque un protocollo. La data, infatti, si componeva in base ai
suoi redattori, al loro impero o consolato. Si stabilisce, inoltre,
l'importantissimo principio che la legge non ammette ignoranza e tanto
meno l'aperta e voluta trasgressione.
429
I Vandali di re Genserico, sollecitati da Bonifacio, passano lo stretto
di Gibilterra, si abbattono sulla Mauretania, poi sulla Numidia e
rapidissimamente si portano intorno alla Provincia romana d'Africa. È
una vera migrazione di massa e non un'azione militare mirata: la Spagna
meridionale, la Betica, è sgomberata e decine di migliaia di donne,
uomini e bambini (forse ottantamila individui e 15.000 armati)
traghettano oltre lo stretto di Gibilterra. Era quello che Bonifacio,
pur essendo stato l'ispiratore del loro intervento, non si aspettava.
Probabilmente il comes pensava di ricevere solo un esercito in
suo soccorso e non una migrazione generale.
Ezio sconfigge i Franchi e li costringe al di là del Reno.
430
Bonifacio cerca di licenziare Genserico e di convincerlo a rientrare in
Spagna. Ma i Vandali, anziché accettare l'invito, si ribellano e si
decidono alla guerra contro Bonifacio e all'occupazione dell'Africa
romana. Il comes allora si riconcilia con Ravenna e si
rinchiude in Ippona.
Ezio sbaraglia un secondo esercito visigoto che minacciava la Gallia
Narbonense e ottiene un importante successo contro gli Iutungi che
avevano violato i confini della Rezia.
Ezio ottiene da Valentiniano III la carica di magister militum
praesentialis iunior che si associa al titolo acquisito da Felice
Costanzo.
431
A Efeso si riuniscono circa 250 vescovi provenienti in massima parte
dalle diocesi orientali, mentre gli inviati del Papa, nei fatti, pur
approvando a posteriori i risultati dell'assemblea, non partecipano
direttamente ai lavori; giungono, infatti, nella città orientale in
ritardo. Il concilio approva otto canoni in massima parte dedicati alla
condanna delle teorie di Nestorio (canoni dal secondo al sesto) e
stabilisce la scomunica immediata e l'allontanamento dalla chiesa di
coloro che continuavano a seguire la predicazione del deposto patriarca
costantinopolitano. Inoltre il settimo canone ribadisce la validità del
credo stabilito a Nicea centosei anni prima e precisa, dunque, la
visione ortodossa della chiesa in materia trinitaria. Infine nel primo
canone sono condannate eresie minori come quella di Celestio seguace di
Pelagio e si mette definitivamente all'indice la predicazione pelagiana
che si è diffusa in nord Africa e in Palestina.
Ippona cade in mano vandala e Bonifacio riesce a sfuggire e a riparare
in Italia.
La rivalità tra il ministro plenipotenziario, Felice
Costanzo, e il generalissimo Ezio sale rapidamente ed Ezio riesce a
organizzare un'accusa contro Felice e a ottenerne la destituzione e la
condanna a morte.
432
Ezio è protagonista di una seconda e vincente campagna contro i Franchi.
Bonifacio, transfuga da Ippona, si erge a campione contro Ezio. Il comes
d'Africa, durante la seconda campagna contro i Franchi di Ezio e,
dunque, in sua assenza, raccoglie un piccolo esercito, con l'appoggio di
qualche ministro 'onoriano'.
Quando il generale goto - romano rientra in Italia, con poche truppe e
anche piuttosto provate, si trova di fronte l'africano pronto alla
battaglia. A Ravenna Ezio è battuto e si ritira in fretta e furia verso
oriente, ad Aquileia. Da qui chiama a sé re Rua e suoi Unni. Bonifacio,
però, che a Ravenna aveva subito gravissime ferite, muore e le sue
truppe di fronte al ritorno di Ezio e dei suoi alleati unni si
disperdono.
433
Ezio decide di concedere agli Unni la Pannonia e di federarli
all'impero, allo scopo di ricavarne ingenti energie militari.
435
Genserico accetta la foederatio all'impero d'occidente. Lo
stato vandalico è riconosciuto come regno alleato ma indipendente
da Ravenna; a tale regno sono attribuite la Numidia e la Mauretania e
una piccola porzione dell'Africa proconsolare, con l'esclusione di
Cartagine. Ezio in persona decreta per Genserico il titolo di rex
Mauretaniae et Numidiae.
