La 'restaurazione anticristiana' di Massimino il
Trace (235)
1. Massimino
Massimino aveva usurpato Alessandro Severo e
una continuità dinastica e costituzionale che andava avanti, con
scossoni e qualche breve interruzione, dal 192. Non era amato dal
senato, quantomeno dalla maggioranza dei senatori, ed era stato scelto
soprattutto dall'esercito. La diffidenza senatoria verso Massimino fu
ben esplicitata dall'epiteto di mixobarbaros, mezzo barbaro o
di sangue misto barbaro, che gli fu tributato e poi dal fatto che verso
la fine dell'esperienza del suo governo venne anche dichiarato dalla
curia hostis publicus. Massimino fu inquadrato, nella
storiografia di parte senatoria, nella prospettiva dell'imperatore
tirannico, che non rispetta le istituzioni consolidate e la tradizione
politica e fonda, quindi, il suo potere su altre basi, nel caso
particolare di Massimino sull'esercito. Tra le molte lamentele che
vengono tramandate, l'imperatore, originario della Tracia e venuto fuori
da una famiglia contadina umile e, probabilmente, non ancora dotata di
cittadinanza romana, viene accusato di non sentire altro che le ragioni
dei soldati e della truppa, tralasciando gli interessi della popolazione
civile e insieme con quelli della grande proprietà agnatizia.
2.
Massimino e i cristiani
Un'adozione all'impero avvenuta sotto un segno
così particolare, un'adozione militare all'impero, richiedeva
necessariamente un segno ideologico forte, soprattutto durante questi
anni nei quali le difficoltà militari erano notevoli. Parte di questo
segno si presentò sotto forma religiosa: come sol Mithras e la
sacralità delle legioni, ma non solo, anche come Fortuna Maximini
cioè il genio del primo e del più importante dei soldati dell'impero.
Entrambi questi aspetti andavano onorati, curati e rispettati come sacro
dovere verso lo strumento principale di salvezza dell'impero.
Nella polemica di Ippolito, antipapa contro Ponziano, eseguita nel suo
'commentario a Daniele' e scritta proprio in questi anni, si legge
questa interpretazione del potere imperiale e del suo stato: " …
l'impero che comanda secondo la potenza di Satana e, raccogliendo i più
valorosi di tutte le nazioni, li arma per la guerra, chiamandoli Romani
… ". Ancora una volta si rinnova, curiosamente, il binomio inventato dai
Persiani sui Romani come soldati in quella che era, certamente, una
polemica di carattere generale, una critica 'anti - militarista' che,
però, conteneva anche una motivazione contingente e politica.
Dobbiamo, infatti, introdurre una considerazione: la casa di Alessandro,
ma, in genere, la casa dei Severi era stata popolata da senatori, ricchi
cavalieri e liberti imbevuti di quella nuova e affermata cultura che
faceva riferimento anche alla predicazione cristiana; chiudere con
quella cultura corrispondeva a una rottura con i precedenti all'impero
da parte di Massimino: era la cifra di una contrapposizione
programmatica e politica.
3. La 'persecuzione' sotto Massimino
Accadde, così, che Massimino condannò o fece condannare molti senatori
cristiani o vicini agli ambienti cristiani, qualche chierico come il
papa e l'antipapa di Roma, rispettivamente Ponziano e lo stesso
Ippolito, ad Metalla in Sardegna, sostanzialmente ai lavori
forzati nelle miniere di quell'isola.
Anche in oriente, segnatamente in Cappadocia e Siria si verificarono
fenomeni repressivi: alcuni ecclesiastici furono deportati in Pannonia
allo scopo di affrontare il tribunale dell'imperatore, che
risiedeva quasi stabilmente in quella provincia per via della campagna
contro i Germani.
Non si ebbe però un editto pubblico contro i cristiani ma solo 'misure'
anticristiane che hanno il sapore della conclusione della lotta politica
contro gli amici e gli alleati di Alessandro Severo in Roma, primi fra
tutti, il vescovo e 'antivescovo' di Roma; c'è da crederlo anche per la
vicenda accaduta qualche anno prima (tredici anni per la precisione) a
papa Callisto e al giovane imperatore Eliogabalo. La stessa Historia
augusta non fa menzione di nessun provvedimento dichiaratamente
anticristiano e si limita a registrare, con crudezza, che Massimino
operò una vera epurazione contro omnes Alexandri ministros,
cioè contro tutti coloro che avevano composto il seguito di corte e la
squadra di governo di Alessandro Severo che, in massima parte, per
quanto conosciuto della vita e delle inclinazioni filosofiche e
religiose di quell'imperatore, erano cristiani.
Non vi è dubbio che il terreno di questa lotta politica anti severiana
fosse particolarmente congeniale alla 'sacralizzazione' dell'esercito
propugnata dal nuovo principe. Diciamo che nell'imperatore rude, trace e
'semibarbaro' era la prefigurazione di una persecuzione generalizzata ma
ne mancò la concreta e fattiva realizzazione, anche perché questa
avrebbe richiesto un'ideologia generale che a Massimino mancava:
l'ideologia generale di Massimino si limitava a porre al centro della
vita politica l'esercito, la sua organizzazione e i suoi componenti e ad
escludere dall'amministrazione la tradizionale aristocrazia senatoria e
la burocrazia civile.
(Ancora una volta fondamentali
i riferimenti all'opera di Marta Sordi, alle pagine 111 - 112, per
la stesura di queste righe. Rimandiamo alla bibliografia generale di
questi appunti per l'opera della studiosa).
Pagina precedente