La legge è contenuta su una tavola bronzea
che fu scoperta a Roma nel XIV secolo e attraverso
quell'importantissimo rinvenimento conosciamo tutta la seconda parte del
provvedimento.
Il documento è catalogato nel CIL (Corpus Inscritionum Latinarum),
nel sesto volume di quella raccolta epigrafica.
La legge ha un valore contingente, fu, infatti, emanata alla fine del 69
e subito dopo che Vespasiano, concludendo il longus et unus annus,
aveva posto fine alla piccola guerra civile seguita alla morte di
Nerone. C'è, dunque, un intento politico preciso nel provvedimento che è
quello di fortificare il nuovo potere dei Flavi.
Inevitabilmente, però, il provvedimento assunse valenze generali e si
introdusse nella dottrina giuridica romana, definendo con precisione il
ruolo politico e istituzionale del princeps et Caesar,
dell'imperatore insomma.
La Lex de Imperio stabilisce i
diritti istituzionali dell'imperatore.
Esposti in estrema sintesi:
1) il diritto di concludere trattati con gli stati esteri e di condurre
autonomamente la politica estera della repubblica.
2) l'imperatore può convocare il Senato e presenziare alle sue
assemblee e proporre disegni di legge per la sua approvazione. Rimane il
diritto per il Senato di riunirsi autonomamente e secondo le
tradizionali procedure ma si ribadisce che le riuninioni suscitate
dall'imperatore hanno lo stesso valore di quelle organizzate secondo la
normale tradizione repubblicana.
3) il giudizio dell'imperatore è fondamentale nella determinazione delle
liste dei magistrati e dei comandanti militari.
4) la volontà dell'imperatore è equiparabile per forza e legittimità a
quella espressa dai plebisciti popolari ed è assimilabile alla volontà
popolare.
5) il ruolo istituzionale dell'imperatore si conferma attraverso molti
precedenti giuridici offerti sotto il principato di Augusto (diuo
Aug, dell'iscrizione) di Tiberio (Ti Iulio Caesari Aug)
e di Claudio (Tiberioque Claudio Caesari Aug Germanico ancora
secondo l'iscrizione) ed è ormai tradizionale e istituzionalizzato.
6) infine, questione storiograficamente più controversa, secondo il
testo della legge una parte dell'operato dell'imperatore e dei suoi
emissari si pone al di fuori del controllo della legislazione ordinaria.
Qui sotto il testo dell'epigrafe proposto senza nessun completamento delle abbreviazioni o emendamento delle mancanze ortografiche
. . . . foedusue cum quibus uolet facere liceat ita, uti
licuit diuo Aug,
Ti. Iulio Caesari Aug, Tiberioque Claudio Caesari Aug Germanico.
Utique ei senatum habere, relationem facere, remittere,
senatus consulta per relationem discessionemque facere liceat
ita, uti licuit diuo Aug, Ti. Iulio Caesari Aug, Ti. Claudio Caesari
Augusto Germanico.
Utique cum ex uoluntate auctoritateue iussu mandatuue eius
praesenteue eo senatus habebitur, omnium rerum ius perinde
habeatur seruetur, ac si e lege senatus edictus esset habereturque.
Utique quos magistratum potestatem imperium curationemue
cuius rei petentes senatui populoque Romano commendauerit
quibusque suffragationem suam dederit promiserit, eorum
comitis quibusque extra ordinem ratio habeatur .
Utique ei fines pomerii proferre promouere, cum ex re publica
censebit esse, liceat ita, uti licuit Ti. Claudio Caesari Aug
Germanico.
Utique quaecunque ex usu rei publicae maiestateque diuinarum
humanarum publicarum priuatarumque rerum esse
censebit, ei agere facere ius potestasque sit, ita uti diuo Aug,
Tiberioque Iulio Caesari Aug,
Tiberioque Claudio Caesari|
Aug Germanico fuit.
Utique quibus legibus plebeiue scitis scriptum fuit, ne diuus
Aug,
Tiberiusue Iulius Caesar Aug, Tiberiusque Claudius
Caesar Aug
Germanicus tenerentur, iis legibus plebisque scitis imp Caesar
Vespasianus solutus sit ; quaeque ex quaque lege rogatione
diuum Aug, Tiberiumue Iulium Caesarem Aug, Tiberiumue
Claudium Caesarem Aug Germanicum facere oportuit,
ea omnia imp Caesari Vespasiano Aug facere liceat .
Utique quae ante hanc legem rogatam acta
gesta
decreta imperata ab imperatore Caesare Vespasiano Aug
iussu mandatuue eius a quoque sunt, ea perinde iusta rataq
sint, ac si populi plebisue iussu acta essent.
Sanctio
Si quis huiusce legis ergo aduersus leges rogationes plebisue scita
senatusue consulta fecit fecerit, siue quod eum ex lege rogatione
plebisue scito sue c facere oportebit, non fecerit huius legis
ergo, id ei ne fraudi esto, neue quit ob eam rem populo dare debeto,
neue cui de ea re actio neue iudicatio esto, neue quis de ea re apud
e agi sinito.
Il testo della legge e' tratto da: http://upmf-grenoble.fr/Haiti/Cours/Ak/Anglica/vespas_johnson.html