Muore, in Pannonia, l'amico di Ezio, Rua il grande e intelligente re
degli Unni.
Teodosio decreta che i templi pagani vanno distrutti con la forza.
436
Gli Unni attaccano i Burgundi e le loro postazioni nella Gallia.
Per i Burgundi è un disastro militare: ben ventimila guerrieri perdono
la vita in battaglia. I civili e gli armati superstiti, terrorizzati, si
spingono verso meridione, nei territori direttamente governati
dall'impero, nella parte centrale della Lugdunense e in alcuni lembi
della Narborense: era una migrazione di massa.
437
Valentiniano III, ormai diciottenne, sposa in nozze davvero 'mistiche e
sacralizzanti' sua cugina Eudossia, la principessa di Bisanzio e sorella
di Teodosio II.
439
I Vandali espugnano Cartagine, l'ultimo lembo di Africa proconsolare
rimasto in mano romana.
440
I Vandali, salpando dall'Africa, investono la Sicilia. Incapaci di
espugnare le città, si accontentano di riscuotere riscatti e tributi.
Ravenna si dimostra incapace di fare fronte all'emergenza, che, a un
certo punto, tocca anche la Calabria. Teodosio II, da Costantinopoli,
invia una flotta che riesce a spaventare e porre in fuga i pirati di
Genserico.
442
Genserico assume il controllo dell'Africa e a quello sacrifica
Mauretania e Numidia. Si tratta di un secondo trattato, stipulato tra
Ezio e Genserico, in base al quale, da una parte le due province
ritornavano ai romani, mentre il possesso dell'Africa proconsolare era
integralmente riservato ai Vandali. Il trattato stabilisce che il regno
dei Vandali d'Africa non è più alleato e vassallo di Roma, ma del tutto
autonomo e indipendente.
443
Ezio riconosce ai Burgundi lo stato di Regnum nell'attuale
Svizzera francese e nella Savoia.
444
Beda muore e Attila rimane l'unico monarca degli Unni.
445
Gli Unni dalla Pannonia muovono verso mezzogiorno e penetrano nei
Balcani, richiedendo il pagamento di un tributo a Costantinopoli.
446
Teodosio rifiuta il tributo e da solo affronta Attila. A Marcianopoli,
nel cuore della Tracia, l'esercito dell'imperatore subisce un terribile
rovescio. In ogni caso le mura della città salavano l'imperatore e
l'impero. Le truppe bizantine, in qualche modo e con fatica, contengono
la furia della confederazione rivale. Alla fine, Attila, malgrado fosse
vincitore e arricchito di un immenso bottino e, quindi, notevolmente
rinforzato, si ritira nelle sue sedi pannoniche.
449
L'episcopato egiziano riesce ad averla vinta all'interno dell'agone
ufficiale della chiesa. Ad Efeso, una sinodo accetta le dottrine di
Dioscoro e stabilito che la natura del Cristo è una sola, divina. Viene
ribadita, in quella sinodo, la condanna dei nestoriani e in genere di
coloro che fanno riferimento alle precedenti decisioni di Efeso, quelle
del 431. Dunque l'ortodossia, moderatamente monofisita, di
Costantinopoli è condannata e assimilata all'eresia eretica.
L'imperatore Teodosio II viene costretto a rimuovere ed esiliare il
vescovo di Costantinopoli. Da quell'anno il monofisismo diviene egemone
in Egitto e si insinuò perfino in Siria in odio alle simpatie nestoriane
degli imperatori e dei metropoliti di Bisanzio.
450
Luglio. L'imperatore di oriente, Teodosio II, muore
senza eredi diretti. L'antica reggente e tutrice, la principessa
Pulcheria, fornisce un successore, sposando il senatore
costantinopolitano Marciano. Marciano, ovviamente, diviene il nuovo
reggente dell'oriente.
Novembre. Muore Galla Placidia.
Fine anno. Attila, il re degli Unni di Pannonia decide
di puntare verso il Reno, penetrando nel Norico e nella Rezia. I
Franchi, soprattutto, sbarrano la strada all'avanzata della enorme
coalizione, pagando un tributo di sangue notevole.
451
Giugno. Ezio, raccolti in un unico comando coordinato
Franchi, Burgundi e Visigoti e ottenuto persino l'appoggio dei Bretoni
dell'Armorica e di gruppi di Britanni d'oltre Manica, affronta gli Unni
in campo aperto presso i Campi Catalaunici, nel cuore dell'odierna
Champagne. Qui, in una battaglia davvero tremenda Attila viene
sconfitto; il medesimo re dei Visigoti di Tolosa, Teodorico I, quasi a
testimoniare la crudezza dello scontro, perde la vita combattendo.
Ottobre. Grande concilio ecumenico in Calcedonia nel
451. Le chiese greche, ma pure quelle latine intervengono,
inevitabilmente, il credo monofisita è sconfessato e si ribadisce la
doppia natura del Cristo dentro una unità inspiegabile.
Si stabilisce un mistero della fede. Né nestoriani di Siria, né
monofisiti d'Egitto sono soddisfatti, ma cosa fondamentale per Marciano
si configura una ortodossia inequivocabile. Di qui in poi, il
monofisismo diventa il percorso religioso dell'Egitto, che, tra le altre
cose, si incrocia con quello di Nestorio in Siria. La doppia natura
separata alla fine assomiglia all'unica natura, giacché è solo una la
natura che conta, quella divina.
452
Oltrepassato il Reno, gli Unni si dirigono verso il Danubio, lo varcano,
entrano nella loro Pannonia e da lì, fulminei, sbucano nel Friuli.
Aquileia viene distrutta, la popolazione dispersa al di fuori della
cinta muraria e le mura abbattute. Dopo di ciò, coperta la retroguardia,
gli Unni percorrono la via Aemilia e investono Concordia
Sagittaria, città meno importante, alla quale, però, è riservato
il medesimo trattamento. Proseguono sulla strada consolare, scavalcano
il Piave e poco dopo quello espugnarono Altinum, città
notevole che è anche quella orribilmente devastata. Continuano a seguire
la via Aemilia, oltrepassano Padova, Mantova, Cremona e
giungono in vista di Milano. La assediano e la espugnano. Il Pontefice,
Leone, decide di giocare la carta diplomatica: lascia Roma e con un
numeroso seguito si fa incontro all'Unno. Non sappiamo nulla dei
contenuti dell'incontro, né dove esattamente si siano incontrati, forse
sull'Adda. Una cosa è, però, sicura, Attila decise di abbandonare
l'Italia.
453
Attila muore in Pannonia.
A Costantinopoli muore Pulcheria, imperatrice, moglie di Marciano e
cugina di Valentiniano III.
454
Settembre. Ezio viene accusato di essere stato connivente con
Attila, di avere tradito lo stato ed è giustiziato.
454 - 455
Gli Alamanni si insediano in Rezia e i Rugi nel Norico
455
Marzo. Il senato promuove la vendetta di Ezio, delitto del
quale è in parte complice. Valentiniano III viene ucciso da due federati
germani e, per rispettare le forme, sua moglie, Eudossia, avrebbe dovuto
andare in sposa all'imperatore designato dalla Curia, un certo Petronio
Massimo.
Eudossia richiede in segreto l'intervento dei Vandali in suo favore e
contro Petronio.
Maggio. Gli schiavi del palazzo imperiale insieme con
elementi romani e latini dell'esercito e ufficiali barbari, segnatamente
burgundi, insorgono e Petronio Massimo viene trucidato. Al suo posto non
si coopta nessun imperatore.
Giugno. I Vandali entrano in Roma e per quindici giorni
la città è in loro potere. L'azione diplomatica di Leone I, il papa di
Attila, evita il peggio alla città e, dunque, i Vandali si accontentano
di depredare e espropriare ma non compiono massacri di sorta. Fatto
questo, i Vandali se ne vanno, portandosi dietro Licinia Eudossia e le
sue due figlie. Eudossia, per parte sua, sposerà Unnerico, figlio di
Genserico, ed erede al trono vandalo.
Luglio. I Visigoti di Teodorico II, i tenutari di gran
parte della Spagna e dell'Aquitania, si fanno carico dell'impero. Viene
da loro sponsorizzata l'elezione di Avito, un uomo appartenente alla
grande aristocrazia gallo – romana e originario dell'attuale Clermont.
L'intronizzazione di Avito avviene ad Arles e al nuovo imperatore latino
viene stabilmente associato un nobile visigotico, forse figlio di una
sorella di Wallia, di nome Ricimero.
Settembre. Le truppe del principe gallicano passano le
Alpi ed entrano in Italia. Il passaggio in Italia di Avito è, inoltre,
accompagnato da una campagna militare nel Norico, dove i Nori erano
nuovamente insorti e avevano dato vita a uno stato indipendente. Infine
l'imperatore entra in Ravenna e giunge a Roma.
Ottobre. I Visigoti attaccano e distruggono gli Svevi
in Spagna.
456
Gennaio. Avito assume il consolato in Roma. Il
consolato di Avito non è però riconosciuto in Oriente, dove sono eletti
consoli Flavio Giovanni e Flavio Varane.
Fine estate. Il risentimento generale per i privilegi
concessi da Avito all'aristocrazia gallicana monta in Roma e il costo
stesso dell'esercito gallicano che grava sulla città di Roma non fanno
che aumentarlo; si forma un notevole movimento di opposizione verso il
governo dell'imperatore di Clermont, tutto italiano e romano. Per di più
Roma subisce ancora gli effetti del saccheggio vandalo dell'anno
precedente e la pirateria vandala rende difficili gli approvvigionamenti
urbani. Avito, dopo aver congedato le sue truppe gallicane in un estremo
tentativo di mediazione e di recupero della situazione politica, si vede
costretto a lasciare la capitale e a ritornare in Gallia, precisamente
ad Arles.
Ottobre. A Piacenza il ministro plenipotenziario
Ricimero sconfigge in battaglia Avito che è catturato e definitivamente
deposto. Non viene eletto al suo posto nessun imperatore per
l'occidente. Leone I imperatore d'oriente rimane imperatore per entrambe
le partes.
Mauretania e Numidia sono in poche settimane riconquistate dai Vandali.
Poi i Vandali ripassano il mare e loro obiettivi inequivocabili sono le
isole italiane: Sicilia, Sardegna e Corsica. E su quelle si abbattano:
le tre isole sono saccheggiate e messe a ferro e fuoco.
457
Dopo sei anni nei quali un vescovo ortodosso e costantinopolitano era
stato imposto alla città in vece di Dioscoro, il popolo cristiano di
Alessandria insorge. È una vera rivoluzione: il vescovo ortodosso viene
trucidato, la guarnigione assalita e costretta alla fuga. La città cade
nelle mani degli insorti e quelli ripongono sul trono alessandrino un
vescovo monofisita.
Inverno. Gli Alamanni scendono dalla Rezia che ormai
stabilmente controllavano e penetrano in Lombardia ma sul Lago Maggiore
le truppe organizzate dal magister militum Maggiorano riescono
a batterli e disperderli.
Aprile. Pronunciamento militare a favore
dell'intronizzazione di Maggiorano sponsorizzata apertamente dal patricius
visigoto Ricimero. Il governo dell'oriente non accetta la candidatura.
Il nuovo Augusto limita i controlli esterni, centralizzati,
sull'esazione di tributi, venendo incontro alle esigenze dei curiali e
in generale della grande proprietà italica e cancellando per legge i
debiti che la grande proprietà agraria italiciana aveva accumulato nei
confronti del fisco.
Dicembre. L'imperatore d'oriente, dopo qualche
obiezione e resistenza, riconosce ufficialmente Maggiorano come collega.
458
Inverno. La classe dirigente gallo – romana fa appello a
Leone I, imperatore per l'oriente, censurando e denunciando il
fiscalismo contro la diocesi.
Primavera. Maggiorano riesce brillantemente rompere il
fronte; giunto nella diocesi gallicana concede esenzioni e condoni
fiscali analoghi a quelli che aveva elargito a favore dell'aristocrazia
senatoriale italiciana.
I Vandali sbarcano in Campania ma vengono respinti.
459
Maggiorano organizza un esercito completamente formato da contingenti
unni, affidati al comando del comes semi – indipendente di
Dalmazia Marcellino, che sbarca in Sicilia e riesce a chiudere le
basi marittime in mano ai Vandali.
Maggiorano ottiene l'alleanza del comes indipendente della
Gallia Lugdunense Egidio Siagro.
I Visigoti di re Teodorico abbandonano Arles e si ritirano in Aquitania,
riconoscendo Maggiorano imperatore e dichiarandosi ufficialmente foederati
all'impero.
460
Risolta la questione gallica, Maggiorano riorganizza le sue truppe in
Liguria e poi varca le Alpi, con lo scopo di oltrepassare con quelle
anche i Pirenei. È significativo il fatto che l'imperatore e il suo
stato maggiore sono ricevuti e ospitati a Tolosa da Teodorico II re dei
Visigoti e il viaggio verso la Spagna assume connotati trionfali ma
anche concretamente politici: Teodorico II abbandona ogni ingerenza
sulla Tarraconense. Maggiorano e i suoi generali Nepoziano e Sunierico
passano allora in Spagna. L'imperatore si occupa di persona di
rioccupare la Tarraconense, mentre Nepoziano e il generale goto si
impegnano nella riconquista della Lusitania e nell'umiliazione degli
Svevi. In pochi mesi quasi tutta la penisola iberica ritorna sotto il
controllo formale di Roma.
Maggiorano insieme con il plenipotenziario visigoto Ricimero progetta un
attacco all'Africa vandala. Il re dei Vandali, Genserico, cerca di
concertare una pace e invia ambasciatori a Maggiorano, ma l'imperatore,
al contrario, sta ormai organizzando un nuovo corpo di spedizione e una
grande flotta al largo di Cartagena.
461
Inizio anno. A largo di Cartagena Genserico attacca di
sorpresa la flotta in allestimento e la distrugge completamente. In
conseguenza della sconfitta, della quale viene incolpato Maggiorano,
Ricimero e il Senato prendono le distanze dal suo governo e cessano di
appoggiarlo.
Estate. Maggiorano rientra in Italia accompagnato da
una piccola guarnigione.
Agosto. Ricimero da battaglia all'esercito
dell'imperatore e a Tortona lo sconfigge. Maggiorano è arrestato,
deposto e decapitato. Ricimero, magister militum praesentialis,
propone al principato un senatore, Libio Severo, uomo certamente più
malleabile di Maggiorano. Nepoziano in Spagna, il magister militum
per Galliam Egidio Siagro e Marcellino in Dalmazia non accettano
la deposizione di Maggiorano e continuano a fare riferimento alla sua
memoria politica, rifiutandosi categoricamente di riconoscere l'impero
di Libio Severo e facendo appello a Leone I, imperatore per
l'oriente. Anicio Olibrio diviene il candidato all'impero di Genserico
mentre Leone I rifiuta di riconoscere qualsiasi collega per la sedes
d'occidente. Ci sono poi abboccamenti diretti tra Costantinopoli e
Cartagine. Leone I richiede in quelli la restituzione di Eudocia e la
fine delle scorrerie contro l'occidente e si dimostra addirittura
disposto a riconoscere, in cambio di questi due obiettivi, come valida
la candidatura di Anicio Olibrio.
Novembre. Nel 461, Ricimero riesce a imporre Libio
Severo e a organizzare intorno a questa candidatura il consenso del
Senato di Roma. Libio è un italiciano, la sua famiglia è di origine
lucana e da numerose generazioni introdotta nel senato. Leone I, che
stava trattando con i Vandali di Genserico, sentendosi con chiarezza
scavalcato, rifiuta di riconoscere il nuovo imperatore.
L'imperatore d'oriente, confermando una politica di estremo equilibrio
verso l'Italia, pur non riconoscendo ufficialmente il potere di Libio,
si decide a inviare presso Marcellino, comes di Dalmazia,
un'ambasciata. In quella Leone riconosce la legittimità del potere
del dominus ma dall'altra gli chiede di non intervenire in
Italia contro Libio Severo e infine annette, nei fatti, dentro la
circoscrizionalità orientale anche la Dalmazia, spostando così i confini
tra le due partes nuovamente alle Alpi Giulie.
462
I Visigoti riprendono l'iniziativa in Gallia. Obiettivi della loro
impresa sono le parti della Narbonense che erano rimaste sotto il
controllo di Egidio Siagro che era pur sempre il magister militum
per Galliam. Ricimero e Libio Severo incentivano l'iniziativa di
re Teodorico concedendo ai Visigoti il porto provenzale di Narbona.
I Burgundi, per parte loro, conquistano nuovamente Lione e scendono
nella valle del Rodano.
Libio Severo nomina un nuovo magister militum per Galliam in
Agrippino, che era stato un nemico politico di Egidio Siagro fin dai
tempi del governo di Maggiorano.
463
Egidio Siagro sconfigge duramente i Visigoti a Orleans e nella battaglia
perde la vita il fratello di Teodorico II.
464
Marcellino interviene in Italia con una notevole flotta che contrasta
efficacemente i Vandali, sgomberando da quelli la Sardegna e
impegnandoli notevolmente in Sicilia, in pieno accordo con Ricimero e
l'imperatore Libio Severo.
465
Inizio anno. Muore Egidio Siagro. Uno stretto collaboratore
di Egidio, il comes Paolo, e il figlio di Egidio medesimo,
Afranio Siagro, riprendono le bandiere dell'autonomismo gallicano. Le
regioni dell'attuale Parigi, Soisson, Orleans, Reims ed Angers si
rendono nuovamente indipendenti da Roma e Ravenna e affrontano in
maniera indipendente la pressione dei Franchi di Clodoveo I da Est e
soprattutto quella dei Visigoti di Aquitania da Ovest
Autunno. Muore Libio Severo e si apre nuovamente una
grave crisi politica. Leone I proclama imperatore per l'occidente
Procopio Antemio, un neoplatonico di grande cultura, che era il genero
del defunto Marciano, giacché ne aveva sposato la figlia, Eufemia. Per
parte sua Ricimero rifiuta di riconoscere questa intronizzazione.
Ricimero, ottenendo l'appoggio dell'aristocrazia italiciana, riesce a
evitare l'insediamento di Antemio in occidente che, infatti, è
annullato. Genserico, dopo la scomparsa di Libio Severo, ripropone la
candidatura all'impero di Anicio Olibrio. Leone I, accantonando la
candidatura di Procopio, ma rifiutando parimenti l'insediamento di
Anicio Olibrio, decide di riunire su di sé la titolatura imperiale.
466
I Vandali riprendono le loro azioni contro la Sicilia, la Sardegna e le
coste tirreniche. Alcune squadre navali si spingono a oriente e
colpiscono il Peloponneso e la Grecia, altre si incuneano nell'Adriatico
giungendo a saccheggiare le coste della Dalmazia di Marcellino.
467
Primavera. Leone I avanza nuovamente la candidatura di
Procopio Antemio per l'occidente e questa volta con maggiore forza e
determinazione. Assegna al nuovo Augusto designato un buon esercito che
muove da Costantinopoli verso i Balcani e a quello si uniscono le forze
del dux Marcellino.
Aprile. Ricimero si risolve ad accettare il nuovo
candidato costantinopolitano. Procopio Antemio assume la porpora in
occidente.
468
A largo delle coste africane, si verifica uno scontro tra marineria
vandala e una grande flotta imperiale comandata dal cognato
dell'imperatore d'oriente, Basilisco. Qui per l'imperizia del generale e
anche per la velocità e spregiudicatezza della flotta barbara le
forze congiunte di Marcellino, comes di Dalmazia, e Basilisco
subiscono una sconfitta cocente e gravosa. Più della metà della flotta
alleata è distrutta e ai Bizantini non resta che abbandonare il campo e
ripiegare verso oriente. Nello scontro perde la vita il domino di
Dalmazia Marcellino.
Leone I esce dall'alleanza e chiede una pace separata ai Vandali. Leone
I ottiene da Genserico l'assicurazione che i territori della parte
orientale dell'impero non sarebbero stati violati dai Vandali.
469
Sardegna e Corsica, solo parzialmente la Sicilia, divengono stabile dominio vandalico.
I Visigoti compiono una notevole avanzata, spingendosi sulla Loira e
occupando Bourges che era caduta in mano ai Bretoni dell'Armorica.
470
Procopio Antemio subisce un tentativo di usurpazione, probabilmente
pretestuoso, da parte di un nobile italiciano legatissimo a Ricimero, un
certo Romano. La reazione di Procopio Antemio è durissima e l'usurpatore
è condannato a morte mentre al contrario Ricimero richiede la
commutazione della pena di morte nell'esilio di Romano e nella confisca
di tutti i suoi beni. Di fronte alla convalida della condanna a morte,
Ricimero si ammutina. Il ministro visigoto riunisce un grosso esercito
e occupa l'Italia settentrionale facendo di Milano una sorta di
contro – capitale. L'imperatore legittimo mantiene il controllo
dell'Italia centrale e meridionale e decide di onorare Roma come
autentica e rinnovata capitale dell'impero. Alla fine, anche per la
mediazione ecclesiastica, Ricimero e Procopio giungono a stipulare una
tregua, una pace armata, lunga un anno: a Milano e nel settentrione
rimaneva Ricimero mentre a Roma governava Procopio Antemio in una
situazione istituzionale assolutamente mal definita.
Procopio stringe alleanza con i Burgundi, che controllavano Lione e
Strasburgo, coprendosi le spalle a oriente, poi decide di disturbare le
azioni dei Visigoti da settentrione. Si stringe, inoltre, un'alleanza
diretta con la repubblica bretone dell'Armorica. I Bretoni, infatti,
sono sollecitati ad attraversare la Loira verso meridione e ad investire
la parte settentrionale del regno visigoto di Tolosa e occupano,
strappandole ai Visigoti, Delons e Avaricum, l'attuale
Bourges. Re Eurico, però, reagisce e recupera le due città al suo regno,
mettendo in fuga i Bretoni.
471
Il comes Paolo, dominus della Gallia settentrionale,
forse insignito da Procopio Antemio del titolo di magister militum,
riesce a suscitare una notevole alleanza contro i Visigoti e
sconfiggerli intorno a Delons, fermandone l'avanzata.
I Visigoti distruggono un'armata imperiale e producono una terribile
controffensiva che investe Arles e la valle del Rodano, addirittura i
comandanti dell'esercito imperiale perdono la vita in battaglia.
472
Inizio anno. Leone I chiede a Olibrio Anicio di recarsi in
Italia e di comporre il conflitto tra i due contendenti. Olibrio era il
candidato ufficiale all'impero di Genserico. Probabilmente l'obiettivo
dell'Augusto per l'oriente è quello di 'bruciare' la candidatura di
Olibrio, ponendolo in una situazione politica difficile e rischiosa.
Olibrio si schiera però dalla parte di Ricimero, rinnegando il suo
incarico e divenendo oltre che il candidato all'impero dei Vandali anche
il campione istituzionale di Ricimero. Procopio si affretta a recuperare
consensi in Gallia, ma il magister militum per quell'area,
Gondebaldo si rifiuta di inviare aiuti all'imperatore legittimo.
Procopio, allora, nomina un suo magister militum e riesce a
ottenere un esercito che passa le Alpi ma che costretto a passare nella
core zone del potere di Ricimero è intercettato e distrutto.
Giugno. L'esercito di Ricimero, guidato da Gondebaldo e
Odoacre, scende verso Roma e assedia la città. Nonostante l'esercito di
Ricimero e Olibrio abbia violato le mura e sia penetrato all'interno
della città, i partigiani di Procopio dispongono fortificazioni interne,
mantenendo il controllo dell'area del Vaticano e di Trastevere. Gran
parte dei sostenitori dell'imperatore sono, però, presi per fame,
giacché le truppe di Ricimero hanno preso possesso di tutti gli scali
sul Tevere, bloccando i rifornimenti verso la parte della città
controllata dai sostenitori di Procopio Antemio.
Luglio. Dopo una terribile battaglia strada per strada
Procopio Antemio è catturato e decapitato sul posto, probabilmente
nell'area di Santa Maria in Trastevere. Seguono terribili purghe,
saccheggi ed espropriazioni ai danni di coloro che hanno sostenuto
Procopio, tanto ché, per certi aspetti, la cattura di Antemio si traduce
in un 'terzo saccheggio' di Roma. Olibrio viene proclamato imperatore
per l'occidente ma Leone I non riconosce la sua elezione.
Agosto. Muore il plenipotenziario visigoto Ricimero.
Novembre. Muore anche il nuovo imperatore Olibrio. Non
viene nominato alcun imperatore e per cinque mesi il soglio
dell'occidente rimane vacante. L'imperatore d'oriente per parte sua
rifiuta, dopo la fine dell'avventura di Procopio Antemio, di esprimere
una candidatura per l'occidente.
473
Marzo. In Ravenna, dietro la sponsorizzazione di Gondebaldo,
è intronizzato Glicerio, comes domesticorum di Olibrio.
Re Eurico decide di rivolgersi direttamente contro l'Italia. Marsiglia e
Arles sono investite e occupate dai Visigoti che, così, acquiscono il
controllo della Provenza e poi, sotto la guida di un certo Vincentius,
cercano di passare in Italia; Vincentius è sconfitto ma la situazione
militare rimane gravissima giacché Eurico aveva richiesto la solidarietà
e l'intervento in Italia degli Ostrogoti di re Vidimero, che
stazionavano in Pannonia.
Autunno. Leone I
non riconosce questa investitura e propone come imperatore per
l'occidente Giulio Nepote, dominus di Dalmazia.
Fine anno. Gli Ostrogoti di Vidimero penetrano in
Gallia e sono accolti amichevolmente da Eurico. Glicerio concede a
Eurico l'Alvernia e cioè l'area del Massiccio Centrale.
Afranio Siagro, dominus della Gallia Lugdunense, rifiuta di
riconoscere Glicerio e si appella a Leone I. Nementum,
l'odierna Clermont – Ferrand, rifiuta di aprire le porte ai Visigoti e
subisce un lunghissimo assedio sotto la guida di un figlio di Avito,
l'imperatore gallicano del 456 – 457, Ecdizio.
474
Primavera. L'esercito di Giulio Nepote entra in Italia.
Gondebaldo fugge in Gallia, mentre Glicerio abbandona l'Italia
settentrionale e si ritira a Roma.
Luglio. Glicerio viene deposto, costretto alla
tonsura e inviato in Dalmazia, core zone del potere di
Giulio, dove è eletto vescovo di Salona. Gondebaldo, invece, abbandona
l'impero e si rifugia nella Gallia controllata dai Burgundi.
Fine anno.
Giulio Nepote nomina Ecdizio magister militum per Galliam.
Afranio Siagro riconosce Giulio Nepote. L'impero d'occidente riprende
il controllo della Provenza e dell'Alvernia.
475
Gennaio. Guerra civile in oriente: Basilisco usurpa il
titolo di Zenone.
Giulio Nepote riconosce ufficialmente ai Vandali il possesso di
Sicilia, Sardegna e Corsica e, naturalmente, dell'intera Africa
romana e della Mauretania.
Flavio Oreste sostituisce Ecdizio in Gallia.
Agosto. Flavio Oreste esce da Roma, dove ha
radunato il suo esercito, con il pretesto di affrontare una possibile
invasione; l'impresa, in verità, è un'azione contro Giulio Nepote che,
probabilmente, stazionava in Italia settentrionale, intorno a Ravenna.
Giulio Nepote non accetta la battaglia, segno inconfutabile della sua
assoluta debolezza politica, e si rifugia nella sua 'core zone',
la Dalmazia, dove non declina il suo titolo e continua a considerarsi
Augusto per l'occidente, mentre nella parte orientale dell'impero la
situazione si mantiene confusa. Flavio, però, essendo di origini non
romane non può direttamente assurgere al principato. Per qualche mese,
l'occidente, così, non esprime un augusto, anche perché Oreste cerca
un accordo e un riconoscimento da Costantinopoli che, comunque, non
arriva.
Ottobre. Il magister militum per Galliam,
Flavio Oreste, con il pieno appoggio del Senato di Roma, ottiene la
nomina di suo figlio, Romolo Augustolo, che era di madre romana, ad
Augusto per l'occidente; il Senato ratifica l'elezione, mentre
Costantinopoli mantiene valida la carica di Giulio Nepote e non
accetta il nuovo imperatore proposto per l'occidente.
476
Estate. Gli Eruli, Alani, Sciri e Turcilingi che
costituiscono, in quel momento, la stragrande maggioranza delle truppe
imperiali di stanza in Italia, avanzano una richiesta rivoluzionaria.
Senza avanzare pretese verso un controllo diretto dell'impero,
chiedono, al contrario, di esercitare il tradizionale diritto dell'hospitalitas
militare sull'Italia ma in maniera riveduta e corretta: un terzo delle
terre agricole avrebbero dovuto essere distribuite, in maniera
permanente, ai soldati. Si propone una originale, nelle forme,
federazione barbara in Italia. Un simile provvedimento avrebbe
colpito, in primo luogo, le grandi proprietà dell'aristocrazia
italiciana, rappresentata dal Senato. Flavio Oreste rifiuta di venire
incontro alla richiesta e si dispone alla guerra contro i mercenari
ammutinati.
Agosto. Le truppe ribelli, con un atto decisivo,
scelgono un comandante in Odoacre e gli attribuiscono il titolo di rex.
L'esercito mercenario stanziato in Italia si è trasformato in una
confederazione tribale. I ribelli assediano Oreste in Pavia, la
espugnano, saccheggiano e bruciano. Oreste riesce a fuggire ma,
raggiunto a Piacenza, è lì ucciso, a un anno esatto dalla ritirata di
Giulio Nepote dall'Italia. Poi, Odoacre depone Romolo Augustolo,
riducendolo in un confino dorato e protetto in Campania. Organizza una
ambasceria a favore del ristabilito imperatore d'oriente, Zenone,
questa ambasceria conduce con sé, ed è il suo vero contenuto, le
insegne imperiali di Augusto. Con quelle Odoacre rinuncia per sé o per
qualcuno dei suoi all'acquisizione del potere imperiale, come prima
cosa, e dichiara, inoltre, decaduto definitivamente, uscito dalla
storia, il seggio occidentale dell'impero: non ci sarebbe più stato un
imperatore in occidente, che fosse espressione diretta dell'occidente.